Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando Ubisoft ha annunciato Rainbow Six Extraction, un gioco pronto a espandere alcune delle vicende viste in Rainbow Six Siege in salsa completamente nuova. Lo sparatutto competitivo e tattico ha infatti riscosso moltissimo successo negli ultimi anni, e un update in particolare (Operazione Chimera) si è prestato per la realizzazione di uno spin-off grazie alla modalità Outbreak, che ha messo gli operatori contro un parassita che ha conquistato la terra producendo nemici di ogni genere, letali e pronti a non lasciare superstiti. Finalmente, il nuovo gioco è prossimo all’uscita, visto che dal 20 gennaio tutti i giocatori potranno mettersi alla prova per combattere l’incombente minaccia con gli operatori conosciuti nell’universo di Siege, accedendo da ogni piattaforma (tranne mobile e Switch) e sfruttando il catalogo di Xbox Game Pass, o magari il Buddy Pass che permette di far giocare gratis alcuni amici. Noi abbiamo avuto modo di provare a fondo l’opera su PC in single player e multiplayer, sia con due che con tre giocatori (dimensione massima delle squadre, in questo gioco), e vogliamo parlarvi in maniera approfondita di Rainbow Six Extraction in questa recensione.
Da Siege al REACT, tutti contro il parassita
Seppur Ubisoft abbia deciso in seguito all’annuncio di commercializzare Rainbow Six Extraction a un prezzo budget, è bene considerare che in realtà è un AAA a tutti gli effetti, e lo si vede da moltissimi dettagli. Entrando in-game infatti, si viene accolti con una cutscene saltabile dalla qualità fuori di testa, che proprio come le altre lascia senza fiato e sprona i giocatori interessati a scoprire di più in merito a questo universo alternativo di Siege e a continuare con i progressi della “campagna”. Se la parola campagna è tra virgolette è perché in realtà il gioco presenta una struttura di progressione abbastanza simile ai classici GaaS PvP multiplayer, dato che si struttura in semplici singole missioni con vari obiettivi, e missioni da portare avanti, ottenendo punti esperienza per i propri operatori (che permettono di potenziarli singolarmente) e per il proprio profilo. Questi servono invece per progredire con lo sblocco di operatori, modalità, scenari, difficoltà e contenuti condivisi fra i vari personaggi, creando quindi una progressione anche a livello narrativo.
Specialmente se si è affini a questo tipo di titoli, sarà facile non percepire il tutto come un sistema con grinding di esperienza infinito (seppur a conti fatti lo sia), dato che grazie a un approccio di questo tipo lo sviluppatore ha reso il gioco molto più facile da fruire, con partite dalla durata potenzialmente molto breve, e con la classica sensazione di “una tira l’altra”, che permette di restare incollati allo schermo per ore, nonostante il gameplay sia molto impegnativo. Parlando invece della storia, ci troviamo davanti a una narrazione divisa in due parti. In questa recensione abbiamo già citato le cutscene da urlo di Rainbow Six Extraction, che si presentano di tanto in tanto accumulando livelli: sicuramente interessanti e belle da vedere, ma non creano purtroppo chissà quale intreccio narrativo, lasciando solamente che il giocatore possa pian piano scoprire di più sul virus e su come lo si sta affrontando.
Ci sono poi gli Studi, degli obiettivi in-game che una volta completati forniscono esperienza, permettono di progredire con nuovi incarichi (fino ad aver finito quelli di ogni mappa, il che porta vicini al livello massimo dell’account o permette di raggiungerlo), e forniscono dei testi da consultare per informazioni aggiuntive. Di certo una marea di dettagli scritti non è l’approccio di fruizione preferibile da ogni utente, ma grazie a questa scelta si ha modo di skippare completamente questa fase e lanciarsi nell’azione, o approfondire maggiormente l’interessante mondo post-apocalittico che Ubisoft ha studiato per questo spin-off. Noi l’abbiamo fatto, e possiamo garantirvi che ne vale la pena, sempre che ovviamente la trama di Rainbow Six Extraction vi abbia intrigati e vogliate saperne di più.
