PlayStation Store: nuova class-action per monopolio e prezzi dei giochi

La causa collettiva contro Sony prosegue: l’accusa a PlayStation Store è quella di monopolio, e degli effetti sui prezzi dei giochi.

Alessandro Bozzi
Di Alessandro Bozzi News Lettura da 3 minuti

Siamo in un periodo di gran fermento sul fronte legale dell’industria videoludica, e una class-action ha messo Sony in cattive acque per i prezzi dei giochi e la politica di monopolio di PlayStation Store. Stando alla causa il gigante nipponico ha impedito a rivenditori di terze parti come Amazon e Gamestop di vendere codici di download.

In una sorta di ironia involontaria, l’accusa di monopolio risale al primo di aprile. Tuttavia ciò di cui è accusato il manifattore di hardware è tutt’altro che uno scherzo, in quanto la sua politica «ha chiuso ogni possibile concorrenza sul mercato per i giochi digitali di PlayStation» (testualmente).

In altre parole, dunque, i publisher che vendono i loro giochi su PlayStation Store devono «abbandonare ogni controllo sui prezzi» stando alla class-action contro il monopolio di Sony. Questo porta a costi dal 75% al 175% in più rispetto al prezzo di un gioco nel suo formato fisico, come è avvenuto in passato.

Per fare un esempio come un altro, Devil May Cry 5: Special Edition è stato scontato a più riprese nel mercato fisico ma mai in digitale. Il retailer Newegg ha allestito dei saldi per dei codici di download per i giochi Xbox in formato digitale, senza poter stendere la stessa offerta alle console Sony.

devil may cry 5 special edition

Le nuove restrizioni di quest’ultima hanno stabilito quello che a conti fatti, stando al testo dell’accusa, è un monopolio. E come ogni monopolio che si rispetti, i prezzi del software raramente si dimostrano competitivi quanto quelli dei titoli in formato fisico. Tuttavia, non si tratterà di una matassa facile da sbrogliare.

L’avvocato Richard Hoeg dell’omonimo studio legale ha chiamato questo un caso difficile a causa di come operano le leggi antitrust americane. Queste ultime non sono mai state usate contro i manifattori di hardware, il che mette anche Epic Games tra l’incudine e il martello nella sua lotta contro Apple.

Parlando di Epic, il publisher sta cercando testimoni per dimostrare in aula che quanto avvenuto con Apple non si sia ripetuto anche con i manifattori di hardware come Sony, a cui viene richiesto di offrire un servizio (mentre nella causa contro Apple la richiesta di Epic è solo quella di non interferire).

Il prossimo passo della causa “Caccuri vs. Sony” prevede di dimostrare quanto effettivamente si tratti di un’azione legale di gruppo, e di quanto invece non si tratti di un singolo imputato. Di certo, la causa tra Epic ed Apple potrebbe aprire una diga nella lotta alle compagnie che esercitano un monopolio di qualsiasi tipo.

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Classe 1989, viene introdotto ai videogiochi dal padre durante l'età prescolare con DuckTales: The Quest for Gold su DOS (dopo essersi innamorato dell'omonima serie animata) in veste di spettatore. Inizia a giocare con Boulder Dash con un polveroso Commodore 64. Al decimo compleanno esordisce nel gaming moderno con Crash Bandicoot 3: Warped, per poi perdersi nel mondo Nintendo con Pokémon Versione Oro. La ricerca di uno sbocco professionale per la sua passione videoludica lo ha portato su GameLegends.