Tutti noi abbiamo una storia, un gigantesco bagaglio di esperienze e ricordi che ci portiamo dietro, dalla capienza pressappoco infinita. Questo bagaglio ci delinea, disegna la persona che attualmente siamo, che eravamo un tempo, e che potremmo arrivare a essere. Si potrebbe quasi dire che l’essere umano in sé non è altro che l’insieme delle interazioni esterne che ha avuto col prossimo e con tutti gli altri elementi a comporre la società e il suo contesto di appartenenza. Perché una riflessione del genere? Semplice, perché è bene tenere a mente tutto ciò prima di affrontare la nostra recensione di Michela Giraud: la verità, lo giuro!, nuovo spettacolo (stand up comedy) della nota comica italiana, in arrivo sul catalogo Netflix a partire da questo 6 di aprile. Opera che si riallaccia immediatamente al suo stesso titolo per quanto concerne il contenuto preminente, disegnando fra salti, rincorse e piroette verbali (e non solo) quella che è stata la storia di questa donna, partendo da un punto di vista diretto e intimo.
La sua storia e il nostro tempo
In realtà per parlare di Michela Giraud: la verità, lo giuro! Non serve, fortunatamente, minimamente conoscere la comica in sé e tutti i suoi progetti e lavori precedenti. In sommi capi, come abbiamo anche scritto sopra, si tratta di uno spettacolo in cui Michela stessa si racconta e ci racconta il nostro stesso periodo storico, facendo ovviamente riferimenti a lei stessa e a quelle che sono state le sue personali esperienze di vita. Il fascino dell’intera rappresentazione risiede proprio nel “modo” in cui racconta ogni singolo aneddoto connettendolo al passato e al presente, intarsiandolo con una verve comica trascinante dall’inizio alla fine. Il suo è un approccio che si fa leggero fin dai primissimi istanti, instaurando un rapporto diretto sia con il pubblico nel teatro che con gli spettatori che osservano tutto da casa.
L’esibizione, infatti, partendo da alcune dinamiche del nostro presente, spazia moltissimo, andando a toccare anche elementi delicati impossibili da ignorare. Il racconto comico si fa sempre e comunque riflessione diretta e sboccata con un presente anche fin troppo “perbenista” per alcune cose. Che si tratti di lavoro, del successo che ha conseguito come comica, degli stereotipi che tentano d’ingabbiare a tutti i costi le donne all’interno della società, delle etichette di genere filo buoniste ma pur sempre commerciali (Curvy ne è un esempio), per poi spostarsi in tutt’altri lidi come l’infanzia e l’adolescenza, con un unico elemento costantemente presente, nonché chiave di lettura principale di ogni cosa: lei.
Michela Giraud: la verità, lo giuro offre dunque allo spettatore due elementi fondamentali, ovvero una comicità diretta e scorretta, ma anche leggera, e – come leggerete tra poco nella recensione – un intimismo che si libra al di sopra del semplice divertimento. Il dono principale di questa comica, infatti, risiede nell’agilità con cui riesce tranquillamente muoversi da un argomento all’altro, portandosi sempre dietro tutte le riflessioni precedenti. Inoltre la sincerità di cui il titolo accenna è più che presente, arrivando a toccare anche corde del tutto inaspettate, soprattutto quando si parla di famiglia e dell’accettazione di sé stessi in rapporto con il prossimo.
In conclusione ci sentiamo di consigliarvi caldamente questo spettacolo comico di un’oretta, una “chiacchierata” con Michela stessa fatta di continui “sali scendi”, di voli, di riflessioni, di risate e di tanta autocoscienza. Quasi un incontro in cui tutte le incoerenze del caso vengono continuamente riformulate e gettate via. La leggerezza continua a farla sempre da padrona dall’inizio alla fine, non fraintendete, però si tratta pur sempre di una leggerezza intarsiata da riflessioni ad elevarne il valore. Non parole casuali e divertimento, ma un filo tematico che proseguendo ti trascina via senza che tu te ne renda conto.