Warfare – Tempo Di Guerra (Warfare) è un film del 2025 scritto e diretto da Ray Mendoza e Alex Garland (regista di Civil War e sceneggiatore di 28 Giorni Dopo, 28 Settimane Dopo, 28 Anni Dopo e 28 Anni Dopo: Il Tempio Delle Ossa, in uscita a Gennaio 2026). Basato sulle testimonianze dello stesso Mendoza durante la guerra in Iraq, il film racconta quello che il suo reparto di Navy SEAL statunitense ha vissuto il 19 Novembre 2006, subito dopo la battaglia di Remadi. Un’unità di Navy SEAL si insedia nella casa di una famiglia irachena, utilizzandola come base per proteggere i movimenti delle forze statunitensi in un territorio dominato dagli insorti.
In guerra, ma non come in Civil War
Non è la prima volta per Alex Garland scrive e dirige un film sulla guerra. Di solito, molti film di questo genere sembrano mirati a mostrare la potenza dei Paesi coinvolti o a “glorificare” il conflitto; altri, invece, a mostrare un aspetto di un evento di cui tutti sono a conoscenza, ma pochi lo vivono per davvero (e ancora pochissimi possono raccontarlo, come Ray Mendoza). Garland ha diretto un film come Civil War per condannare il sistema che c’è dietro la guerra, e attraverso il punto di vista dei reporter e con delle inquadrature messe bene a fuoco, faceva già vivere in primo piano quel tragico evento.
Con Warfare, invece, si spinge ancora di più all’interno e rimanendo per tutto il tempo sul “piano terreno”, e fa sembrare allo spettatore di vivere la guerra e di essere uno dei soldati. Attraverso le testimonianze di Ray Mendoza, ci si concentra su un evento specifico della guerra in Iraq e con delle inquadrature ben focalizzate, è sufficiente per capire gli orrori della guerra e il senso di angoscia e di paura che si percepiscono, durante la visione della pellicola.

Vivere la guerra in primo piano
Il termine in inglese “warfare” allude automaticamente al conflitto armato, alle operazioni militari e alla vita sotto le armi. Il termine è stato usato come titolo del film, che offre una prospettiva alternativa: si concentra sulle vite e sulle fragilità di giovani soldati catapultati in un “inferno“ senza regole, mostrando il graduale sgretolarsi delle loro certezze e la loro lotta per la sopravvivenza. Attraverso un forte sound design e una regia che punta a una fusione tra suono e immagine, il film cerca di far vivere l’esperienza sensoriale e psicologica della guerra in tempo reale.
Il racconto di Ray Mendoza e la regia di Alex Garland sono stati il connubio perfetto, accompagnato da una sceneggiatura solida e dettagliata scritta da entrambi e questa ha dato vita ad un docufilm crudo, angosciante e realistico. Era il modus operandi necessario per far capire (o ricordare) che la guerra non è affatto un evento piacevole. Il merito va anche agli interpreti del film, perché si sono ritrovati ben calati nei ruoli, tanto che sembrava di vedere dei veri soldati e dei veri civili. Insomma, è stato come essere veramente in Iraq, vivendo per davvero in primo piano le atrocità della guerra.

Non una glorifica, ma una condanna
A differenza di altri film, Warfare evita di glorificare la guerra, presentando una realtà priva di vincitori e vinti, di buoni e cattivi, con un messaggio potente e senza fronzoli. L’opera, pur onorando il sacrificio dei militari, mira a svelare l’insensatezza della guerra dal punto di vista di chi l’ha vissuta, diventando un’importante riflessione pacifista.
Un messaggio forte e soprattutto arrivato in un periodo difficile come quello che si sta vivendo da un po’ di tempo a questa parte. Le guerre ci sono sempre state nel corso degli anni e gli uomini non hanno mai imparato nulla da esse, perché si continua a farle, e basta accendere il televisore o leggere le notizie per rendersene conto. Nel film si parla di un momento specifico della guerra in Iraq avvenuta anni fa, ma si percepisce una chiave di lettura ai conflitti militari in generale.
Cambiano i periodi storici, le motivazioni e i paesi, ma il senso è sempre quello: non ci sono mai vincitori, ma solo vinti, e persone innocenti che subiscono le conseguenze di questi conflitti. Quello che fa provare disgusto non è solo lo sterminio, ma il fatto che i soldati combattono sempre le guerre per conto dei potenti che rimangono seduti sulle poltrone, e rischiano la vita per causa loro. Possiamo dire che il film Warfare ci permette di guardare la guerra da una prospettiva, diretta e cruda, per capirla meglio.