Un virus letale, da affrontare “a piacere”
Nel corso degli anni, Rainbow Six Siege è stato vittima di moltissime critiche, fra sbilanciamenti, supporto post-lancio, meta stantio e chi più ne ha più ne metta, ma quello che davvero non si può discutere è come il gioco presenti un sistema di shooting solido e da cui prendere esempio. Pareti distruttibili, decine di armi con feedback diversi e personalizzabili, nonché possibilità di approccio e tattica diverse grazie ai gadget e alla varietà di personaggi. Ed ecco che sapientemente si è provato a traslare quanto di meglio fatto con il titolo originale in Rainbow Six Extraction, e possiamo confermare in questa recensione che la missione è compiuta. La presenza di mostri a cui sparare – e non ad altri giocatori – rimuove anche ogni problema di connessione (parlando di sbilanciamenti fra ping e lag dei giocatori), e addentrarsi nelle mappe svuotando i caricatori delle proprie bocche da fuoco è senza dubbio soddisfacente, ma non finisce di certo qui.
Chi ha già giocato a Rainbow Six Siege, provando il titolo si trova davanti a un’opera che risulta completamente diversa, ma dal sapore familiare e semplicemente più facile da comprendere. Il rischio di provare la sensazione di “gioco riciclato” è stato quindi totalmente evitato, anche per chi ha già passato decine di ore nell’universo dello sparatutto; chi invece prova lo shooting e gli operatori per la prima volta potrebbe trovarsi spaesato, sulle prime battute, per via dei molti gadget e comandi, seppur il tutorial inserito sia utile e completo. C’è da dire che, salvo casi eccezionali, non avendo a che fare con nemici pronti a sparare da distanza, si ha modo di ragionare con molta più calma e in realtà tutta la tattica applicabile a volte risulta in parte superflua. Ubisoft ha optato per l’inserimento di “solamente” 18 operatori, andando infatti ad optare per quelli che si adattano maggiormente a un tipo di gioco completamente diverso, e portando qualche viso iconico (come quelli di Ash e Thermite) nella storia grazie alle cutscene.
Prendendo come esempio proprio questi due, ci rendiamo conto di come il lanciarazzi di Ash sarebbe stato semplicemente troppo forte, anche includendo l’incognita del forte rumore, mentre Thermite non avrebbe avuto chissà quale muro da rompere, dato che a barricarli sono solamente i membri del team. Non è detto che ovviamente questi non vengano aggiunti in futuro con qualche rimodulazione, visto che ci vediamo davanti a casi in cui il concept degli operatori è rimasto invariato, ma i poteri cambiati quasi del tutto, analizzando ad esempio Vigil che ha modo di diventare quasi invisibile ai nemici usando la sua abilità (fino a oggi nota solamente per sfuggire a droni e telecamere).
Purtroppo, non tutti gli operatori risultano bilanciati allo stesso livello, con alcuni che funzionano da sempreverde e migliorano più di altri salendo di livello, e altri che sono quasi sempre piuttosto difficili da sfruttare, anche se li si sceglie su misura dopo aver visto gli obiettivi di gioco. Poco male, perché trattandosi di uno sparatutto si ha comunque modo di farsi valere in-game se non si sfruttano le abilità, e inoltre il titolo porta a variare la propria scelta di volta in volta.
Nel corso delle missioni infatti è impossibile curarsi, in quanto si ha modo di ottenere solamente vita momentanea e in decadimento per non finire K.O., e se si completano gli incarichi da feriti, il tutto viene registrato, ed è necessario giocare con altri operatori per curare quelli già usati. Situazione ancora più grave per i DIA (Dispersi in Azione) di Rainbow Six Extraction, che vanno salvati seguendo obiettivi appositi nel caso in cui siano stati sconfitti del tutto dal parassita e non siano riusciti a evacuare, con un pretesto narrativo tra le altre cose molto appropriato.
In Rainbow Six Extraction non esiste missione facile
Gli obiettivi di ogni missione sono sempre differenti e con molte possibilità da cui attingere, alle quali si aggiungono anche molte mappe, e ulteriori variabili fornite dalla presenza di diversi operatori (e varie build) per garantire un pacchetto varietà davvero non indifferente. Al tutto, vanno anche ad aggiungersi le classificate Maelstorm dell’endgame e la modalità settimanale. Le partite non risultano mai stantie, e non solo grazie alle molte possibilità spiegate in questa recensione di Rainbow Six Extraction, ma anche per via del fatto che il gioco non permette un attimo di distrazione. Portando a preferire un approccio stealth per evitare l’allerta dei nemici e gestire la missione con più calma, saremo obbligati a considerare moltissimi fattori chiave, che in caso di qualche errore possono portare orde di nemici a scagliarsi contro la squadra, portando anche alla sua morte.
