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Next Gen: promesse e attese di un orizzonte che deve essere esplorato

La Next Gen è ormai giunta nelle nostre mani, e lo ha fatto non soltanto attraverso pubblicità e trailer, ma in direttissima con console e qualche “piccolo assaggio” di quello che potremmo aspettarci, o meno, dal futuro. È come se ci trovassimo in uno strano limbo però, è come se le cose uscissero ma noi fossimo ancora in attesa di qualcosa, in attesa che questa Next Gen si affermi sopra a tutte le altre che l’hanno preceduta, che s’imponga definitivamente distaccandosi dal passato, distaccandosi da tutto quello che è venuto prima. Si tratta di una sensazione comune, di una sensazione in cui si guarda al presente ma ancora di più al futuro, verso uno sterminato divenire che attende una materializzazione diretta, spingendo lo sguardo dei videogiocatori al di là di una coltre che adesso è possibile solamente sfiorare. 

Moltissimi dei videogiochi attualmente usciti per Playstation 5 ed Xbox Series X/S ci hanno stupiti e rapiti, anche se le sensazioni comuni ancora non hanno trovato una vera e propria dimensione tangibile, un momento fisso ed attuale in cui svilupparsi definitivamente, e quindi permane l’attesa, una strana attesa figlia della nostra generazione e di tutte le successive, forse intrinsecamente legata a nuove modalità di consumo del giocatore medio.

Hype, Next Gen, e i grandi?

Questo è proprio il punto centrale di quanto sta accadendo. Il mercato tira fuori nuove console con tutte le carte in regola per andare ben oltre i risultati raggiunti in passato, eppure continua, curiosamente, ad esser legato a ciò che è stato, con una pluralità di lavori che forse, almeno sulla carta, non risultano totalmente Next Gen, dato che escono anche sulle console precedenti (ovviamente non tutti). Certamente si continua a parlare di sensazione, partendo anche da quello verso cui quest’epoca ci ha abituati. 

Next Gen

E se invece fosse il giocatore stesso a non essere più in grado di godersi nulla? Basando il mercato videoludico attuale tutto il suo potenziale – o quasi – sull’hype, resta affascinante analizzare l’impatto che questo tipo di approccio commerciale ha sulla lettura contemporanea del giocatore medio, quando si approccia al panorama videoludico. I tempi sono cambiati, e ovviamente anche il modo di fruire dei vari titoli, e l’approccio generale ai vari acquisti. Gli esempi di sviluppi disastrosi legati al genere di anticipazioni  suddette ci sono stati, anche in dimensioni temporali estremamente vicine, ed hanno dimostrato quanto sia delicato, attualmente parlando, il legame fra consumatore e acquisto (Cyberpunk 2077 con CD Projekt Red ne è stato un esempio palese, e un monito per il futuro). È innegabile che nel momento stesso in cui un giocatore, o un fan di qualcosa, si affeziona al prodotto, ci si lega continuando a proiettarvi sopra aspettative e speranze, che lo spingeranno a fantasticare e a vivere un’attesa emotivamente estenuante.

Moltissimo del merito attuale si basa proprio su questo, si basa sull’ispirare le persone a proiettare sovrastrutture emotive sugli acquisti futuri, addirittura arrivando a generare sensazioni anche nei confronti dei progetti che ancora non si conoscono, e che ancora non si è toccato con mano. Questa Next Gen è estremamente giovane, e forse ancora sta cercando una propria strada, c’è comunque moltissimo da sperimentare, ed è probabile che molta di questa attesa verso il futuro sia proprio ispirata dalle strategie di vendita suddette, le quali potrebbero arrivare a generare moti d’insoddisfazione, ma anche di distrazione nei confronti del presente.

