Paper Beast – Recensione PC dell’esperienza VR targata Pixel Reef

Indossato il nostro Oculus Rift S, ci siamo lanciati nella peculiare avventura di Paper Beast anche su PC, e ora siamo finalmente pronti a parlarvene.

Luca Di Carlo
Di Luca Di Carlo Recensioni Lettura da 7 minuti
7.9
Paper Beast

Quello della realtà virtuale è un mondo che da decenni affascina milioni e milioni di videogiocatori sparsi in ogni angolo del globo. L’idea di poter entrare in quei mondi che tanto amiamo, potendo nel mentre quasi toccare ciò che ci circonda, ha sempre saputo ammaliare moltissimi utenti e sviluppatori, un vero e proprio sogno ad occhi aperti che è infine divenuto realtà proprio nel corso di quest’ultima generazione videoludica, ma non senza qualche problema di fondo. Motion sickness, prezzi eccessivamente alti e una line-up tutt’altro che esaltante, ecco i punti deboli di una tecnologia evidentemente ancora acerba ma che ha comunque saputo attirare l’interesse di un ricco pubblico. Sono oramai passati diversi anni da quando la VR è ufficialmente entrata nelle nostre case e, vuoi anche per la fiducia conferita dal pubblico, questo nuovo modo d’intendere il medium è riuscito a crescere e migliorarsi, in particolare portando alla luce un parco titoli ben più ricco, variegato e caratterizzato da svariate produzioni di gran pregio. Tra i tanti sviluppatori che si sono lanciati in questo nuovo mondo d’opportunità, figura anche Eric Chahi, noto game designer ricordato per aver portato alla luce opere indimenticabili tra cui figura anche il ben noto Another World. L’uomo ha infatti deciso di tuffarsi nella realtà virtuale insieme allo studio Pixel Reef con un altro prodotto sicuramente carico di fascino, quel Paper Beast che dopo essere originariamente approdato su PlayStation VR, è ora giunto anche su PC, alla portata di tutti gli interessati. Dopo aver indossato con cura il nostro Oculus Rift S, ci siamo così lanciati in un’esperienza a dir poco atipica.

Catena alimentare

Paper Beast si caratterizza per due differenti modalità di gioco. Da una parte, potremo cimentarci in una modalità storia che nelle circa sette ore necessarie per essere portata a termine ci immergerà in una peculiare avventura che nel corso di sette diversi capitoli ci permetterà di muoverci all’interno di diverse mappe di gioco, mentre dall’altro lato avremo la modalità sandbox in cui potremo creare un vero e proprio ecosistema, liberi di materializzare tutte le creature – cartacee – e gli oggetti presenti in-game. Aprendo una piccola parentesi per quest’ultima, ci è sembrata alquanto fine a sé stessa, pensata per rilassarsi in tranquillità ma rivelatasi capace di venire velocemente a noia per la mancanza di qualsivoglia attività affrontabile. Tornando alla campagna, in ambito narrativo il gioco non offre alcun appiglio a cui aggrapparsi e sarà il giocatore a dover dare un senso a tutto quel che andrà osservando nel corso della propria partita. È importante capire fin da subito ciò che Paper Beast vuole essere: un’esperienza, più che un videogioco inteso nella classica struttura a cui siamo abituati.

Paper BeastDurante la partita, infatti, non potremo essere messi in pericolo da nessun tipo di minaccia e il nostro unico compito sarà quello di avventurarci nel mondo di gioco svolgendo svariati compiti. All’interno di ogni “mappa” in cui andremo muovendoci, infatti, oltre a dover aiutare tutti gli animali bisognosi di qualcosa o in pericolo, dovremo anche completare intricati puzzle ambientali dove tutto verrà lasciato nelle mani del videogiocatore. Non sperate insomma di ricevere suggerimenti o consigli che possano indirizzarvi verso la giusta strada, poiché qui non ne troverete, e sarà compito vostro ingegnarvi per capire come uscire da una qualsivoglia situazione. Chiariamo che gli enigmi non risultano mai così complicati da mettere in crisi, ma le numerose possibilità offerte al giocatore – il quale potrà, per esempio, utilizzare particolari cristalli per congelare l’acqua o sfruttare rocce infuocate con cui sciogliere enormi ammassi di ghiaccio – costringono a una certa riflessione di fondo, soprattutto nelle fasi più avanzate dell’opera.

La bellezza della carta

Al contrario di quanto avvenuto sulla versione dedicata al PlayStation VR, dove l’unico sistema di movimento adottabile era legato al teletrasporto, con la versione PC il giocatore potrà scegliere se seguire la via intrapresa sulla console Sony o se affidarsi a una struttura dei movimenti più classica, in cui potremo quindi spostarci attivamente senza la necessità di dover “saltare” da una zona all’altra della mappa, il tutto nel mentre che faremo ampio uso dei due controller per interagire con gli oggetti e gli animali presenti. Questa implementazione rappresenta sicuramente un punto vincente rispetto a ciò che potemmo vedere su PSVR, in quanto aumenta di molto il senso d’immedesimazione che l’esperienza punta a offrire. Inoltre, in-game sarà anche possibile utilizzare una vera e propria mongolfiera con cui muoversi in cielo per spostarsi da una zona all’altra, peccato solo che in queste fasi ci sia capitato di sentire un leggero senso di motion sickness che, pur senza rovinare l’avventura, ci ha procurato qualche grattacapo.

Da un punto di vista squisitamente tecnico, Paper Beast offre un mondo di gioco estremamente suggestivo che, proprio in funzione della sua “semplicità” poligonale, riesce a evocare un’atmosfera unica amplificata dall’utilizzo del visore, soprattutto quando ci si trova innanzi alle creature più imponenti. Per quanto riguarda invece la componente sonora, l’opera merita una promozione a pieni voti, con un’attenta e meticolosa campionatura per ogni rumore che riesce a far immergere con ancor più forza il giocatore all’interno dell’avventura, il tutto accompagnato da una colonna sonora che di traccia in traccia segue con convinzione le nostre gesta in-game.

Paper Beast
7.9
Voto 7.9
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Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.