In un lunghissimo post pubblicato poco fa sul forum più famoso dedicato al settore videoludico ResetEra da Thomas Mahler, il CEO di Moon Studios e game director di Ori and the Blind Forest e Ori and the Will of the Wisps, è stata lanciata un’invettiva verso coloro che lui stesso definisce i “venditori di bugie dell’industria“, ossia quelle figure o quegli studi che pur di vendere il loro nuovo prodotto lo pubblicizzano in maniere fraudolente. Più precisamente, Mahler ha attaccato Peter Molyneux, creatore della serie Fable, il creatore di No Man’s Sky e fondatore di Hello Games Sean Murray e lo studio CD Projekt Red. Nel suo discorso, il game director ha inveito contro queste figure che hanno puntato troppo in alto nelle loro campagne di marketing, abbindolando centinaia di migliaia di fan e appassionati, per poi non rispettare nessuna delle promesse fatte.
Tutto è iniziato con Molyneux. Era il maestro dell’inganno, che invece di dire come sarà il suo prodotto parla del perché dovresti esserne entusiasta. E poteva anche andar bene, finché non acquistavi il gioco e non c’era nulla di tutto ciò che era stato promesso. […] Sean Murray avrà sicuramente preso ispirazione da lui, in quanto la campagna di marketing di No Man’s Sky si è basata completamente su delle bugie. Persino a giorni dal lancio ufficiale del gioco, Murray parlava di un multiplayer che non era stato nemmeno implementato e ha fatto credere ai consumatori che il suo gioco sarebbe stato come “un Minecraft nello spazio”. […] I PR di CD Projekt Red avranno preso lezioni da questi due schemi di marketing e sono andati completamente fuori di testa, spacciando la loro opera come una sorta di Grand Theft Auto Sci-Fi in prima persona, cosa che purtroppo Cyberpunk non è mai stato fin dal principio. Ogni video pubblicato da CDPR è stato confezionato in maniera perfetta, per dare ai giocatori l’idea che avrebbero giocato a qualcosa di mai visto prima, portando anche alla straordinaria cifra di 8 milioni di preordini.
Il game director di Ori and the Will of the Wisps conclude il suo attacco dicendo che il suo intento non è quello di mettere in cattiva luce le persone che hanno lavorato a questi prodotti, ma è quello di evidenziare una delle forme più ignobili di marketing che sono spuntate fuori in questi ultimi anni, sperando che questo suo sfogo che lui definisce “come un chip che aveva bisogno di strappare dalle sue spalle” possa far riflettere molti più consumatori, che magari in futuro non caschino ancora in queste campagne pubblicitarie fraudolente.