La vecchiaia è davvero brutta: prendere un gioco di 20 anni fa e rigiocarlo può fare, a molti giocatori, un brutto effetto. La Midgar di Final Fantasy VII non è più così magica se giocata adesso, e un Suikoden 2 adesso sembra (solo graficamente) un gioco da mobile o browser. Capita però che alcuni videogiochi diventino immortali, lasciando nel nostro immaginario quel qualcosa di mistico, capace di farci sognare ancora, senza nemmeno prendere il pad in mano. Questo succede per due motivi diversi: o il gioco è stato così incisivo da lasciare un’immagine residua diversa dalla reale nelle nostre teste, o lo stile grafico e di gameplay è davvero riproponibile ad ogni età. Secondo voi, PaRappa the Rapper quale delle due categorie rispecchierà?
Kick, Punch, Turn, and Chop!
In PaRappa the Rapper, appunto, controlleremo PaRappa, un cane con la passione del rap: scoprendo ed esplorando il mondo di gioco (tutto spesso come un foglio di carta) tramite divertenti minigiochi musicali, incontreremo strambi animali antropomorfi che impartiranno al mitico PaRappa delle lezioni di vita per migliorare, sia come cittadino che come rapper.
E’ scontato quindi, il gioco è un rhythm game dalle meccaniche abbastanza basilari: le varie sessioni di gioco saranno separate da delle brevi cutscene di contestualizzazione. Ma allora cosa ha portato a rimasterizzare questo titolo? Prima di tutto, è un gioco musicale dalle fattezze molto strane, per due principali motivi:
- nel gioco non controlleremo la musica, come succede in Guitar Hero, Rockband o Elite Beat Agents, ma ci troveremo a controllare il rap di PaRappa: ogni nostro errore porterà a dire una parola sbagliata (nel caso di pressione del pulsante sbagliato) o ad andare fuori tempo.
- rappare con i vari personaggi equivale ad avere stili diversi: per questo, le tempistiche di pressione non saranno le stesse tra i vari personaggi/maestri
Questo porta il gioco un po’ fuori dai binari, che nel mondo contemporaneo trova difficilmente contestualizzazione, ma che all’effettivo dopo qualche tentativo si dimostra abbastanza competitivo. I pulsanti da premere passeranno nella barra superiore dello schermo, e saranno i quattro pulsanti classici del DualShock 4, in aggiunta a quelli dorsali L1 ed R1: molto vintage, la barra in alcuni casi non segna benissimo il tempo, costringendo il giocatore ad andare ad orecchio.
Altre modalità non sono presenti: l’unica cosa che potrete fare è giocare alle varie sfide, cercare di acchiappare tutte le note e totalizzare il miglior punteggio possibile.
Do you know why we stop the car?
Ma allora cosa ha di straordinario questo titolo? Premesso che tutto va contestualizzato, e nel 1996 un gioco simile era raro da trovare, in realtà molte delle pecche che si presentano in PaRappa the Rapper lo portano a differenziarsi e, in alcuni casi, elevarsi. Personalmente parlando, me la cavo nei rhythm music, e perdere 10 partite di fila nel rap insieme alla gallina cuoca Cheap Cheap dimostra come il titolo abbia una difficoltà retrò, che in alcuni casi arriva ad essere quasi ben voluta.
Ma il vero punto focale del discorso risiede nel cuore del gioco: con un guscio che comunque è invecchiato abbastanza bene (su questa rimasterizzazione si vedono i vecchi video in bassa definizione, ma il resto, complice una grafica cartoon, è stato rifinito al meglio delle possibilità), all’interno di esso si crea uno spirito contagioso, uno stato d’animo allegro, capace di farvi fare due risate a ritmo di rap. Oltre alla musica, i vari stili (che spazieranno dal Reggae al Rap puro, passando per il Kung Fu Rap) e le parole al’interno dei brani sono stati studiati alla perfezione per strappare qualche risata qua e la.
Anche qui torna, come nell’originale, la possibilità di dedicarsi al freestyle: i tasti da premere saranno sempre assegnati ad una parola, e saper incastrare tasti facoltativi all’interno del flow dato dai maestri, vi garantirà delle rime da urlo e lo stupore del maestro stesso.
In the rain or in the snow, you got the funky flow
PaRappa the Rapper è un gioco nostalgico, ma invecchiato abbastanza bene per il genere. Complici di tale risultato sono dei dogmi che il titolo rispetta, cosa che purtroppo alcuni giochi odierni non riescono a fare. I quindici euro che costa questa “operazione nostalgia” sono però ben spesi, anche perché non si parla di un semplice porting di un gioco recente, ma una rimasterizzazione di un titolo che ha segnato una generazione (nel bene e nel male, ndr.).
Speriamo davvero che questo PaRappa the Rapper Remastered sia l’inizio di un lungo processo che porterà ad avere, all’interno della nostra libreria multimediale, tanti bei vecchi titoli datati: si, magari alcuni invecchieranno male, ma una volta entrati nel cuore… è difficile farne a meno.