Poche scorte di PS5: la crisi globale dei semiconduttori colpisce ancora

A un anno dall'uscita di PS5 vediamo perché le console ancora scarseggiano, facendo attenzione alla crisi attuale dei semiconduttori.

Valentina Valzania
Di Valentina Valzania GL Originals Lettura da 8 minuti

Siamo ufficialmente giunti al primo anno di PS5, un momento interessante per valutare la situazione attuale per quanto riguarda la presenza di console sul mercato, ma non solo. Il settore della tecnologia ci sta parlando forte e chiaro e non si tratta di news positive: la crisi mondiale dei semiconduttori sta minando la stabilità e la totale ripresa di questo ambiente, in tutto e per tutto, ma perché sta capitando?

Nell’editoriale di oggi il nostro scopo sarà osservare non solo l’anno appena passato – con le dovute conclusioni – ma anche buttare un occhio al futuro. Automobili, tech e gaming sono industrie afflitte da un periodo di enorme richiesta che non può essere soddisfatta e, secondo le prospettive correnti, potrebbe volerci ancora un po’ prima di ritrovare un equilibrio effettivo. Quindi, quando saremo liberi di avere realmente delle PS5 a “portata di mano”? Discutiamone insieme.

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Le premesse: “la caccia all’oro” alias i semiconduttori

Le lamentele da parte dei giocatori ci sono da un anno a questa parte e la realtà è che non sono insensate: il problema ormai non è avere soldi per acquistare la console next gen ma riuscire anche solo a trovarla in stock, per questo gli assalti ai bundle periodici siano alla base della quotidianità nel tentativo di riuscire ad accaparrarsi un PS5. Ma – come abbiamo già spiegato brevemente nell’introduzione – bisogna contestualizzare molto di più, prima di lamentarsi. La condizione del mercato è criticamente avvelenata da questa mancanza di semiconduttori senza i quali macchine, console, telefonini, PC, moltissimi altri accessori del mondo gaming e non solo, non possono funzionare: un paradosso terribile ma reale, la crisi di queste unità è in grado di terminare o rallentare gravemente la produzione d’innumerevoli prodotti.

Cosa sono queste componenti così fondamentali? Vediamolo brevemente prima di comprendere perché sono quasi scomparse dal mercato nel corso del 2020/2021 (e probabilmente anche per buona parte del 2022). I semiconduttori sono i circuiti elettronici, tradotto in poche esplicative parole, corrispondono alla vera e propria struttura che permette il funzionamento di tutto ciò che è tecnologico, un’unità fondamentale per un prodotto con al suo interno elementi elettronici, da un telefonino Huwaei fino a una bellissima Yundai. Ma come mai, se sono così importanti, è scoppiata una crisi mondiale senza precedenti? La risposta è – sfortunatamente – semplice e in parte legata al periodo di pandemia che ha stravolto tutti i parametri, di fatto creando non poca confusione anche da parte dei produttori.

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Durante il periodo maggiormente catastrofico del 2020, le previsioni di vendita sono state radicalmente ridotte, il che significa che sono state prodotte molte meno unità pensando che non sarebbero state necessarie. Nei fatti, però, non solo la richiesta non è diminuita ma anzi, con la pandemia in pieno sviluppo e la nascita e crescita dello smart working c’è stata una richiesta ancora più grande: una vera e propria catastrofe che, tassello dopo tassello, è diventata sempre meno recuperabile. Ovviamente tutti sono corsi ad accaparrarsi più semiconduttori possibili: non solo ce ne sono stati pochi da spartire tra le grandi aziende (Sony e Microsoft per esempio, facendo riferimento ai marchi delle tanto agogniate console next gen), ma anche per tutti gli altri è stata la fine.

Le piccole aziende hanno smesso di avere materiale e anche nomi del calibro di Yundai, Toyota, Stellantis, Ford e Honda hanno lamentato rallentamenti significativi su tutta la loro produzione; la carenza enorme di circuiti nell’industria automobilistica, infatti, è tra i fattori più significativi nel mercato attuale, a fianco di quello tech in generale. E quindi ecco data la prima esplicativa risposta a tutti coloro che trattano con superficialità la mancanza di PS5, in un mondo che sta centellinando i circuiti pagandoli molto, molto cari. Questa è l’origine di tutto.

Uno sguardo al domani: tante PS5… o forse no?

Dopo aver effettivamente contestualizzato la situazione globale, facciamo un passo avanti e torniamo a focalizzarci sulle console oltre che sulla crisi dei semiconduttori. Prendiamo come riferimento i dati nel corso di questi 365 giorni: secondo le analisi correnti,  a fine marzo le vendite di PlayStation hanno raggiunto la soglia dei 7,8 milioni di console, che corrispondo al totale realizzato nel corso del 2020; un numero molto diverso dai 14,8 milioni di unità vendute nel primo anno di PS4, e non perché il pubblico non sia effettivamente interessato. La domanda rimane altissima e anzi, sarà difficilissimo riuscire a smaltirla al più presto: gli store di tutto il mondo parlano di una estenuante, instancabile richiesta di PS5 in tutto il mondo e i continui assalti alle poche console messe in circolo periodicamente ce lo dimostrano chiaramente. Così come il fatto che – nonostante si tratti quasi della metà delle unità prodotte in un anno e molto più lentamente, in maniera disomogenea – gli acquisti si siano sempre impennati, a volte anche facendo affidamento ai rivenditori.

PlayStation

Insomma, questa PS5 tutti la vogliono ma pochi ce l’hanno: un dramma videolduico che non ci saremmo aspettati ma che è piombato sulle nostre teste in maniera irrimediabile. I dati parlano chiaro, a meno che non avvenga un diretto, e speratissimo, miracolo nel corso del prossimo paio di mesi, continuerà a volerci almeno tutto il 2022 affinché la crisi sia effettivamente stata ammortizzata dal settore, arrivando ai numeri consueti di vendita; non una conferma rincuorante, questo è certo. Lo stesso CFO di Sony, l’autorevole Hiroki Totoki, ha mostrato apertamente la propria preoccupazione affermando che la domanda rimarrà molto alta e che la produzione rimarrà indietro ancora per un bel po’. Nonostante questo, però, sembra che Sony stia effettivamente facendo il possibile per avere i chip necessari a raggiungere i propri obiettivi di vendita nel corso dell’anno fiscale corrente: quindi forse un barlume di speranza c’è? Possiamo credere in una crescita, magari graduale, che permetta di superare la crisi dei semiconduttori?

Senza dubbio il tentativo delle aziende, compreso il colosso nipponico, è proprio quello di riuscire a superare l’enorme scoglio con tutte le proprie forze, anche a costo di pagare i semiconduttori a peso d’oro (si fa per dire). La risposta effettiva a tale domanda è che i grandi marchi stanno puntando tutte le loro forze sul risolvere questa crisi complessa e d’ostacolo al mercato ma – nonostante ciò – l’ultima parola verrà data dai numeri stessi nel corso dei prossimi mesi. Non ci resta che aspettare.

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