Mickey 17, Recensione: Quando il Futuro Distopico è più Reale che mai

Mickey 17 di Bong Joon-ho è un viaggio di fantascienza che critica il capitalismo e l’alienazione, con grandi interpretazioni di Robert Pattinson e Mark Ruffalo e una regia visionaria: ecco la nostra recensione.

Giacomo Dotti
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Giacomo Dotti
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Giacomo è un laureato in Cinematografia con un Master in Produzione e Distribuzione, aspirante regista con una grande passione per la fantascienza. Da sempre affascinato dal...
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8.5 Ottimo
Mickey 17

Bong Joon-ho torna dietro la macchina da presa dopo Parasite del 2019 con Mickey 17, un’opera di fantascienza che, come nelle sue precedenti pellicole, usa il genere per parlare del presente. Il regista sudcoreano, già autore di film acclamati come Parasite e Snowpiercer, mette in scena una riflessione cruda e attualissima sulla società contemporanea, in particolare quella statunitense. In questa recensione vedremo come Bong utilizza il viaggio interstellare come metafora di un sistema che sfrutta l’individuo fino all’osso.

Il paradosso della tecnologia che rende l’uomo “sacrificabile”

Il protagonista, interpretato da un bravissimo Robert Pattinson, è un uomo riluttante, costretto a reincarnarsi più volte in una missione suicida per la colonizzazione di un pianeta ghiacciato, raccontato nel film come qualcosa di “puro” e “inviolato”. Mickey è un “sacrificabile”, un clone umano stampato per svolgere i lavori più rischiosi e ripetere il ciclo all’infinito in nome della scienza e del progresso, mantenendo però i ricordi di ogni morte. Una condizione che, per quanto apparentemente fantascientifica, non è così lontana dalla realtà: il film richiama le logiche del capitalismo moderno, dove il lavoratore viene spremuto al massimo, sostituibile e sacrificabile per il bene del sistema.

Bong Joon-ho racconta con lucidità il paradosso di una società in cui il progresso tecnologico non ha eliminato lo sfruttamento, ma lo ha reso ancora più raffinato e subdolo. La ripetitività della vita di Mickey richiama l’alienazione del lavoro contemporaneo, dove ogni individuo è incastrato in un ingranaggio che chiede sempre di più, senza possibilità di fuga. L’America odierna viene così riflessa in un futuro distopico che sembra, in realtà, fin troppo realistico, incarnato alla perfezione dalla sorprendente interpretazione di Mark Ruffalo.

Il film si inserisce in una lunga tradizione di opere di fantascienza che usano il genere per criticare la società, come Alien o Blade Runner di Ridley Scott o Fahrenheit 451 di François Truffaut. La fantascienza non è mai solo spettacolo visivo, ma una lente attraverso cui analizzare il presente. Bong Joon-ho lo sa bene, e costruisce un mondo narrativo affascinante, dove il confine tra uomo e macchina, tra libero arbitrio e condizionamento, si fa sempre più labile.

A livello registico, Bong mantiene il suo stile inconfondibile: il film mescola momenti di tensione, ironia pungente e una satira sociale che colpisce nel segno. La fotografia e la scenografia sono ricercate e fredde, evocando la solitudine dello spazio e l’oppressione del sistema in cui si trova intrappolato Mickey. La colonna sonora amplifica il senso di inquietudine, mentre il montaggio alterna scene d’azione a momenti più introspettivi, permettendo allo spettatore di immergersi nella psicologia del protagonista.

Performance attoriali fatte su misura

Robert Pattinson offre un’interpretazione intensa e sfaccettata. Il suo Mickey (17) non è un eroe nel senso tradizionale, ma un uomo comune, spaesato e sopraffatto da una realtà che sembra non lasciargli via di scampo. Una scelta che rende il personaggio ancora più vicino al pubblico, poiché tutti possiamo riconoscerci in lui: bloccati in dinamiche che ci consumano, in un sistema che esige tutto da noi, persino la nostra vita, o le nostre vite, come nel caso di Mickey. Pattinson dimostra una notevole versatilità nel modulare voce e carattere di ogni versione del suo personaggio, rendendo ogni reincarnazione unica. Questo aspetto è particolarmente evidente nella versione in lingua originale, dove la sua performance vocale aggiunge ulteriore profondità al racconto.

Anche Mark Ruffalo offre una performance straordinaria, interpretando un personaggio complesso e molto controverso, soprattutto per questi tempi. La sua recitazione risulta ancora più efficace nella versione in lingua originale, dove le sue sfumature vocali e l’intensità della sua interpretazione emergono con maggiore forza, rendendo il suo ruolo uno dei più memorabili del film.

Un futuro distopico è più attuale che mai

Un film che, al di là della sua ambientazione futuristica, parla del presente con una crudità disarmante, ponendoci di fronte a moltissime tematiche di attualità in modo diretto e senza troppi giri di parole. Riesce a toccare tutti gli argomenti più scottanti della società odierna come la situazione ambientale, lo sfruttamento degli animali, delle persone, ma anche argomenti legati alla sessualità e alla fluidità di genere. Senza soffermarsi troppo in inutili spiegoni, ma mostrandolo con poche ed intelligenti inquadrature.

Con Mickey 17, Bong Joon-ho dimostra ancora una volta la sua maestria nel raccontare storie potenti e attuali, utilizzando il linguaggio del cinema per smascherare le contraddizioni del mondo moderno. Il film non solo intrattiene, ma lascia nello spettatore un senso di inquietudine e riflessione, spingendolo a interrogarsi su temi profondamente radicati nella nostra società. Una pellicola che, come le migliori opere di fantascienza, guarda al futuro per parlare del presente, senza mai perdere il contatto con la realtà.

Mickey 17
Ottimo 8.5
Voto 8.5
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Contributor
Giacomo è un laureato in Cinematografia con un Master in Produzione e Distribuzione, aspirante regista con una grande passione per la fantascienza. Da sempre affascinato dal potere del racconto cinematografico, trova ispirazione nei lavori di Tarantino, Spielberg e Allen. Oltre al cinema, è un appassionato di fumetti e carte TCG, mondi narrativi che alimentano la sua creatività e visione artistica.