Era il lontano 1997 quando GTA entrava nelle case di moltissimi futuri ladri di auto, virtuali s’intende. A distanza di più di vent’anni i ragazzi di Jutsu Games hanno deciso di ritornare indietro nel tempo, letteralmente, per rispolverare le origini di una formula che avrebbe fatto la fortuna di una delle più importanti saghe videoludiche di sempre. Visuale isometrica dall’alto, tanta violenza gratuita, furti di veicoli super veloci e lotta aperta alla giustizia. Il tutto, stavolta, ambientato in un medioevo alternativo dove i bardi fanno beatbox, gli hashtag vengono lanciati sui muri delle città contro i sovrani e le streghe si guadagnano da vivere vendendo pozioni stupefacenti. Ma al di là della strizzata d’occhio al passato, una formula così datata è ancora attuale al netto della trasformazione medievale? Scopriamolo insieme nella nostra recensione di Rustler.
Grand Theft Horse
Fin dall’inizio della sua campagna su Kickstarter, Rustler ha fatto presa su un’enorme fetta d’utenza. I fortissimi richiami al capostipite della saga di Rockstar Games sono stati fin da subito evidenti, dal titolo originale, che doveva essere Grand Theft Horse, alla carica irriverente della produzione, che oltre al gameplay nudo e crudo, si rifaceva ai primi capitoli per spirito, stile, musiche e violenza a più non posso. Mentre tutto il mondo videoludico era in attesa di GTA VI, una piccola nicchia di utenti sperava in un ritorno al passato, un’avventura dove un giovane ragazzo delinquente di nome Guy cercava un modo per emergere dalla sua piccola abitazione contadina e diventare il fuorilegge numero uno di un’Albione che ricorda molto più da vicino una Liberty City medievale.
Gare clandestine di cavalli, aiutare l’inquisizione contro i terratondisti, fuggire da Alcatraz grazie a piante allucinogene e diventare il miglior rapper della capitale saranno solo alcune delle situazioni che ci intratterranno per una decina d’ore (in base alla nostra voglia di completare quest secondarie, potenziare Guy con tutte le abilità e scovare tutti i collezionabili) all’interno di un piccolo open world che presenta una ricca varietà di missioni principali, attività di contorno e alcune semplici ma geniali trovate che potrebbero spingere i giocatori più irriverenti a condurre a suon di bastonate una mucca in un trabucco per lanciarla dall’altra parte della mappa seguendone l’ormai famoso effetto pac-man, deriso anche dai viaggi rapidi in barca che ci permetteranno di velocizzare i nostri spostamenti.
Seguendo una trama non eccessivamente ispirata, ma carica di un’irriverenza pungente verso la società odierna, accompagneremo Guy nella sua scalata criminale da contadino a cavaliere rinomato, seppur ancora analfabeta. Le meccaniche ludiche saranno quelle classiche che hanno fatto la fortuna del genere. Furto di cavalli, scommesse, corse, ottenimento di rifugi e l’acquisto di un piccolo arsenale di armi in grado di fronteggiare, seppur in maniera macchinosa, qualsiasi villico, il tutto accompagnato da una fin troppo semplice componente da GDR che ci permetterà di accrescere le competenze da fuorilegge del nostro Guy grazie ai punti abilità ottenuti al termine di ogni quest.
Con qualche fix in più…
La sensazione che si ha giocando a Rustler, come vogliamo sottolinearvi in sede di recensione, è che gli sviluppatori ci abbiano messo tanto cuore, seppur fin troppo spesso si sente il bisogno di quale urgente patch correttiva. A partire dalle linee di dialogo (il doppiaggio è del tutto assente), che spesso mancano di alcune lettere o accenti, fino al sistema di combattimento, impreciso e davvero macchinoso, Rustler presenta molti elementi che, se fossero stati meglio rifiniti, avrebbero reso l’esperienza finale decisamente più appagante.
Abbiamo di gran lunga apprezzato i frequenti salvataggi automatici, che ci hanno salvato più di una volta dal dover ricominciare daccapo una missione solo perché il nostro cavallo si era incastrato in un ciuffo d’erba. Tuttavia, è l’intera struttura ad essere minata da una artificiosità di fondo che porta molto spesso Guy a rimanere bloccato con gli elementi dello scenario o con gli NPC, soprattutto durante le fughe dalla polizia, con pop up sballati durante le quest che portano i personaggi a comparire nel posto sbagliato o a non comparire affatto. Non solo, il sistema di mira è spesso impreciso, conducendo, durante gli scontri con più avversari, a repentini game over: in alcune sezioni dovrete armarvi davvero di una buona dose di pazienza.
Sotto il profilo meramente tecnico, Rustler presenta una componente grafica simil cel-shading che rende la visione d’insieme gradevole, accompagnandola a uno stile artistico ispirato, soprattutto per quanto riguarda le illustrazioni dei personaggi durante i dialoghi. Assente qualsivoglia filmato, a parte la dissacrante cinematica d’apertura girata da attori in carne ed ossa, scelta coerente con molti titoli degli anni novanta che scelsero la medesima soluzione. Da un punto di vista musicale, le melodie medievali cantate dai bardi in salsa rap non possono che strappare più di un sorriso, accompagnando le irriverenti battute tra Guy e i suoi interlocutori tipiche della comicità dei Monty Python.
Rap medievale
Al netto di molte problematiche che potevano essere gestite in maniera più oculata, il messaggio che vogliamo trasmettere con questa recensione è che Rustler è un gioco dannatamente divertente. Un racconto pungente e no-sense, una geniale rivisitazione medievale dello spirito classico dei primi GTA e, chissà, l’inizio di un brand che potrebbe seguire le fortune dei primi anni di un genere che spopolò nei primi anni duemila, per poi reinventarsi ed esplodere.
Ma nel 2021? Al netto della componente stilistica, un titolo così compassato da un punto di vista di gameplay, durata e complessità, minato da tutta una serie di imperfezioni, potrebbe tenere lontani i videogiocatori più giovani o i meno scanzonati. Per tutti gli altri, e per chi sarà disposto a chiudere un occhio in più di un occasione, Rustler sarà, come emerso in sede di recensione, un gioco accattivante e geniale, che saprà regalare ore (purtroppo non molte) di sano e violento divertimento.