Oltre il pop: alla scoperta di 10 band alternative

Il panorama del rock, del metal e di tutti gli altri sottogeneri della musica che nella nostra società è definita più “alternativa” rispetto classiconi.

Gianluigi Crescenzi
Di Gianluigi Crescenzi - Deputy Editor Lettura da 16 minuti
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Il panorama del rock, del metal e di tutti gli altri sottogeneri della musica che nella nostra società è definita più “alternativa” rispetto classiconi italiani e alle hit di piena estate, è da sempre la via di fuga di milioni di ascoltatori. Non si tratta solamente di sonorità diverse o di gusti diversi da masse più ampie, ma di vere e proprie culture e filosofie che in decenni di storia hanno saputo regalarci il meglio. Nomi su nomi sono diventati i punti di riferimento per tutta la musica che è stata e tutta quella che sarà. Tuttavia esiste una moltitudine spropositata di gruppi emergenti o artisti poco conosciuti che sgomitano a suon di note sui palchi più piccoli, figli di una sottocultura urbana potenziatasi con le varie influenze artistiche, grazie all’ascolto dei grandi del passato e contemporanei. Sarebbe sbagliato e quasi offensivo definire alcuni generi come “di nicchia”, e sarebbe altresì importante esplorare e assaporare tali sonorità con l’accuratezza che meritano. Spostandoci qua e là per il mondo, è possibile venire a conoscenza di realtà fantastiche, che paradossalmente anche l’ascoltatore medio potrebbe trovare fruibili e particolarmente ispirate. Non a caso la musica più in voga è definita “commerciale”, perché funge da effetto placebo per la società odierna che – senza nasconderci dietro ad un dito – da più importanza alle vendite, rispetto alla qualità (salvo rare eccezioni) e creando prodotti più adatti e fruibili dalle grandi masse. Ecco qui che dal sottobosco musicale arrivano quindi delle perle inaspettate, quelle scintille figlie di chi la musica la sta creando per pura passione, per puro amore. Chi più e chi meno, in questo periodo alcuni stanno ricevendo la meritata attenzione, mentre altri stanno lavorando a nuove incisioni che vadano a consacrarli definitivamente, e altri ancora che nonostante qualche album sulle spalle (e grandi riconoscimenti) non sono riusciti a fare breccia nel nostro mercato. Di seguito, vado a consigliare a voi, nostri lettori, una serie di gruppi molto interessanti, facenti parte di vari generi musicali meno commerciali, e che possono rivelarsi degli ascolti particolarmente adatti ad alcune situazioni della vostra giornata, o magari, della vostra vita. Non si tratta di una classifica, ma di una lista in ordine sparso.

Blackfield

blackfield

Per iniziare partiamo da una band non troppo conosciuta ai più, ma che sicuramente farà suonare un campanello d’allarme a qualcuno, specialmente a coloro che conoscono bene Steven Wilson e i suoi numerosi progetti (tra cui i ben più famosi Porcupine Tree). Dopo la nascita della band nel 2001 dall’incontro dell’artista inglese con l’israeliano Aviv Geffen, hanno iniziato a lavorare al primo album, che superando alcuni problemi presentatisi in fase di registrazione, è arrivato nel 2004: Blackfield. Da quel momento in poi, i loro lavori si sono presentati al pubblico in maniera quasi costante, con l’attesa tra i 3 e i 4 anni ciascuno, fino ad arrivare all’ultimissimo “Blackfield V” del 2017. Lì dove il primo e il secondo album (“Blackfield II”) presentavano uno stile molto simile tra loro, da “Welcome to My DNA” in poi le sonorità hanno inevitabilmente subito una sterzata, ma mantenendo l’inconfondibile stile malinconico di fondo. La caratteristica principale delle opere di Wilson e Geffen sta proprio nell’intimità dei sentimenti, estrapolata in modo struggente nota dopo nota. Non si tratta di depressione, ma del conoscere e mettere a nudo le proprie sensazioni col potentissimo strumento che è la musica. Al contrario di quello che si può pensare di primo acchitto quindi, le tracce dei Blackfield sono un’incitazione a
conoscere sé stessi, e a superare il dolore.

Karnivool

karnivool

Spostandoci nella patria degli AC/DC troviamo uno dei gruppi più interessanti degli ultimi anni nel panorama progressive e psichedelico. La band australiana è attualmente attiva e procede con i suoi tour, specialmente in patria, anche se la pubblicazione del loro ultimo anno risale ormai al 2013 (sperando non stiano imboccando la stessa strada dei Tool in tal senso). Nati nel 1997, la musica dei Karnivool rispecchia sonorità peculiari per il genere progressive rock moderno, dopo un avvio con Themata che li aveva visti più vicini al nu metal. Sperimentando e conferendo alla voce un’importanza doppia, utilizzando spesso giochi di voci e sovrapposizioni vocali (anche con l’aiuto di qualche effetto, che non guasta mai), il loro registrato si ferma attualmente dopo soli 3 album, 2 EP e svariati singoli. Mentre speriamo di ritrovarli presto con un nuovo album, vi consiglio caldamente di recuperare quanto di buono fatto fin ora.

