Quando uscì il primo Octopath Traveler, ormai diversi anni fa, in pochi si aspettavano un gioco di ruolo tanto tradizionale quanto bello da vedere. La chiave di tutto era nel suo saper omaggiare la classica tradizione dei vecchi JRPG a 16 e 32-bit, non negandosi un tuffo nella modernità di un comparto tecnico che sfruttava un gran numero di chicche grafiche ed estetiche offerte dall’Unreal Engine. Il successo inaspettato del gioco Square Enix permise al team di sviluppo di dedicarsi sia a un prequel mobile della saga – Champions of the Continent – che al ben più incisivo Triangle Strategy, figlio illegittimo del fu Final Fantasy Tactics. Ora con Octopath Traveler 2, che analizziamo in questa recensione, un altro omaggio eccellente è servito, andando a smussare tutti gli angoli imperfetti che non permisero al primo capitolo di sfiorare la perfezione.

More of the same, better

Meglio dirlo subito: Octopath Traveler 2 è praticamente identico al suo predecessore, sotto quasi ogni punto di vista. Innanzitutto, la scelta di raccontare otto vicende incentrate su altrettanti protagonisti, è presa di peso dal primo episodio. Certo, i personaggi tenderanno a non incontrarsi mai (tranne che nelle battute finali dell’avventura), ma è pur vero che il modo in cui Acquire ha tratteggiato il tutto ha del sorprendente.

La maggior interazione tra gli otto viandanti rende Octopath Traveler 2 narrativamente più fluido e coerente, nonostante i nuovi protagonisti potrebbero apparire di primo acchito come una “fotocopia” degli otto che li hanno preceduti. Ciò è vero solo in parte, visto che le loro storie sono decisamente avvincenti, complice anche una linea narrativa più adulta e incisiva, anche rispetto ai toni di per sé notevoli raggiunti dal primo Octopath. Di base, andremo a scegliere un protagonista principale e, completato il suo capitolo iniziale, saremo chiamati a reclutare gli altri viandanti nell’ordine che preferiremo.

A tal proposito il gameplay non ha subito stravolgimenti, con il giocatore libero di reclutare i viandanti nell’ordine che preferisce, attraversando poi le località e, quindi, i capitoli delle varie storie. L’ordine con cui questi andrebbero giocati non è imposto, bensì solo suggerito, rafforzando l’idea che le otto storie si svolgano tutte nel mondo di Solistia. Ciò permetterà anche a chi non ha giocato il primo Octopath di gettarsi a capofitto nel sequel senza troppi fronzoli.

Lato gameplay è stata senza dubbio incrementata anche la meccanica delle Azioni di viaggio, ossia speciali abilità che i viandanti possono usare per interagire coi vari PNG: ogni personaggio ne possiede una per il giorno e una per la notte e ciò permetterà di rallentare la narrazione a proprio piacimento, scoprendo curiosi retroscena sui vari protagonisti del gioco (anche se forse, alla lunga, le Azioni di viaggio tendono ad assomigliarsi un po’ troppo).

Per il resto preparatevi a una sovrabbondanza di missioni secondarie, alla fine delle quali potrete mettere mano a una quantità spropositata di armi o armature che nei negozi vi costerebbero cifre da capogiro. Ma non solo: ogni volta che entrerete in una nuova città o in un nuovo scenario, sentirete il bisogno di esplorare ogni vicolo e parlare con ogni singolo PNG per scoprire le possibilità che offrono le varie ambientazioni, il tutto al di fuori dell’obiettivo principale.

Acquire non ha cambiato neppure troppo il sistema di combattimento, incentrato ancora una volta sulle condizioni note come Dominio e Potenza. Quando il giocatore colpirà il nemico nel suo punto debole, azzererà i suoi scudi facendogli perdere un turno. Successivamente, la meccanica del Dominio servirà a chiudere più velocemente i duelli, evitando così che il nemico possa sopraffarci con attacchi devastanti. Questo meccanismo diventerà pressoché fondamentale durante le numerose boss fight, in cui saremo chiamati anche a consumare uno o più Punti Potenza accumulati dopo ogni turno di gioco. Questi, in soldoni, consentiranno di attaccare più volte nello stesso turno o di potenziare un’abilità specifica. Detto così, potrebbe sembrare un combat system piuttosto banale, ma vi assicuriamo che non è affatto così: velocità e precisione sono infatti le parole chiave da prendere in considerazione, sebbene forse è stato adottato un livello di difficoltà maggiormente rivolto verso il basso.

Per quanto riguarda invece la questione puramente grafica, esattamente come il primo Octopath Traveler anche questo sequel si impone come un JRPG volutamente “vecchia scuola”, caratterizzato da una bellissima estetica in pixel art che fonde suadentemente 2D e 3D grazie all’utilizzo dell’Unreal Engine 4. Avendo giocato Octopath Traveler 2 su Nintendo Switch possiamo tranquillamente definirlo come un gioiellino, particolarmente denso di dettagli ed effetti visivi realmente sorprendenti. Rispetto alla versione per console PS5, sulla console ibrida Nintendo il gioco sembra girare a “soli” 30 fotogrammi al secondo, oltre al fatto che manca delle ombre dinamiche viste nella versione current-gen per la piattaforma Sony. Anche direzione artistica e la colonna sonora, realizzata ancora una volta dal bravissimo Yasunori Nishiki, hanno un impatto fortissimo sulla resa finale.

Octopath Traveler 2

8

Octopath Traveler 2, pur essendo un more of the same all'ennesima potenza, è un davvero un gioiellino. Tanti combattimenti casuali a turni come nei vecchi Final Fantasy, otto storie che si intersecano solo marginalmente e solo alla fine, vanno di pari passo a un combat system veloce e mai noioso, una colonna sonora straordinaria e una direzione artistica ancora una volta ai massimi livelli. Ragion per cui, se cercate un JRPG che rispetti la tradizione degli anni '90 e inizio 2000, avete ancora una volta trovato ciò che fa per voi.

PRO
  • Stile artistico impeccabile
  • Combat system delizioso
  • Trama dalle tematiche adulte
CONTRO
  • Un po' meno impegnativo del primo capitolo
  • Nessuno stravolgimento particolare alla formula di gioco
Marcello Paolillo
Da anni critico del settore, ha scritto e scrive attualmente su diverse testate online dedicate ai videogames e al cinema, passando anche per i fumetti. La carriera di Marcello inizia nel 2003 e da allora non si è più fermato: dopo essersi fatto notare sui primi siti di settore, è arrivato a firmare articoli per le più importanti testate web italiane, oltre che per la carta stampata. Pavo non è il suo nome anagrafico: è il suo nome vero.

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