IT: Welcome To Derry Recensione, si esplorano le origini di Pennywise

IT: Welcome To Derry è prequel dei due film di IT di Andy Muschietti, e tratta dall'universo creato da Stephen King. Ecco la nostra recensione!

Giorgio Maria Aloi
Lettura da 8 minuti

IT: Welcome To Derry è una serie televisiva statunitense ideata da Jason Fuchs e Brad Caleb Kane e diretta da Andy Muschietti. È il prequel dei film IT (2017) e IT – Capitolo Due (2019), diretti sempre da Muschietti, ed è tratta dal romanzo del 1986 di Stephen King. Il 27 Ottobre ha debuttato su Sky e Now TV ed è andata in onda per otto settimane, un episodio ogni lunedì, fino a quando si è conclusa il 15 Dicembre. Tutti gli otto episodi sono disponibili su Sky e Now TV.

Derry. Maine. 1962. Matty è un ragazzo problematico a causa della difficile situazione familiare. Vuole lasciare la cittadina e dopo aver fatto l’autostop, un’auto si ferma e una cortese famiglia gli offre un passaggio… ma ben presto Matty scoprirà a proprie spese che si tratta di un piano orchestrato da Pennywise (Bill Skarsgård). Quattro mesi dopo la sua scomparsa, un gruppo di ragazzini decide di indagare sull’accaduto e su altre misteriosi sparizioni e fatti inquietanti, che si sono verificati in seguito. Man mano che il mistero si infittisce, lo spaventoso Pennywise uscirà sempre allo scoperto e sarà pronto a seminare il panico nella città.

Ritorno a Derry

Welcome To Derry fa un viaggio nel tempo, partendo dagli anni 80 ed fino agli anni 60. Riporta lo spettatore nel Maine, a Derry, cittadina che viene rappresentata come sempre come apparentemente idilliaca ma che nasconde dei lati oscuri, così come gli abitanti nascondono le proprie paure e i propri demoni interiori. Già da questo, non si percepisce alcun elemento innovativo, ma non per questo deve essere un difetto. A questo punto sorge una domanda: può un prodotto horror mirato a mettere paura insegnare a come affrontare la paura stessa? La risposta è sì ,e come lo ha fatto IT, sia la controparte letteraria che le varie versioni cinematografiche, prova a farlo anche Welcome To Derry.

Ci sono illusioni oniriche e macabre, adulti non consapevoli di ciò che sta accadendo ai loro figli, un ragazzino scomparso in circostanze misteriose, un gruppo di giovani studenti “emarginati” che fanno le loro indagini e una misteriosa figura oscura pronta a seminare il panico. Nulla di nuovo e carenza di originalità: cambiano i protagonisti e l’anno di ambientazione, ma i presupposti narrativi sono sempre gli stessi, tra il déjà-vu e il macabro, e la trama è piuttosto simile a quella dell’opera originale.

Atmosfera di King e impronta di Muschietti

Welcome To Derry fa retromarcia e ritorna alle origini non solo di Pennywise, ma anche del mondo nato dalla mente di Stephen King. Il suo scopo è quello di espandere l’universo di Derry, che viene sempre messo in scena secondo la visione di Andy Muschietti, già regista dei due film IT (2017) e IT – Capitolo Due (2019), e rimanendo quindi coerente con l’impronta autoriale di quest’ultimo e mostrando come tutto ebbe inizio. La serie non ha proprio una posizione precisa, perché a tratti si riconosce il tocco di King e in altri momenti quello di Muschietti. Più che altro mira a trovare un compromesso tra il romanzo e il film, e infatti da un lato rispecchia l’atmosfera del romanzo, e dall’altro mantiene lo stesso comparto tecnico del regista.

Si può intravedere una regia solida, fatta di movimenti di telecamera che inquadrano per bene la città, i protagonisti e i movimenti di IT. C’è pure una fotografia paradossalmente colorata, vista l’atmosfera cupa, e degli effetti speciali resi esageratamente macabri ed inquietanti. Ma la qualità della fotografia è stata resa volutamente chiara, come rappresentazione di una citta che vuole apparire utopica, ma dove è l’apparenza ingannevole a fare tutto. Gli effetti speciali saranno anche esagerati, ma riescono a creare quel giusto senso di angoscia e di terrore che si prova durante la visione.

Tematiche sociali e grottesco nella serie

Ci sono diversi protagonisti e ognuno ha la propria storia. Ogni protagonista ha la sua sottotrama che si intreccia con le altre, ma non c’è il giusto bilanciamento tra essi. Tuttavia, ognuna affronta tematiche importanti come il bullismo scolastico, la malattia mentale, i pregiudizi legati alla classe sociale e al razzismo, le prevaricazioni del colonialismo e la paranoia della guerra fredda. Tutte tematiche importanti, ma non tutte trovano il giusto spazio e non vengono trattate allo stesso modo. Il problema di tutte queste sottotrame è che provano ad intrecciarsi tra loro, ma lo fanno in modo confusionario e rischiano così di non diffondere per bene il messaggio. Si è voluto esagerare con il grottesco, ma si è curato poco il bilanciamento tra i protagonisti e le loro questioni personali, rischiando così di cadere nella superficialità.

Tutto però ruota intorno alla minacciosa presenza di Pennywise, interpretato magistralmente da Bill Skarsgård e reso spaventoso con un trucco convincente. È più inquietante e spaventoso che mai, tanto da far sentire la sua presenza anche quando non appare fisicamente e ci si aspetta un jumpscare per mano sua, da un momento all’altro. Lui si nasconde tra le ombre ed è la rappresentazione metaforica delle paure dei protagonisti. Quando i protagonisti lo affrontano, in realtà stanno combattendo contro le proprie paure e i propri demoni interiori.

Trama con ritmo altalenante

La Serie esplora le origini di IT, allarga gli orizzonti dell’universo di Stephen King e mostra come il male di Derry si manifesta attraverso eventi soprannaturali e traumi sociali, con una trama che ricorda a tratti Stranger Things. Come accennato in precedenza: non ha sempre una dimensione chiara perché cerca di catturare ogni tipo di pubblico, ma a furia di accontentare tutti si perde un po’. La Serie a tratti sembra il romanzo dell’autore di Shining, in altri il prodotto di Muschietti, e in altri ancora sembra lo “Stranger Things” di HBO. 

La trama scorre anche con un ritmo altalenante, e ogni tanto inciampa in qualche passaggio poco lineare e qualche elemento narrativo non torna del tutto. Questo porta comunque ad un finale contestualizzato e che si incastra (non del tutto) con i film di IT, ma si poteva osare di più per arrivare ad esso e stare più attenti in alcuni passaggi. Nonostante questi difetti, la serie merita una possibilità e si spera nel futuro, di avere qualche risposta in più e qualche miglioramento nelle possibili prossime due stagioni, già confermate.

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