Parthenope, Recensione: Sorrentino ci riporta a Napoli tra bellezza e giovinezza

Ecco la nostra recensione di Parthenope, film di Sorrentino che ci mette di nuovo di fronte a molte riflessioni.

Giorgio Maria Aloi
Di Giorgio Maria Aloi - Contributor Recensioni Lettura da 7 minuti
8 Ottimo
Parthenope

Parthenope è un film del 2024 scritto e diretto da Paolo Sorrentino (regista di film come È Stata La Mano Di Dio e La Grande Bellezza), presentato in anteprima allo scorso Festival di Cannes dov’era in corso per la Palma D’Oro, e nelle sale cinematografiche lo scorso 24 Ottobre. Prossimamente arriverà anche su Netflix. Nel cast sono presenti Celeste Dalla Porta, Stefania Sandrelli, Luisa Ranieri, Silvio Orlando, Gary Oldman, Alfonso Santagata, Biagio Izzo, Peppe Lanzetta, ecc.

Napoli, anni 50. La bella Parthenope (Celeste Dalla Porta) è una ragazza che è stata partorita in mare ed è di una bellezza così ammaliante da far girare la testa a chiunque. Col passare del tempo, la ragazza con il suo fascino conquisterà chiunque: amici, artisti, scrittori omosessuali (John Cheever interpretato da Gary Oldman), boss della camorra, o alti prelati (come il vescovo Tesorone). Nel suo percorso, oltre ad intraprendere gli studi universitari, le suggeriranno la recitazione, e vivrà anche una relazione puramente platonica col docente universitario di antropologia Devoto Marotta (Silvio Orlando) del quale seguirà le tracce professionali. Dal 1950 a oggi, vivrà la vita con la sua bellezza inarrivabile e il suo senso di vuoto che poco a poco crescerà, arrivando fino all’età adulta (interpretata da Stefania Sandrelli).

Il film più ambizioso di Sorrentino

Sorrentino è sempre stato ambizioso e ha realizzato alcuni film che rappresentano questa sua caratteristica. Se si dovesse fare una classifica dei suoi film, questa sua ultima opera uscita in sala è considerabile tra quelle più ambiziose, e forse, nonostante alcuni difetti evidenti, anche tra le più riuscite.

Parthenope è un film che ricorda un po’ È Stata La Mano Di Dio” e La Grande Bellezza, perché è come se fosse un’osmosi tra i due film, dove da una parte viene riproposta la sua Napoli, e dall’altra parla di bellezza, di giovinezza, del senso di vuoto, del tempo che scorre, ecc.

Con Parthenope, Sorrentino ritorna a Napoli ma mette in evidenza un altro aspetto di essa. Se in È Stata La Mano Di Dio ha voluto omaggiare Napoli e parlare della giovinezza che non si è potuta godere come si deve, in Parthenope ha voluto rappresentare l’altra faccia della medaglia della città.

Questo ha portato sia a lati positivi che negativi. Per rappresentare Napoli, ci si ritrova davanti ad uno spettacolo visivo pazzesco (segno del cinema con la C maiuscola, e già solo per questo si merita una visione in sala), dove i vari paesaggi vengono messi a fuoco e tutte le scene vengono mostrate, unite da un ritmo danzante. Non si può non considerare la colonna sonora, che comprende anche la canzone “Era già tutto previsto” di Cocciante, che contiene una frase nel testo che rispecchia il messaggio della pellicola: «era già tutto previsto, bellezza da una parte e dolore dall’altra».

Dall’altra però si scende sempre più dentro Napoli, anche nei bassifondi, e si mostra anche il “brutto” della città. Solo che si è caduti un po’ nello stereotipo, ma allo stesso tempo si capisce cosa abbia voluto dire Sorrentino e lo si può dedurre dal monologo del personaggio interpretato da una fantastica Luisa Ranieri.

La “Grande Bellezza” di Parthenope

Il nome Parthenope è un riferimento alla Dea Protettrice e alla Sirena, protagonista del mito che narra le origini di Napoli. Secondo il mito greco, la sirena Parthenope era affranta dal fatto che l’astuto Ulisse fosse sfuggito al potere del canto delle sirene e si sarebbe suicidata per questo. Il suo corpo sarebbe andato alla deriva fino ad incagliarsi sugli scogli dell’isolotto di Megaride, dove oggi sorge il Castel dell’Ovo. Esiste anche una versione meno leggendaria, dove Partenope sarebbe stata invece una bellissima fanciulla, figlia del condottiero greco Eumelo Falevo partito alla volta della costa campana, per fondarvi una colonia; ma una tempesta colpì la nave, provocando la morte di Partenope, in tributo alla quale fu dato il nome alla nascente città.

La protagonista è la versione femminile e giovanile del regista stesso e ha delle similitudini con il mito e la città stessa. Come Napoli, la protagonista è tanto bella quanto inarrivabile e problematica.

La bellezza è come la guerra: apre le porte

John Cheever (interpretato da uno straordinario Gary Oldman) dice questa frase, riferendosi a Parthenope, una donna talmente affascinante da sembrare inarrivabile e misteriosa. Questa passa la sua vita a rincorrere la poesia e la libertà nella gioventù, e nel frattempo, prova una certa ammirazione (e anche attrazione) solo per tre uomini: il fratello Raimondo, il professore Marotta e John Cheever.

Solo quando raggiungerà l’età adulta e avrà maturato una certa consapevolezza, imparerà finalmente “a vedere” (quando non si è più tanto impegnati a vivere, e ci si può permettere il lusso di stare a guardare).

Allo stesso tempo però, la sua continua ricerca della libertà la porta a farsi terra bruciata intorno, ritrovandosi ad invecchiare da sola e ad accorgersi troppo tardi dello scorrere del tempo, ma anche di essere rimasta bloccata nel proprio passato, rinnegando il mondo che cambia attorno a sé.

Parthenope è un film destinato a dividere il pubblico, ma resta una pellicola da vedere in sala. Anche se sfiora il grottesco e la fantasia ,ad un certo punto, resta un film visivamente spettacolare e con dei messaggi di sottofondo capaci di entrare dentro l’anima e ad avere degli spunti di riflessione per giorni (anche se c’è poca chiarezza in un paio di passaggi).

Parthenope
Ottimo 8
Voto 8
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