Sono ormai 25 anni che il brand dei Pokémon esiste, e sono altrettanti gli anni in cui ciclicamente qualcuno cerca di cavalcare il successo di questi titoli con qualche “gioco clone” e/o con le stesse meccaniche. È questo il caso anche di Nexomon, gioco sviluppato dalla VEWO Interactive e di cui vi parleremo nella recensione di oggi. Nonostante tutto però il titolo ha in serbo delle piccole chicche che meritano di essere notate ed esplorate, quindi non date per scontato il risultato.
Nexo is the new Poké
Il gioco si apre, come cliché vuole, con un giovane ragazzo che si sveglia nella sua camera e sente un rumore forte provenire dal piano di sotto. Una volta sceso per controllare (e aver constatato che, a differenza dei protagonisti del mondo Pokémon, lui ha un padre), si imbatterà in Ellie, una ragazza in sedia a rotelle, e Atlas, un piccolo robot costruito da quest’ultima. Con uno stratagemma narrativo, il nostro protagonista si ritroverà davanti una valigetta con 7 Nexomon di 7 tipi diversi, e dovrà sceglierne uno per iniziare la vera e propria trama del gioco insieme ai due suoi nuovi amici.
Il mondo di gioco è pressoché un altro continente Pokémon, molto colorato e gioioso, pieno di persone che vivono in armonia con le proprie creature e che basano la loro vita su di esse e sul rapporto di amicizia che li lega. I Nexomon selvatici ovviamente si potranno trovare nell’erba alta e nelle caverne di turno, e saranno catturabili grazie alle Nexotrap, l’equivalente delle Pokéball. Anche qui esiste il ruolo di “allenatore”, che però vengono chiamati Tamer, e le varie palestre in cui sarà possibile affrontare la persona più forte della relativa città, e che mano a mano avranno Nexomon sempre più forti e allenati.
Ritorna infatti il classico sistema di esperienza, livelli, evoluzioni e 4 mosse disponibili per ognuna delle vostre creature. È nel combattimento però che abbiamo la vera rivoluzione rispetto al suo compagno famoso. Infatti, a differenza di come siamo abituati, ognuno dei Nexomon non avrà un determinato numero di PP per ogni mossa, bensì una barra della stamina che verrà consumata in maniera differente in base all’attacco che sceglieremo di sferrare. Questo è un tipo di cambiamento che è molto apprezzato, dal momento che permette un tipo di gioco decisamente più strategico e “moderno” rispetto al classico sistema che Pokémon si trascina dietro dal lontano 1996.
Clone sì, ma degli aspetti migliori
Come si evince da questo ultimo paragrafo della recensione, Nexomon ha saputo bene dove andare ad emulare e dove invece cercare di innovare, parliamo infatti adesso dei tipi. Come avrete già intuito, gli sviluppatori del team VEWO hanno deciso di implementare nel gioco solamente 7 tipologie per le loro creature, a differenza delle 18 presenti in Pokémon (è oltretutto piacevole poter scegliere il proprio starter in base al tipo preferito, invece di doversi fermare ai classici fuoco, acqua e erba). Questo porta alla semplificazione delle interazioni nelle battaglie nexomon ma, dal momento che è assente il multiplayer, e unito al sistema di gestione della stamina, il giocatore si ritrova con un battle system più rifinito e interessante da giocare.
Per certi versi infatti questo lo porta ad essere più difficile da giocare, poiché avendo meno tipologie è più facile subire un attacco superefficace, il che porta a creare team più eterogenei e a compiere più switch di quanti effettivamente ne fareste in un normale gioco Pokémon. In più gli sviluppatori hanno sì preso a piene mani dall’aumento progressivo di difficoltà durante l’avventura, ma hanno saputo anche osare un po’ e creare una vera sfida interessante che permetta al giocatore di scegliere se fermarsi per allenare le proprie creature, oppure rischiare e provare a proseguire con dei Nexomon sottolivellati.
Lato tecnico e primi piccoli problemi
Esteticamente e visivamente il gioco non ha troppe pretese, ma comunque non le delude. Infatti i colori molto piatti e senza eccessive sfumature donano al gioco un effetto sì fumettoso e poco profondo, ma comunque molto gradevole alla vista. Così come l’interfaccia grafica all’interno delle battaglie, che risulta molto chiara e delineata, nonostante al posto dei nomi delle mosse troviamo delle icone raffiguranti il relativo attacco ed il quantitativo di stamina che consuma. Anche dal punto di vista del sonoro siamo sul discreto, con delle musiche capaci di mettere hype durante i momenti importanti, ma che comunque non spiccano particolarmente per originalità, e di cui vi scorderete probabilmente dopo una settimana.
Ed è per questa semplicità nei dettagli che ci stupiamo quando – almeno per la versione per Nintendo Switch che abbiamo provato – ci sono cali di frame importanti. Non si sono verificati troppo spesso, ma è capitato più volte che in situazioni in cui lo schermo contenesse qualche elemento in più, oppure in cui venivano presentati più particellari di attacchi o effetti simili, il framerate calasse improvvisamente anche di 20-30 fps, cosa abbastanza spiacevole e che ha fatto perdere tutta l’immersione del momento.
Pollice verso per Nexomon?
Tiriamo quindi le somme su questa recensione ed in generale su Nexomon. Il titolo del team VEWO sicuramente ha molto da dire, e si fa notare sia la conoscenza del mondo Pokémon, sia l’impegno e la passione che gli sviluppatori hanno messo nel gioco. Tutti i vari accorgimenti che sono stati presi a partire dallo scegliere tra 7 creature diverse invece di 3, oppure il migliorare la processione della difficoltà, fino ad arrivare alla rivoluzione vera e propria del battle system, che mantiene solo i capisaldi e cambia invece tutto ciò che non va nel brand di Game Freak, dimostra tutto lo studio che c’è stato.
Purtroppo però il tenere molti aspetti uguali e copiarli totalmente, al contempo non ha giovato molto al titolo. Infatti, sebbene lo renda molto “stabile”, e si nota dato che le aree sono state sviluppate bene, con una giusta proporzione tra aree abitate e “selvatiche”, e con una buona struttura di aumento di livello e di varietà nelle scelte – sono infatti disponibili oltre 300 nexomon diversi – rimane sempre presente una brutta sensazione di “già giocato” per tutta la partita, che non fa apprezzare a pieno l’avventura. Se invece foste interessati a trovare un jrpg, ma un po’ più sullo stile classico, vi consigliamo di leggere la nostra recensione su Astra Ascending.