“Ridley Scott e androidi” è una combinazione che gli appassionati di cinema hanno già avuto modo di conoscere molto bene nel corso degli ultimi anni, e forse è anche per questo motivo che Raised by Wolves, la serie televisiva che vede il celebre autore come produttore esecutivo e regista dei primi due episodi e Aron Guzikowski come creatore, è stata in grado di catturare l’attenzione del pubblico fin dal rilascio ufficiale del primo trailer. Il panorama fantascientifico non è ancora stato esplorato a fondo nel vastissimo universo degli show seriali, e Scott sembra essere l’autore perfetto per riuscire ad ampliare ancora di più gli orizzonti di questo genere cinematografico sempre più apprezzato. Rilasciato lo scorso settembre su HBO Max, il titolo arriverà anche su Sky Atlantic a partire dal prossimo 8 febbraio 2021 alle 21:15, oltre ad essere aggiunta al catalogo di Now Tv.
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“Benvenuti” su Kepler-22b
La serie ci da il benvenuto su Kepler-22b, un pianeta asettico e desolato ma abitabile, lasciato intatto dai numerosi viaggiatori spaziali che in precedenza hanno avuto modo di esplorare quelle misteriose terre. Il tutto sembra apparentemente molto tranquillo, fino a quando una navicella non atterra pericolosamente vicino ad un grosso buco nel terreno. Poco prima di veder scivolare il veicolo nella profonda faglia, avremo modo di conoscere i personaggi che la stavano utilizzando, ossia Madre (Amanda Collin) e Padre (Abubakar Salim), due robot semi-senzienti che riescono senza troppe difficoltà a scendere dal mezzo e a salvare il prezioso carico che portavano al suo interno. I due androidi sono arrivati su Kepler-22b per creare una nuova civiltà, salvaguardandola da una terribile guerra che sta mettendo a rischio l’esistenza stessa degli esseri umani. Non potendo avere figli a causa della loro particolare condizione fisica, i due hanno portato con loro i rifornimenti necessari per crescere ed accudire sei bambini, tre ragazzi e tre ragazze, tutti di etnie differenti.
La vita è sempre più complicata sul pianeta, e ogni giorno sembra essere più freddo, pericoloso e inospitale per questi ospiti abusivi. Con la crescita dei bambini, sarà proprio Madre a raccontargli il vero motivo della missione e la storia della loro particolare famiglia. I due androidi spiegano di essere fuggiti dalla Terra, un pianeta morente e corrotto da una guerra scatenata dai Mitriaci, un gruppo di fanatici religiosi, con lo scopo di liberare la civiltà da tutti i non credenti. Nonostante tutto, questa minaccia continua a segnare inevitabilmente le loro vite e i due, come atei irremovibili, temono il loro possibile arrivo per via di Paradiso, un’arca volante utilizzata dall’ordine religioso per continuare a spostarsi dopo aver abbandonato il loro pianeta natale. Ma prendersi cura dei giovani umani sarà molto più complicato del previsto e, sempre più vicino al guastarsi in maniera irreparabile, uno dei due genitori sentirà il bisogno di comunicare la loro posizione agli altri esseri umani, in modo da poter salvare Campion, l’unico dei loro sei figli ad essere riuscito a sopravvivere.
Protettivi, letali e umani
Anche se Raised by Wolves non offre al pubblico una trama particolarmente originale, è interessante vedere il modo in cui, già nei primi episodi, sarà facile cadere in tentazione e lasciarsi andare a giudizi fin troppo affrettati. Uno degli aspetti maggiormente curati sotto questo punto di vista è sicuramente la gestione dei due androidi che nel corso degli episodi riusciranno inevitabilmente a incuriosire e a catturare l’attenzione degli spettatori. Grazie ai suoi numerosi lavori di successo Ridley Scott ha da sempre dimostrato un particolare interesse nel creare e gestire personaggi di questo tipo, ed è proprio attraverso loro che il regista di Alien, Blade Runner e Il Gladiatore cerca di trasmettere il suo personale messaggio. Anche se non dovrebbero e non sono stati programmati per farlo, Madre e Padre svilupperanno dei veri e propri sentimenti nei confronti dei ragazzi che stanno crescendo, fino ad arrivare a soffrire, piangere e urlare (ululare, nello specifico) nel momento in cui, uno dopo l’altro e in condizioni non sempre chiare, inizieranno a passare a miglior vita.
