Certi titoli sono estremamente difficili da recensire: parliamoci chiaro, ci troviamo davanti al videogioco tanto atteso dai fan di mamma Blizzard, paciere tra gamers, pronto a rivoluzionare il mondo degli fps competitive. Oppure no. Se vi trovate a leggere questa recensione, esattamente in questo momento, potete vedere come la data sia ben lontana dal dayone: il nostro obiettivo è stato quello di sviscerare nell’intimo Overwatch, un videogioco che richiederebbe ben più di una recensione o di una lunga sfilza di editoriali per poter essere analizzato, ma che proveremo comunque a studiare. Per quei pochi esseri umani che ancora non ne hanno sentito parlare, Overwatch è un fps online in prima persona creato esclusivamente per il PvP: dimenticate possibili partite in cooperativa, l’obiettivo ultimo vostro sarà sempre e solo quello di sconfiggere la squadra avversaria, almeno per il momento.
Se a primo colpo d’occhio il gioco può sembrare scarno di modalità (cosa che effettivamente è vera), la vera profondità è data dai personaggi giocabili: 21 eroi saranno infatti selezionabili dal menu, così da permettere al giocatore di poter scegliere con quale stile giocare. Ogni personaggio avrà la sua unica e irripetibile lista di skill, composte di solito da una passiva, due attivabili e una ultimate che, durante il match, si caricherà per poi esplodere nella sua potenza. Un appunto va subito fatto su questa scelta caratteristica, già vista in titoli come League of Legends, di eliminare la scelta dei personaggi personalizzabili per prenderne di già caratterizzati: in questo modo, ogni eroe avrà la sua personalità, il suo background e le sue peculiarità. Tutto ciò, sommato alla immensa bravura di Blizzard nel creare dei microuniversi all’interno dei personaggi, rende ogni eroe di Overwatch, oltre che piacevole alla vista, anche dettagliato al punto da creare un legame empatico con il giocatore.
Scendendo nel dettaglio, ogni personaggio vi potrebbe ricordare un determinato tipo di gameplay visto già in altri giochi: se Soldier 76 ricorda per le sue abilità un protagonista di Call of Duty, D.Va avrà meccaniche ispirate a Titanfall, mentre Hanzo metterà alla prova il vostro passato in Crysis. Tutto ciò non è riconducibile ad un semplice plagio, vista la rivisitazione di ogni minimo particolare, ma anzi va fatto un plauso alla bravura di Blizzard nel bilanciare, in modo discreto, il gioco nella sua complessità. Rari momenti di delirio vi porteranno a vedere squadre composte da personaggi ripetuti, di volta in volta, pronti a distruggere i vostri sogni di gloria; nulla che una buona dose di skill, studio della mappa e giusta scelta degli eroi non possano rimediare. Graficamente parlando, il titolo risulta molto godibile su PC di fascia medio alta, un po’ meno su console, ma niente di eccessivo. Con una grafica cartonata dovuta ad un profondo studio stilistico frutto del brillante genio dell’azienda genitrice di titoli come World of Warcraft e Diablo, suoni, animazioni e tutto il comparto artistico vi farà subito amare determinati eroi. Per quanto riguarda il doppiaggio italiano, molto ben fatto, pecca di qualche difetto, niente di così assurdo.
Ma allora, so che vi starete domandando: “ma com’è questo Overwatch?”. E’ un titolo in beta, così come spesso ci ha abituato la Blizzard nel corso degli anni. La mancanza di una variegatura di modalità, mista ad un leggero sbilanciamento di certi match-up, crea la sensazione di star a provare un titolo tarpato, bloccato e soprattutto limitato. Ogni persona, davanti al proprio monitor o TV, avrà pensato “ma una bella modalità cooperativa?”, oppure “qualche nuova modalità?”. Bene, sappiamo che sicuramente arriveranno, ma avranno bisogno del proprio tempo, visto e considerato che hotfix per un paio di personaggi (che al dayone erano davvero troppo sbilanciati) sono arrivati con tre settimane di ritardo. Ma così come un fantastico piatto prelibato ha bisogno di un ingrediente segreto, Overwatch ha il suo, ovvero la famosa magia Blizzard che permette ad un gioco al momento scarno, di poter avere il giusto successo, coprendo oltre 10 milioni di postazioni.
Quello che sento di dire su Overwatch, è che il gioco sarà la vostra rovina in termini di tempo, occupandovi tutta la vostra parte di giornata libera, solo se siete dei veri hardcore gamer in termini di PvP, ovvero cercate la sfida in qualunque cosa, oppure se avete un folto gruppo d’amici pronto ad accompagnarvi alla battaglia. Il lavoro dietro Overwatch per Blizzard ancora non è finito, così come non lo è nemmeno per noi: videorubriche, analisi personaggi e molto altro vi accompagneranno, soprattutto in vista dell’imminente arrivo della modalità competitive a ranking (vi ricorda qualcosa?). Non mi resta che salutarvi, invitarvi sul campo a provare insieme a noi della redazione il gioco, e soprattutto a ricordarvi che gli eroi non muoiono mai! Vero Mercy?