Siamo dunque perennemente proiettati verso il futuro? Siamo dunque intrappolati o osteggiati da un sistema che vorrebbe vederci continuamente spendere il nostro denaro in nuovi prodotti? In realtà non esiste una risposta chiara, netta e diretta a questo genere di domande, anche perché è pur vero che l’attuale mercato sta sicuramente imparando dagli errori passati, dalle problematiche catastrofiche fuoriuscite recentissimamente e non, partendo proprio da un tipo di commercializzazione come quella descritta poco fa. In più i videogiocatori hanno un minimo imparato da questo passato recente, e la fiducia verso l’hype sta calando sempre di più, verso uno strumento di vendita che tocca continuamente corde emotive inedite. Le persone stanno imparando ad improntare una lettura un minimo più cinica verso quello che verrà. Quindi, da un lato abbiamo questa voglia di scoprire e vedere e toccare, e dall’altro però, un certo timore verso quanto accaduto.

Next Gen

Cosa ci aspettiamo dal futuro?

In questo periodo gli annunci legati alla Next Gen sono stati molteplici, anche se molto più dosati rispetto al passato, e forse concitati, in un certo qual modo. Questo resta sicuramente uno dei passi avanti più curiosi non soltanto all’interno della dimensione presente, ma anche verso ciò che potremmo vedere in relazione ai futuri annunci che questo mercato riserva per tutti noi. Si parla di un nuovo capitolo di God of War, si parla di un seguito di The Last of Us (magari anche di qualche DLC), si attende Final Fantasy XVI, il nuovo Horizon: Forbidden West, ecc. Moltissime IP che, volenti o nolenti, ci hanno rubato il cuore nel corso degli anni, e che hanno dimostrato il loro valore anche reinventandosi, finanche gettando le basi di esperienze impresse nella memoria di moltissimi appassionati. 

Ci troviamo dunque in un momento in cui la speranza e l’attesa fanno da padrone, cercando però di fare presa su di un pubblico ben differente dal passato (si spera), un pubblico che è cambiato, un pubblico che ha imparato dai propri errori e che ha visto coi propri occhi come il mercato possa fallire nelle sue promesse, un pubblico che non vede l’ora di investire il proprio denaro, tempo e soprattutto cuore in quello che i vari sviluppatori ed autori hanno in serbo per loro, continuando a custodire nel profondo, sempre, quel barlume di speranza che ci spinge a credere e a vedere quello che ancora non c’è, ma che potrebbe tranquillamente avverarsi. 

Next Gen

I mezzi ci sono tutti, è proprio questo il punto, resta soltanto da capire e vedere quando e come verranno sfruttati al cento per cento, “rompendo” con tutto quello che c’è stato prima – in positivo – e gestendo lavori ed opere che possano servirsi in toto del potenziale completo che questa Next Gen ha da offrire. Sperando, non soltanto nella realizzazione di nuovi capitoli legati a saghe e serie che tutti noi conosciamo bene, ma anche nello sviluppo di IP inedite, (magari in un crescendo legato anche alle future attività che vedranno coinvolto Kojima, ed alcuni suoi interessanti movimenti nel dietro le quinte creativo e commerciale) non necessariamente esclusive di una o l’altra console, ma comunque qualcosa che rompa i legami con ciò che conosciamo. Ne abbiamo visti di esperimenti di questo tipo (con Returnal ad esempio, titolo estremamente classico ma comunque atto ad esplorare nuove strade), e speriamo in uno sblocco creativo per il futuro… e il presente più prossimo.

Resta comunque innegabile l’apporto del passato sulle attuali produzioni, e soprattutto sulla percezione che il videogiocatore ha nei confronti dei prodotti in uscita. Siamo stati abituati a lavori come GTA 5 (e anche soltanto provare ad immaginare cosa potrebbe essere un sesto capitolo della serie targata Rockstar Games, con tutte le potenzialità tecniche attuali, potrebbe lasciare sgomenti nella marea di possibilità espressive che ci si aprono davanti), come Skyrim e i suddetti, e adesso le aspettative nei confronti di ciò che verrà sono giustamente molto alte, se non mastodontiche. Per adesso non ci resta che immaginare tutto quello che potrebbe fuoriuscire grazie alle attuali possibilità tecniche, nella speranza di una Next Gen che ci lasci senza fiato, che prenda tutto ciò cui abbiamo assistito fino ad ora e lo renda obsoleto fino al midollo, migliorandolo sotto ogni singolo aspetto. 

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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