People Can Fly, sviluppatore della saga di Painkiller, che ha lavorato addirittura alla saga di Gears of War, a Bulletstorm, alla modalità Salva il Mondo di Fortnite e non solo, allietò l’attesa della next-gen annunciando il suo nuovo shooter moderno e futuristico, all’apparenza in grado di smuovere il mercato su tutte le piattaforme. Si parlava proprio di Outriders, che fra rinvii e trailer mozzafiato è adesso davvero giunto su pressoché tutte le piattaforme: PC (Steam, Epic Games Store e GeForce NOW), PlayStation 5, PlayStation 4, Google Stadia e Xbox Game Pass su Xbox Series X/S, Xbox One e xCloud. Dopo una corposa demo che ci ha permesso di testare le 4 classi presenti (ne abbiamo parlato in questo articolo), abbiamo potuto provare il gioco completo per diverse ore, e vogliamo condividere con voi i nostri pareri sull’esperienza prima della nostra recensione completa di Outriders.
Un duro mondo da riconquistare
La Terra è divenuta un pianeta invivibile, costringendo gli umani a cercare nell’universo un altro luogo dove vivere, per piantare le proprie radici e ricostruire la popolazione. Il “fortunato” pianeta è Enoch, il quale sembra a prima vista piuttosto accogliente, ma nasconde dei segreti a dir poco inaspettati. Il protagonista è uno dei cosiddetti “Outriders“, soldati pronti a combattere i pericoli per far strada ai coloni. Il tutorial apre con queste premesse, e mentre lascia che il giocatore possa sperimentare le prime meccaniche di shooting e di movimento, trascina in campo con forza l’Anomalia, un tremendo fenomeno apparentemente paranormale che distrugge la tecnologia umana, consumando i corpi dei nuovi coloni e mutandoli. Dopo essersi salvato quasi per caso grazie alla criostasi, il protagonista dovrà 30 anni dopo riconquistare un pianeta ormai caduto in declino, fra ribelli e creature letali, ma avrà dalla sua dei poteri donatigli dall’Anomalia, all’infuori delle classiche bocche da fuoco. Sono proprio questi che puntano a rendere l’esperienza unica in un mare di uguaglianza.
Il mercato non è forse pronto ad accogliere a braccia aperte Outriders, vista la sua offerta di Game as a Service che potrebbe risultare per molti davvero eccessiva, ma per fortuna il gioco si presenta sin da subito con delle idee piuttosto originali, che si mettono in mezzo fra la modernissima idea dei giochi come servizi, e le meccaniche vecchia scuola che possono far felici davvero tanti utenti. Il nuovo shooter di People Can Fly viene infatti visto innanzitutto dalla prospettiva di GDR duro e crudo, dove l’infinita personalizzazione del personaggio permette di impersonare molteplici stili di gioco, tralsando la propria classe e le proprie attitudini a quello che il proprio Outrider riuscirà a dimostrare nel corso dei suoi raid. Il sistema di loot and shoot è una dolcissima membrana atta a rendere appetibile per tutta l’utenza una tale personalizzazione, che risulta più divertente quando ci si chiede cosa rilascerà il suddetto nemico, o quello che verrà dato come ricompensa per quella secondaria che – magari – in sé per sé sarebbe stata meno invitante. Siamo per fortuna contenti di confermarvi che, almeno nelle prime ore, sembra che People Can Fly sia riuscita ad amalgamare il tutto divinamente, stringendo il giocatore sempre più forte missione dopo missione, e non lasciando che questo riesca a scrollarsi facilmente di dosso il divertimento che si accumula nelle moltissime ore di gioco.
Fra bocche da fuoco e poteri
Nonostante i poteri del protagonista siano a dir poco fondamentali, l’esperienza gira principalmente attorno alle classiche armi: la maggior parte dei nemici viene sterminata un caricatore dopo l’altro, e serve impegno per riempire di sangue lo schermo e gli scenari. Il feedback del sistema di shooting è davvero ben elaborato, i proiettili riescono davvero a uscire dallo schermo e a dare il giusto appagamento per quell’headshot inaspettato, o per quella smitragliata ben assestata che riesce a mettere fuori gioco il boss di turno. La varietà dei tipi di armi non sembra per ora ampissima, ma più che sufficiente considerando anche che i classici fucili da cecchino, o mitragliatori, hanno diverse varianti fra ampiezza dei caricatori, mirini e statistiche. Nell’inventario ci si trova davanti a una continua marea di scelte, fra livello degli oggetti e abilità uniche di alcuni, la gestione dell’equipaggiamento diventa una vera e propria roulette con cui si vuole continuamente giocare, al fine di provare per qualche ora quella combinazione che renderà il protagonista più forte dei nemici. Mentre si raggiunge il livello massimo (il 30), gli avversari si potenziano continuamente, e cambiare equipaggiamento con combinazioni più forti, o potenziarlo – trasferendo anche i poteri – diventa sempre più importante per sopravvivere alle ondati di avversari.
A cambiare è anche il livello del mondo e le potenzialità nemiche. Grazie a questo sistema, giocando e accumulando esperienza si sbloccano ulteriori difficoltà, con le quali le ricompense aumentano a dismisura; ma è bene non esagerare, e di tanto in tanto è possibile calibrare la difficoltà per rendere una missione più ostica accessibile, concordandosi magari con il proprio party. Oltre che valida come esperienza single player, Outriders sembra dare il meglio di sé in coop fino a tre giocatori, che possono essere trovati con il matchmaking online, ma che ovviamente è preferibile siano conoscenti e amici, vista anche la completa assenza di qualsivoglia sistema di ping o metodo di comunicazione in-game, il quale speriamo venga ovviamente aggiunto nel corso delle prossime patch.