Nel corso della loro particolare convivenza con i ragazzi, infatti, i due inizieranno a sviluppare emozioni sempre più pure e sincere, al punto di diventare quasi più umani degli esseri umani stessi, ancora intenti a combattere e a cercare di distruggersi a vicenda per proteggere la propria opinione e prevalere sugli ideali degli altri. Ma che cosa succederà ai due androidi quando si troveranno costretti a proteggere loro figlio Campion dai pericoli nascosti sul misterioso pianeta e dalle minacce esterne, come ad esempio l’arrivo dei Mitriaci? Si affideranno ai calcoli delle percentuali, come sono stati programmati, o si lasceranno trasportare e condizionare dalle emozioni che li stanno rendendo sempre più umani e, di conseguenza, sempre più protettivi e pericolosi? Raised by Wolves risponde a queste domande in maniera interessante ed originale, approfittando delle delicate interpretazioni di Abubakar Salim e specialmente di Amanda Collin per mostrare agli spettatori lo sviluppo dei due personaggi.
Una guerra tra fede e religione
Anche se la tematica ideologica viene affrontata in modo piuttosto sbrigativo e marginale per creare un contesto storico alle spalle dei protagonisti, la guerra tra gli atei e i Mitriaci getta sostanzialmente le basi su tutto quello che viene presentato all’interno della serie e, anche se con molta superficialità, viene utilizzato per giustificare alcuni interessanti risvolti della narrazione. Oltre a vedere la storia di Madre e Padre e la genesi dell’umanità che vogliono creare, Raised by Wolves ci mostra anche quella di Marcus (Travis Fimmel), un uomo che si troverà costretto ad affrontare un particolare percorso di transizione per riuscire a sopravvivere e che, a modo suo, affronterà maggiormente il particolare dualismo tra fede e religione. Allo stesso modo la guerra ideologica non fa altro che mostrarci i lati peggiori di entrambe le fazioni, permettendoci di provare una maggiore empatia nei confronti dell’utopico futuro che i due androidi, quasi come una moderna e fantascientifica concezione di Adamo ed Eva, sono intenzionati a creare.
Nonostante sia stata mostrata al pubblico come vero e proprio sottofondo ad una trama secondaria, sarebbe stato molto interessate scoprire ulteriori dettagli sulla guerra tra i non credenti e l’ordine religioso che si basa sul culto di Sol. Nonostante l’incredibile cura mostrata nel worldbuilding di Kepler-22b e in generale nell’intera storia che riguarda i due androidi, infatti, Raised by Wolves mostra alcune pecche per quanto riguarda la pura narrazione che, fin troppo spesso, non riesce a rispondere agli interrogativi e a colmare i vuoti, lasciandosi molto alle spalle. Questo va inevitabilmente ad interferire con il ritmo degli episodi che spesso mostrano dei gravi problemi nella gestione dei tempi e non risultano bilanciati: brevi sequenze d’azione vengono alternate a lunghe scene di introspezione dei personaggi che non riescono comunque a giustificare alcune bizzarre scelte narrative.
Un pianeta asettico che poteva offrirci molto di più
Anche se con evidenti problemi narrativi e di costruzione e sviluppo dei personaggi, Raised by Wolves si mantiene un ottimo esperimento ed è in grado di offrire agli spettatori una storia suggestiva, interessante e a tratti davvero ben sceneggiata. Anche se tra alti e bassi, la serie offre il meglio di sé attraverso la rappresentazione e l’umanizzazione dei due androidi e, più nello specifico, di Madre, un personaggio incredibilmente ben scritto in grado di reggere da solo l’intero peso dello show. Androidi, un misterioso pianeta alieno ricco di misteri, mostri in agguato nell’oscurità e una protagonista femminile con poteri incredibili: la serie aveva dalla sua tutti gli elementi necessari per creare un perfetto mondo fantascientifico e raggiungere con facilità il successo di altri prodotti dello stesso genere, sostenuta da un budget in grado di fornire effetti speciali piuttosto sontuosi che rendono il mondo che circonda le intere vicende incredibilmente vivo e suggestivo. Anche se affronta tematiche molto interessanti e sempre attuali, tra cui la natura dell’umanità, gli ornamenti della fede e quale forma potrebbe assumere il nostro futuro distopico, la serie perde molto a causa dei suoi problemi di scrittura che, in maniera piuttosto insoddisfacente, non riesce quasi mai a rispondere ai numerosi interrogativi posti all’interno del titolo.