Weapons Recensione, quando niente è come sembra davvero

Ecco la nostra recensione di Weapons, un film che grazie alla sua atmosfera riesce a centrare il segno.

Giorgio Maria Aloi
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Recensioni
Lettura da 7 minuti
9 Eccellente
Weapons

Oggi in recensione vi parliamo di Weapons, un film horror del 2025 scritto e diretto da Zach Cregger (regista di Barbarian). Nel cast sono presenti Julia Garner (si è vista di recente nel ruolo di Shalla-Bal/Silver Surfer ne I Fantastici Quattro – Gli Inizi), Josh Brolin (Thanos in Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame), Cary Christopher, Benedict Wong (Wong nel Marvel Cinematic Universe), Alden Ehrenreich, ecc.

Nella fittizia cittadina americana di Maybrook, in Pennsylvania, 17 bambini sono misteriosamente scappati di casa, nel cuore della notte, esattamente alle due e diciassette minuti. Le indagini non arrivano a niente, e un mese dopo, in seguito a un’assemblea con i genitori che prelude alla riapertura della scuola, la vita di alcune persone legate alla scomparsa viene stravolta da un crescendo di eventi sempre più inquietanti. Si tratta della maestra Justine (Julia Garner), di Archer (Josh Brolin), il padre di uno dei ragazzi scomparsi, e di un poliziotto di nome Paul (Alden Ehrenreich), che ha una relazione extraconiugale con Justine.

L’anno del genere horror

Dopo la visione di Weapons, ormai è ufficiale: il 2025 è l’anno del genere horror. Quest’anno, si sono visti dei film del genere che si sono rivelate delle piacevoli sorprese (ad esempio Nosferatu, Sinners, Final Destination Bloodlines, ecc.) sia sul fronte retributivo, sia su quello qualitativo. Le case di produzione hanno trovato la giusta formula per realizzare dei profitti al box-office: più il budget è ridotto e più aumentano le probabilità di ottenere un successo al botteghino.

In un’epoca dove le sale cinematografiche un po’ arrancano (salvo, grandi eventi) e diversi blockbuster hanno costi eccessivi, portando risultati non brillanti (non sempre, per fortuna), il genere horror si differenzia e trova il modus operandi giusto (gli altri generi potrebbero prendere ad esempio). Ma questo metodo funziona, soprattutto per la qualità del film e la voglia di raccontare davvero una storia (e per bene). Un compromesso tra l’intrattenimento e il messaggio nascosto. Weapons è un esempio lampante e grazie a questi presupposti, si è rivelato uno dei film più sorprendenti dell’anno (sia del genere che del cinema stesso).

I significati nascosti in “Weapons”

Weapons ha un significato nascosto e lancia una frecciatina alla crisi familiare che è presente nella società contemporanea. L’orrore che si vede nella pellicola è la metafora della corruzione dell’infanzia e della disintegrazione della famiglia. Il significato risiede nelle diverse interpretazioni del titolo: da un lato, si riferisce alle “armi” metaforiche che i bambini diventano, trasformati in “missili a ricerca di calore” dalle forze oscure che li hanno soggiogati. Dall’altro, il film esplora come la società stessa possa generare “armi” attraverso la manipolazione (un riferimento anche alla tecnologia che lobotomizza?) e il trauma, rendendo gli adulti e le generazioni future responsabili di una violenza che si autoalimenta.

Le “armi” del film sono: i bambini stessi (che vengono rapiti e trasformati in strumenti di morte, che si scagliano contro dei bersagli); gli spettri quotidiani (quindi, non c’è solo un mostro da individuare, ma anche le possibili cause che portano alla violenza e dovute al crollo di una società che soffoca la solidarietà e l’empatia); la manipolazione e il trauma (qualsiasi oggetto, gesto o discorso apparentemente innocuo può diventare un’arma capace di ferire, dividere o distruggere, spesso a causa di un trauma irrisolto che viene trasmesso attraverso le generazioni).

Weapons mostra come, in una società in cui l’equilibrio è già fragile, l’insorgere di un dramma possa facilmente frantumare il tessuto sociale e trasformare le persone in strumenti di distruzione. Qui, si pone un quesito su quanto una vittima possa spingersi prima di diventare un’arma e viene anche il dubbio se gli adulti abbiano fallito nel proteggere all’estremo i propri figli, rendendoli così portatori di un trauma ricevuto. In Weapons, l’horror viene usato come specchio della società, mostrando le inquietudini della società contemporanea, concentrandosi sulla violenza recondita e sulle debolezze che emergono in un contesto in cui il male è parte della quotidianità.

Un film coinvolgente… con un finale banale

Il messaggio arriva forte chiaro, tra l’angoscia e la riflessione, accompagnato da un comparto tecnico serrato e cupo, adattandosi al contesto. La narrazione si sviluppa in segmenti: ogni sezione racconta la storia da un diverso punto di vista, ricostruendo il mistero attraverso percezioni limitate e memorie distorte. Tutte le strade proseguono nella stessa direzione e si intrecciano, senza cadere nella confusione e rimanendo perfettamente allineate. I fan della Marvel noteranno alcuni attori provenienti dal Marvel Cinematic Universe, abituati a storie che si intrecciano tra loro, ed è ironico che un film a basso budget sia stato più attento ai collegamenti, rispetto ai Marvel Studios che non lo sono stati ultimamente nella Saga del Multiverso.

Una buona diffusione del messaggio, un effetto horror angosciante, una regia semplice, una fotografia cupa, una buona interpretazione e una scrittura dettagliata hanno svolto il loro lavoro, ma ovviamente ci sono i difetti e vengono da una scrittura dettagliata, ma poco curata su alcuni risvolti narrativi. La vera causa del male che imperversa si è rivelata contestualizzata ma banale, come se qui l’impegno fosse venuto meno. Il male viene sconfitto, ma è un finale dolceamaro su cui si poteva puntare di più. Forse l’obiettivo era proprio questo: anche se il male viene sconfitto, comunque si è rimasti segnati e vengono fuori tutte le ferite interiori degli adulti e dei bambini. Si poteva osare di più, però Weapons c’entra comunque l’obiettivo.

Weapons
Eccellente 9
Voto 9
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