È in particolar modo importante anche coordinare la propria squadra in base alle quattro classi disponibili, come accennato prima incredibilmente personalizzabili, ma che rispettano alcuni canoni imprescindibili. Ognuna ha infatti dei bonus fissi che può sfruttare, come la possibilità di curarsi infliggendo danno solo da determinate distanze, o abilità che possono essere combinate con altre della propria squadra per creare combo letali. L’albero delle skill sembra essere una delle parti più riuscite dell’intero gioco: è incredibilmente completo ed esteso, nonché resettabile in qualunque momento per essere riprogrammato e pieno di opportunità che si riescono a cogliere solo dopo svariate ore di gioco. All’aumentare dei giocatori in un team, anche la forza dei nemici sale proporzionalmente, costringendo automaticamente i giocatori a collaborare con strategie efficienti. Un plauso va fatto anche alla fantastica intelligenza artificiale, che salvo momenti di bug e qualche indecisione, è contestualizzata per ogni tipo di nemico, che a volte cercherà di saltarvi addosso, altre di nascondersi per cecchinarvi, o ancora di accerchiarvi e prendervi alle spalle. Non abbiamo probabilmente ancora fatto la conoscenza di tutti i tipi di nemici, che per ora sembrano però molteplici e alquanto vari, ci resta quindi da scoprire se il gioco si appiattirà sotto questo aspetto o se presenterà sorprese inaspettate.
Outriders è pur sempre un Game as Service
Pur restando con i piedi per terra, e svolgendo bene il suo lavoro come GDR, Outriders finisce purtroppo per essere succube del suo stesso genere. Il GaaS dà e il GaaS toglie, e a fronte di una mole contenutistica soddisfacente già al day one, alcuni problemi sono purtroppo presenti semplicemente a causa del mercato di riferimento dell’opera. Nonostante la storia del mondo sia ben approfondita grazie a dialoghi secondari, documenti e quantità di manufatti incalcolabili, la struttura da multiplayer online mina ovviamente la narrazione, a fronte del maggior divertimento che la coop può garantire. Le cutscene d’intermezzo spezzano fin troppo spesso l’azione, e abbiamo avuto molte volte l’impressione – già nelle prime ore di gioco – che non ci fosse molta armonia fra la storia e le sezioni ludiche. Vivere l’esperienza in singolo permette di godere maggiormente dell’affascinante mondo portato in ballo da People Can Fly, ma alcuni problemi (come lo skip dei dialoghi che non si limita a singole frasi, ma salta intere discussioni, costringendo i giocatori a dover sentire ogni periodo per capirci qualcosa) minano il ritmo con cui gli eventi scorrono, portando questi al di sotto della qualità a cui le classiche esperienze per giocatore singolo ci hanno abituato. Non mancano però sin da subito i colpi di scena e i momenti di tensione, come anche il carattere di un protagonista tutt’altro che anonimo che sembra reagire bene agli eventi e dare il giusto pizzico di pepe, contribuendo a far apprezzare – anche superficialmente – la narrazione di Outriders, e creando la giusta curiosità e voglia di continuare.
A proposito di ciò, questo è personalizzabile attraverso un editor, ed è possibile creare un totale di 6 personaggi per account (più che sufficienti, viste le sole 4 classi presenti), anche se il risultato finale sarà solo parzialmente originale data la relativa scarsezza dei modelli presenti. Il lato grafico è probabilmente il tallone d’Achille dell’esperienza. Nulla di particolarmente grave, ma questo non ha la carica artistica che avrebbe potuto concedersi, e nonostante i singoli modelli siano in sé per sé ben elaborati, gli scorci mozzafiato non sono poi tanti, anche se la varietà degli scenari risulta per il momento piuttosto ben elaborata. Le animazioni fanno spesso storcere il naso, e in linea di massima la palette cromatica è abbastanza spenta e standard, anche se gli effetti dei poteri riescono a ravvivare la fiamma che lo schermo dovrebbe emettere continuamente. Insomma, il compitino è stato svolto, anche discretamente a dirla tutta, ma opere come Destiny sono riuscite a rendere le infinite luci e particelle su schermo iconiche del brand, mentre Outriders sembra essere ancora piuttosto timido sotto l’ambito della creatività grafica e artistica.
In prossimità del day one, il gioco presenta (com’è ormai consuetudine) alcuni problemi. Vuoi per bug visivi e glitch vari, vuoi per il cross-play problematico, alcune patch correttive dovranno rendere la build attuale più stabile. Tuttavia, nel corso dell’esperienza non sono stati molti i bug invalidanti a palesarsi, con giusto qualche sé e qualche ma per lo stato attuale del gioco, siamo sicuri che questi resteranno un ricordo già nel giro di qualche settimana. Al momento della stesura di questa recensione in corso di Outriders, non abbiamo ancora avuto modo di mettere mano sull’endgame, in quanto siamo posizionati verso quella che sembra circa la metà della campagna. Questa ci ha per il momento lasciato delle impressioni piuttosto positive, nonostante diversi ambiti che andrebbero rivisti e che speriamo migliorino con l’accumularsi delle ore di gioco, e degli aggiornamenti. Restiamo in attesa di provare con mano soprattutto le attività finali dell’opera, che dovranno tenerla viva nel corso dei prossimi mesi, o perché no, anni. Appuntamento quindi sul nostro portale, dove vi parleremo presto della qualità dei contenuti aggiuntivi a cui sarà possibile accedere una volta terminata la campagna principale, che potrebbe migliorare la già solida esperienza al punto da renderla un capo saldo del mercato, e della restante parte della campagna principale di Outriders.