A Natale siamo tutti più buoni, a Carnevale ogni scherzo vale, e ad Halloween vengono fuori le fantasie più malsane (ovviamente a scopo ludico) che le nostre teste riescono a partorire. Giusto in tempo per la festa più spaventosa dell’anno, è arrivato sui nostri PC il 25 ottobre tramite Steam il nuovo titolo di Pinokl Games pubblicato dall’attivissima tiny Build. Lasciandoci alle spalle il buonissimo Party Hard che già ci aveva abituati ad un certo tipo di gameplay, torniamo a vendicarci sulla società in Party Hard 2, un titolo action strategico in pixel art in visuale isometrica. Parola d’ordine? Black Humor!
Mama, just killed a man…
Il gioco si aprirà dandoci la possibilità di scegliere il nostro personaggio. Oltre ai due decisamente poco convenzionali che sbloccheremo solo in seguito – il mostro Kao tech e Shawn o’ Panda -, ci sarà l’immancabile “Wannabe”, killer con un sacco in testa che offre un’esperienza dedicata solamente a chi vuole godersi la storia (essendo dotato di extra stamina, extra vita, achievements non sbloccabili e così via), e il personaggio icona, ovvero Party Hard Killer. Basandoci sulla sua storia, l’incipit è semplice: come sequel del titolo precedente, ci troviamo a vivere la solita routine giornaliera fatta di lavoro in fabbrica, TV, e droghe… eppure proprio queste ultime non molto tardi saranno il motivo del nostro licenziamento. Per il nostro “eroe” arriva quindi il momento della rivincita, facendoci rispolverare le vecchie abitudini.
Disco Inferno
Sul piano del gameplay il gioco si presenta molto semplice nella comprensione, ma assai lontano dall’essere facile nella risoluzione. Una volta iniziata una determinata mappa (che come da copione ci vedrà compiere delle missioni ammazzando gente in feste notturne dei più svariati tipi) dovremo compiere determinati obiettivi – posti in alto a sinistra sullo schermo – prima di lasciare in luogo vittoriosi. Chiaramente il più delle volte queste azioni ci vedranno uccidere nei più svariati modi gli “ospiti” della festa, che siano spacciatori, chimici, buttafuori, o semplici clienti. Per farlo avremo a nostra disposizione il fidato coltello, ma soprattutto la nostra fantasia: le mappe saranno disseminate di oggetti, luoghi e anche “situazioni” che potremo sfruttare a nostro vantaggio, che sia per distrarre le nostre prede o per preparare loro delle trappole letali. La nostra mobilità sarà illimitata, e avremo anche la possibilità di correre per spostarci più velocemente (facendo attenzione alla stamina che si esaurisce nel frattempo) per attuare i nostri diabolici piani. Tutto così facile? Nemmeno per idea: saranno molti i fattori che ci metteranno i bastoni tra le ruote. In primis ci saranno i testimoni, persone di qualunque tipo che, se vedranno un cadavere o ci vedranno commettere un omicidio tramite il loro campo visivo, non tarderanno a chiamare la polizia che si precipiterà sul posto e ci braccherà. Qualora finissimo vittime noi stessi, o venissimo neutralizzati dai poliziotto, la nostra missione fallirà e dovremo ricominciare da capo.
Per sopperire a tali problematiche starà a noi dunque adottare un approccio più anonimo e stealth possibile, e magari in caso di emergenza sfruttare anche la skill speciale del nostro personaggio (ad esempio Party Killer può creare un’area circolare intorno a lui ed uccidere tutti coloro che sono al suo interno). Un consiglio molto utile è dunque quello di sfruttare tutti i posti disponibili per nascondere i cadaveri. “Niente cadavere, niente crimine!”.
Tuttavia questa struttura ha i suoi contro: il gioco riesce molto bene nel suo intento di intrattenere, e anche con una longevità più che onesta per un indie game, ma purtroppo pecca per una ripetitività abbastanza marcata delle missioni, dove i luoghi spesso si somiglieranno, così come gli obiettivi da compiere. A riportare però il gioco sulle giuste rotaie, un basilare ma funzionale sistema di crafting, e la modalità co-op in locale per giocare con i propri amici!
Stop the F***ing Music
La scelta di sviluppare il gioco con Unity è sempre un’arma a doppio taglio. Da un lato la pixel art in sé copre molte delle sbavature possibili in un gioco di questo tipo, dall’altra Pinokl Games ha inserito una grande serie di variabili nel titolo, che però si sono portate dietro dei difettucci abbastanza scomodi. Tra essi annoveriamo sicuramente il campo visivo degli ospiti presenti, non sempre chiaro e coerente con la loro posizione, ma anche una mappatura dei tasti che, se gestita e cambiata secondo le nostre comodità, risulta spesso buggata (necessitando di molti tentativi prima di settarla correttamente, o addirittura la necessità di tornare a quella deafult).