Leprous

leprous

Dato il loro crescente successo nell’ultimo anno, molto probabilmente di tutti i gruppi di cui parleremo, i Leprous sono quello più conosciuto. Il gruppo progressive metal proveniente dalla fredda Norvegia, milita nel panorama musicale dal 2001, rivivendo tuttavia una seconda giovinezza in questi ultimi anni. La band di Einar Solberg e di Tor Oddmund Suhrke è attualmente in fase di registrazione di un nuovo disco, due anni dopo l’uscita di “Malina”. “Pitfalls”, questo il suo nome, esordirà nel mercato musicale a partire dal 25 ottobre di quest’anno. Stando alle dichiarazioni, questo nuovo lavoro si allontanerà dalle tonalità dell’album del 2017 (che già a sua volta è stato molto sperimentale per la band), e quindi saremo tutt’orecchi.

Sleeping At Last

sleeping at last

Cambiando totalmente genere rispetto a quanto ascoltato fin ora, parliamo di Sleeping At Last. Creatori di musica sognante e con un sapiente utilizzo di melodie cerate in primis con piano ed archi, si concentrano su tutto ciò che può essere legato alle emozioni, sciogliendo come neve anche quelle più contorte. Il progetto, nato a Chicago dall’arte di Ryan O’Neal, è quindi votato ad un pubblico molto particolare, che tende ad emozionarsi con suoni ed armonie che proiettano la mente su altri pianeti, creando vere e proprie immagini nella nostra testa. Le produzioni variano da tracce completamente strumentali, a pezzi dove anche la voce ha il suo pieno ruolo. Dagli album originali alle cover di pezzi famosi, alle soundtrack di importanti produzioni fino alle collaborazioni degne di nota con alcuni grandi della musica (come Billy Corgan degli Smashing Pumpkins, per citarne uno), la musica di Sleeping At Last è quella di cui magari avete sempre avuto bisogno, ma senza saperlo. Il fiore all’occhiello delle produzioni rimane in ogni caso “Atlas”, una serie di tracce basate sull’origine dell’universo, che vede già molte canzoni pubblicate, ed altre in arrivo.

Uncovered for Revenge

Uncovered for Revenge

Il nostro viaggio stavolta non ci porta troppo lontano, perché la band emergente di cui parliamo è proprio italiana, più precisamente di Roma. Gli Uncovered for Revenge nascono dal panorama underground, distinguendosi non solo per gli ottimi lavori, ma anche per la voglia di “ribaltare il il palco” alternative rock nostrano. Tuttavia cercare di attribuire un genere preciso alla band potrebbe risultare fuorviante, perché il gruppo stesso si affida semplicemente all’istinto, ed ogni catalogazione potrebbe tuttavia risultare errata. Alla band già esistente da anni, nell’ultimo periodo è stato effettuato un cambio alla voce, passando da maschile a femminile, e stravolgendo completamente lo stile ed il genere che fino a quel momento li caratterizzava. Questo e altre decine di motivi legati alla forte coesione tra i membri della band (Giorgia Albanesi alla voce, Stefano Salvatori alla chitarra, Daniele Sforza al basso e Matteo Salvatori alla batteria), li hanno portati a creare delle tracce fortemente basate sulle esperienze personali, di vita vissuta, a volte proprio dei singoli. Il risultato è una musica graffiante, arricchita da un velo di intimità nelle liriche, e una struttura delle canzoni pressoché semplice, che non vuole appesantirsi di arzigogoli e virtuosismi vari superflui. Con la grintosa voce di Giorgia e le adrenaliniche performance strumentali, gli Uncovered for Revenge vogliono pian piano tirar fuori gli artigli e dire la loro (e hanno tutte le carte in regola per riuscirci). Dopo la firma con la loro etichetta solo un anno fa e con la pubblicazione del loro primo album con questa formazione, “Daybreak”, si preparano per un tour che li vedrà impegnati nell’Europa dell’est proprio a fine settembre. Teneteli sott’occhio!

https://www.youtube.com/watch?v=k6lCnqeMN8I

John Butler Trio

john butler trio

Una chitarra di cose può dirne parecchie, e anche questa volta torniamo in Australia, con il mai troppo acclamati John Butler Trio. Il frontman, come da nome, è proprio John Butler, californiano di nascita ma trasferitosi in Oceania da bambino. La band nasce nel 1998, ma solamente nel 2000 è stato pubblicato il loro primo EP, “JBT EP”. Non stiamo tuttavia parlando di qualcuno di sconosciuto, perché in Australia hanno raggiunto vette incredibili, tra cui anche due Dischi di Platino. Le sue performance sono famose per essere eccellenti sia in studio, sia in live, suonando e percuotendo allo stesso tempo la sua chitarra per creare anche il ritmo. L’ultimo album uscito, per ora, è “HOME”, dello scorso anno. Un groove incalzante, una poesia musicale per tutte le età e per tutti i gusti. Vi ricordiamo che il prossimo anno Butler sarà in tour da solista in Europa e Regno Unito, e non c’è bisogno che vi dica che vale assolutamente la pena sentirlo dal vivo!