Sia al livello medio, sia al massimo (dove finire una missione al 100% senza una coordinazione eccellente e operatori ben calibrati e al massimo livello è quasi impossibile), il grado di sfida è sempre presente, e non ci si trova mai nella situazione in cui massacrare orde di parassiti risulta noioso.
C’è da dire che fra il single player e il multiplayer c’è una differenza davvero abissale nell’approccio: nel primo caso ci si trova davanti a sensazioni che ricordano quasi più un survival horror, e nel secondo azione e coordinazione hanno la meglio. L’opera fornisce diversi vantaggi a chi si trova a giocare da solo, rendendo il compito più arduo quando la squadra si riempie con uno o due ulteriori utenti. Parliamo di meno obiettivi, maggiori munizioni, medikit e casse abilità a cui attingere, come un numero di nemici molto più facile da gestire con armi da fuoco e il buon vecchio coltello.
Nonostante sia presente un sistema di progressione degli operatori, non è possibile occuparsi anche dei compiti degli altri, ed è per questo che i “pesi morti” in team sono davvero un problema, visto che la coordinazione è assolutamente essenziale per proseguire senza lasciarci le penne, ed è bene anche essere altruisti nel salvare i propri compagni. Iniziando una partita con giocatori casuali questa situazione non si avverte più di tanto, e anzi salvo casi eccezionali risulta abbastanza difficile portare a termine una missione, mentre con tre membri in comunicazione si raggiunge il tipo di setup a cui sicuramente lo sviluppatore ha puntato, visto che i bonus forniti alle squadre formate da un solo operatore diminuiscono e bisogna fare il possibile per coordinarsi e uscire dalle missioni sani e salvi.
C’è da dire che in questa fase di pre-lancio le missioni in due giocatori risultano abbastanza sbilanciate, e presentano un livello di difficoltà estremamente più alto rispetto alle altre due alternative, ma non si tratta di nulla che non si possa sistemare con una patch o con l’inserimento di un terzo utente (che sia un amico, o un giocatore casuale trovato con il matchmaking).
Eccellenza tecnica
Abbiamo già parlato in questa recensione di Rainbow Six Extraction delle magnifiche cutscene in CG, ma c’è da dire che il titolo risulta solido e di qualità anche nel corso delle partite. C’è stato modo di provare l’esperienza su un PC high-end, constatando come Ubisoft sia riuscita a migliorare graficamente quanto visto in Siege, e non di poco. Troviamo delle texture estremamente definite, e dei modelli dei nemici caratteristici e dettagliatissimi, come vale anche per gli scenari, che nel loro tripudio di infezione sanno davvero stregare, e più di una volta ci si troverà a guardarsi intorno per ammirare l’ambiente circostante più che per cercare nidi e nemici.
Il comparto artistico è per quasi ogni elemento fuori misura, tanto che – pur risultando molto simile a Siege a tratti – gli elementi caratteristici di Extraction si riconoscono da lontano, nonostante non sia stato fatto un buon lavoro per quel che riguarda modelli degli Operatori e animazioni facciali. C’è da dire che l’opera non è esattamente leggera, e che alcune macchine più datate potrebbero fare fatica ad aumentare la qualità delle impostazioni, ma il risultato a livello di ottimizzazione è comunque buono per quanto offerto, ed è abbastanza facile che con qualche compromesso molti giocatori abbiano modo di lanciarsi in-game.
Tecnicamente, un plauso va fatto anche al comparto audio, essenziale per un gioco come questo, che pur presentando segnali a schermo per indicare il rumore prodotto dai nemici, permette una spazialità che rasenta la perfezione, e si lascia giocare a volte più con le orecchie che con gli occhi, almeno quando si tratta di dover localizzare i pericoli circostanti e i loro movimenti.
Rainbow Six Extraction si rivela quindi uno spin-off tutt’altro che banale, nonostante durante i test per la recensione il traffico era limitato e resta da vedere come i server verranno gestiti in seguito al lancio, e se le code per giocare con utenti casuali risulteranno lunghe. Per il momento non abbiamo notato alcun problema di lag o connessione, e anzi abbiamo apprezzato particolarmente la possibilità di riconnettersi in partita in seguito a un crash, seppur il tempo delle missioni scorra mentre si aspetta il ritorno del membro della propria squadra.