Il rapporto tra l’uomo e la natura è sempre stato controverso, e in un mondo in cui l’evoluzione e la tecnologia hanno preso il sopravvento, a volte tendiamo a dimenticarci della sua importanza, sia visiva, sia pratica. Immergendoci in essa con tutti i suoi pro e i suoi contro, è l’ora di avventurarsi in Open Country, titolo di FUN Labs pubblicato da 505 Games che farà il suo debutto oggi 10 giugno 2021 e di cui vi proponiamo la recensione.
Abbiamo avuto modo di provare il titolo in anteprima circa un mese fa, con delle idee interessanti che ci si sono presentate davanti e pronte per sbocciare in maniera definitiva. Tuttavia la prima build su cui abbiamo messo le mani soffriva di alcune criticità che difficilmente potevamo tralasciare, e purtroppo molte di queste si sono presentate anche in seguito. Se vi state chiedendo quali sono i pro e i contro di Open Country, scopritelo di seguito nella recensione.
Addio al caos, benvenuta alla pace
Anche se con i secoli l’uomo ha imparato a farci l’abitudine, vivere in una città o in una metropoli è fonte di stress e caos, in netto contrasto con una vita all’aria aperta. Il prologo di Open Country si apre proprio con questa premessa, con il nostro protagonista ormai saturo di tutto il malessere accumulatosi in una vita da impiegato in ufficio. Numeri, dati, traffico, inquinamento acustico. Tutte cose che non fanno per lui, e che gli ricordano quanto era bella la vita immerso nella natura. Dallo stress alla “pazzia” il passo è breve, e per tornare alla tranquillità lascerà il lavoro e partirà all’avventura.
Parte così il gioco vero e proprio, dove senza troppi preamboli entreremo in uno chalet e troveremo lavoro in cambio di vitto e alloggio. Il proprietario sarà solo il primo di coloro a cui daremo una mano, e ad ogni incarico completato guadagneremo sia esperienza, sia dei “verdoni”. Il personaggio che guideremo sarà personalizzabile tramite un semplice editor, dove potremo scegliere se essere uomo o donna, e alcuni tratto del viso tra i pochi disponibili. Non sarà importantissima tale personalizzazione, perché la vera protagonista di Open Country è la natura stessa, e il modo in cui conviveremo con lei.
Simbiosi
Ci troveremo quindi a svolgere missioni e compiti in 3 diverse location, delle mappe aperte che mixeranno diverse morfologie, dalla calda foresta e i laghi, fino ai picchi innevati. La nostra vita selvaggia però sarà tutt’altro che semplice, perché i compiti da svolgere saranno solo la punta dell’iceberg. Open Country si presenta come un gioco che unisce le componenti esplorative, la caccia, la pesca e l’utilizzo di veicoli, a delle intriganti meccaniche survival, dove dovremo tenere conto della fame, dell’idratazione, oltre chiaramente al nostro livello di vita e di riposo. Già, perché anche dormire è importante, e sarà necessario essere equipaggiati a dovere ed accamparti in qualche buon punto.
Il nostro personaggio sa già cavarsela alla grande nella natura selvaggia, ma saremo noi a doverlo guidare, e quindi apprendere tutte le meccaniche di crafting, della gestione del peso degli oggetti e così via, per creare da noi tutto l’occorrente per la nostra avventura nel mondo di gioco. Eccoci quindi a creare dei bivacchi in un accampamento, a costruire i nostri strumenti, a raccogliere le materie prime che la natura stessa ci fornisce, e ad orientarci con la mappa di gioco e la bussola che abbiamo in dotazione.
Nelle fasi di caccia dovremo anche essere attenti a non farci vedere dagli animali o a non fare troppo rumore, cosa essenziale se vogliamo mandare a segno il colpo. Il sistema di shooting è discreto, anche se potrebbe essere migliorato ancora di più (certo sia chiaro, non siamo di fronte ad un simulatore esclusivamente di caccia).
C’è del lavoro da fare!
La cosa che più ci piace delle fasi di esplorazione, è l’effettiva sensazione di pace e tranquillità che le tre ambientazioni richiamano, nonostante alcune fasi più concitate possano mettere a rischio la vita del protagonista. È evidente il senso di appartenenza – e in un certo senso di amore – verso la natura che il team ha infuso nel gioco.
Proprio per questo si rivela un terribile peccato che buona parte dell’esperienza sia bullizzata da diverse problematiche sul piano tecnico, che vanno senza mezzi termini a rovinare parte dell’immersione e della godibilità del titolo. Tralasciando alcuni problemi sovvenuti nel doppiaggio (in inglese) del gioco, che inoltre specialmente nel protagonista maschile si è rivelato un po’ caricaturiale, Il comparto tecnico il giorno del lancio del gioco si è rivelato un colabrodo: bug che bloccano la direzione della telecamera e la camminata del personaggio, incastri su oggetti sia a piedi sia sui veicoli, texture che si caricano decisamente in ritardo, le stesse che poi negli spazi più ampi perdono nettamente qualità in lontananza, e ancora effetti pop up e tante altre piccole magagne che ci faranno sembrare su un campo minato. Ribadisco che si tratta di un vero e proprio peccato, perché se non fosse per queste pecche l’ambientazione e il comparto grafico sarebbero ad un buon livello.
Non si tratta delle uniche cose che ci fanno storcere il naso, perché anche alcune delle caratteristiche “di contorno” si sono rivelate abbastanza inappropriate. Primo tra tutti il menù di gioco, spoglio e amatoriale, anche se rapido ed essenziale; in secondo piano, ma con un impatto più grande, troviamo la colonna sonora, che a parte una più che calzante traccia di apertura, trova molte delle tracce in game abbastanza fuori contesto, che conferiscono al giocatore una sensazione di “sbagliato”, dato che sono in netto contrasto con l’evocativo dell’ambientazione.
Al netto delle buone idee presentate dal gioco e dal comparto ludico, attenderemo ulteriori aggiornamenti e patch prima di assegnare una valutazione definitiva ad Open Country in recensione, dato che gran parte dei problemi sono legati al lato tecnico e possono essere risolti dal team.