The Dead South

The Dead South

Nella terra degli aceri, in Canada, nasce una delle band più interessanti del momento nel panorama folk/bluegrass. Chitarra, banjo, mandolino o violoncello, i quattro ragazzi di Regina si divertono e fanno divertire con il loro sound spiccatamente campagnolo, ricco tuttavia di una modernità intrinseca. La carriera dei The Dead South nel panorama musicale d’oltreoceano nasce nel 2013 con l’EP d’esordio “The Ocean Went Mad and We Were to Blame”, ma la consacrazione definitiva è arrivata nell’anno successivo con la pubblicazione dell’album “Good Company”, dal quale è tratto il brano che vi proponiamo di seguito. Il loro ascolto, data la spiccata allegria delle canzoni, è consigliato soprattutto in giornate soleggiate e/o in ambienti dove il divertimento è la prima regola da seguire!

Lucid Planet

lucid planet

L’Australia è una fucina di talenti negli ultimi anni nell’ambito progressive psychedelic metal, e i Lucid Planet provengono proprio da Melbourne. Il sound della band, attualmente a lavoro sul secondo album, ha delle influenze proprio dei già citati Karnivool, ma ispirandosi anche a dei mostri sacri come i Tool e i Pink Floyd. Tuttavia i Lucid Planet si spingono anche su sonorità tribal, chiarendo che il gruppo non voglia fossilizzarsi su un singolo genere, ma tirando fuori quello che più esce spontaneo dagli input di ogni membro. Il primo album, che porta il nome della stessa band, è disponibile al pubblico dal 2015, vanta un’atmosfera molto suggestiva sul piano della ritmica, e creando una sinestesia perfettamente coerente con i colori e la copertina del disco. Una grande sorpresa!

Majestica

majestica

Tornando in scandinavia, vi segnalo i Majestica. La band svedese ricorda molto i Sonata Arctica, ma tra le influenze principali troviamo gli Helloween e gli italiani Rhapsody of Fire. Tommy Johansson e compagni suonano un power metal sinfonico, e tra tutte le proposte di questo articolo è la band di cui l’ultimo album è il più recente: datato giugno 2019, si intitola “Above the Sky”. Entrati nel panorama power metal nel 2004 col nome di ReinXeed (e con una produttività che contava un album all’anno dal 2008 al 2013), questo loro lavoro è il primo con il nome di Majestica. La potenza e allo stesso tempo la linea melodica delle loro creazioni si fonde l‘epicità dei testi alla velocità conturbante di esecuzione, senza dimenticare le graditissime aggiunte di orchestrazioni.

Ryan Ike

where the water tastes like wine

Questa volta, mi concedo una piccola libertà, forse barando un po’. Come Link Wray ha insegnato che anche con una traccia strumentale si può dire molto (tanto che addirittura “Rumble” fu censurata perché “incitava alla violenza di strada”, senza dire una parola), Ryian Ike fa del suo punto di forza proprio la parte strumentale, essendo principalmente compositore e sound designer, e non un “performer” vero e proprio. Tuttavia ha creato dei lavori incredibilmente interessanti, colonne sonore veramente splendide nell’ambito dei videogiochi indipendenti, tanto da guadagnare anche diversi riconoscimenti. Tra i suoi lavori figurano anche Gunpoint, Frog Fractions 2, West of Loathing, e Where the Water Tastes Like Wine. Proprio la colonna sonora di questo, l’ultimo in ordine di tempo, ha riscosso un macroscopico consenso in tutto l’ambiente, grazie alle sue tracce fortemente caratteristiche. Il videogame di cui si parla è basato su un viaggio, durante il quale dobbiamo apprendere e raccontare delle storie in tutto il territorio americano, e quindi l’album richiama non solo le varie sonorità tipiche dei vari stati degli USA, ma lo fa accostando il tutto ad un’anima puramente country/blues. I suoi brani, soprattutto quelli tratti da quest’ultimo album, sono adatti all’ascolto anche se discostati dal videogioco in questione. Il pezzo che vi proponiamo, è stato registrato con la collaborazione della famosa stella di youtube Jillian Aversa.

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Di Gianluigi Crescenzi Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.