Da quando la seconda stagione di Mindhunter, il dramma targato Netflix sugli agenti dell’FBI a caccia di serial killer, è stata rilasciata oltre un anno fa, i fan si sono chiesti se fosse possibile l’arrivo di una terza stagione. Le speranze sono svanite quando i protagonisti dello show, Jonathan Groff, Holt McCallany e Anna Torv, sono stati liberati dai loro contratti che li legavano alla serie a gennaio. Ora David Fincher, produttore esecutivo, regista e showrunner, ha confermato durante una recente intervista che la serie non avrà una terza stagione.
Onestamente non credo che riuseremo a fare una stagione per meno di quanto abbiamo guadagnato con la seconda. Ad un certo punto devi anche guardare la realtà dei fatti. La spesa deve avere un ritorno economico.
Apparentemente, il calcolo non gioca a favore di Mindhunter,
Il regista, però ha lasciato un piccolo spiraglio, dicendo che forse in un secondo momento Netflix potrebbe ripensarci e puntare nuovamente sulla serie in futuro:
Mi hanno detto: “Finisci Mank [film Netflix diretto proprio da Fincher, n.d.R.] e poi vediamo come ti senti”, ma onestamente non penso che saremo in grado di fare un lavoro migliore di quanto fatto nella seconda stagione. Comunque credo che Netflix sia disposto a tenere un piccolo spiraglio ancora aperto.
La serie è basata sul libro di Mark Olshaker e John E. Douglas Mindhunter: La storia vera del primo cacciatore di serial killer americano (Mind Hunter: Inside FBI’s Elite Serial Crime Unit). I protagonisti delle vicende sono due agenti dell’FBI e una psicologa che indagano su dei serial killer in modo del tutto innovativo, ovvero entrando nelle loro menti al fine di comprendere il loro modus operandi. La sinossi ufficiale della serie recita:
Alla fine degli anni ’70 due agenti dell’FBI danno impulso alla criminologia scavando nella psicologia degli assassini ed entrando in contatto con mostri troppo reali.