VideogiochiRecensione

Metroid Prime Remastered – Recensione, Samus torna su Tallon IV

Metroid Prime è uno di quei giochi che maggiormente hanno segnato la generazione GameCube, diventando in breve tempo una sorta di pietra miliare venerata negli anni a venire, forse in maniera eccessiva rispetto alle sue reali qualità. Sviluppato da Retro Studios e pubblicato da Nintendo nel 2002, il gioco originale è un’avventura in prima persona che combina azione, esplorazione e puzzle tipici della serie Metroid, ma il tutto inquadrato in un’inedita visuale in soggettiva. Non uno sparatutto in senso stretto, bensì un modo nuovo e intrigante di esplorare un mondo alieno nei panni di Samus Aran. Con Metroid Prime Remastered Nintendo ha quindi deciso di rispolverare questo piccolo classico del passato, donandogli nuova vita sull’unica console che poteva omaggiarlo a dovere, ossia Switch. Forse, anche per distrarre l’utenza da quel Metroid Prime 4 di cui nessuno sa più nulla.

Bentornata, Samus

La storia di Metroid Prime Remastered è esattamente quella che ricordavamo: Samus Aran viene inviata su un pianeta misterioso chiamato Tallon IV per investigare una serie di segnali misteriosi provenienti da una base spaziale. Una volta atterrata, Samus scopre che il pianeta è infestato da creature aliene e da una sostanza radioattiva nota come Phazon, che ha causato la contaminazione e la morte di gran parte della fauna e della flora.

L’eroina viene presto a conoscenza del fatto che la base spaziale da cui provenivano i segnali apparteneva alla Federazione Galattica, la quale stava conducendo proprio alcune ricerche sul Phazon, bramato anche da un gruppo di Pirati Spaziali sena scrupoli intento a sfruttare la sostanza per i loro scopi non propriamente. Con l’aiuto di un’IA chiamata Aurora Unit 242, Samus sarà chiamata a scoprire l’origine del Phazon, cercando allo stesso tempo di fermare i Pirati Spaziali e distruggere la fonte del Phazon prima che possa causare ulteriori danni al pianeta.

Come accennato poco sopra, Nintendo ha deciso di riproporre il primo, storico, Metroid Prime in una nuova veste che vada incontro alle attuali generazioni di videogiocatori. Un’operazione che, senza intaccare il fascino del gioco originale, riesca a limare i difetti del titolo originale, che proprio perfetto non era. Compitino svogliato, quindi? Niente affatto, visto che in realtà Metroid Prime Remastered si è rivelato essere una delle remastered meglio concepite dalla Grande N, nonostante qualche ombra imputabile più che altro al gioco del 2002.

First Person Adventure, oggi come ieri

Il gameplay di Metroid Prime è, di fatto, un Metroidvania in prima persona (o ‘First Person Adventure’, come molti amano ricordarlo), in grado di mescolare azione ed esplorazione in soggettiva, ben prima che il genere diventasse inflazionato. Il sistema di controllo necessitava, poco sorprendentemente, di una svecchiata, e così è stato: il meccanismo basato sul doppio analogico – uno dedicato al movimento di Samus e uno dedicato allo spostamento della visuale – funziona, ed è capace di andare incontro agli standard odierni. Incredibile come il gioco funzioni quindi così bene a due decadi di distanza dall’uscita originale, cosa questa che sottolinea tutta la manodopera messa in atto da Retro Studios.

Dove non si può dire lo stesso, purtroppo, è per quanto riguarda il level design di Metroid Prime Remastered, in grado di mostrare non solo il peso degli anni, ma anche alcune discutibili scelte di design che non avevano convinto neanche all’epoca: la progressione non lineare e l’alternanza tra esplorazione e fasi shooter sono affiancate da un backtracking asfissiante, reso ancora più insopportabile dal continui respawn dei nemici. Se la cosa inizialmente non sembra influire più di tanto, è attorno alla decima ora di gioco che la noia e la frustrazione inizieranno a farsi sentire. Un sistema di autosalvataggio avrebbe sicuramente aiutato a limare il problema, ma a quanto pare non è stato neppure tenuto minimamente in considerazione.

Fortuna che, dal punto di vista tecnico, Metroid Prime Remastered fa di tutto per farsi piacere. Dal glaciale silenzio di Phendrana ai geyser di magma delle Grotte Magmoor, le varie location che Samus sarà chiamata a esplorare sorprenderanno di continuo con i suoi paesaggi, tanto affascinanti quanto complessi dal punto di vista architettonico. Se con Super Mario 3D All-Stars e The Legend Of Zelda Skyward Sword HD il lavoro di rimasterizzazione era stato aspramente criticato dall’utenza, con Metroid Prime Remastered Retro Studios ha dimostrato di saperci fare, spremendo a dovere una “piccola” console che ha ancora molto da dire, specie versante tecnico. Ogni area esplorabile è stata rifatta da zero, adattandola al formato a 16:9 contro i 4:3 della versione GameCube, grazie anche a un’inquadratura più fluida e a una ridotta oscillazione dell’arma, che si traducono in un gunplay che rimane ancorato sui 60 fotogrammi al secondo anche nelle sessioni di gioco più caotiche (e con un caricamento delle porte istantaneo).

Insomma, al netto di qualche stortura ereditata dall’originale uscito oltre 20 anni fa, Metroid Prime Remastered è un titolo che va riscoperto, visto che il debutto di Samus nelle tre dimensioni è e resta un piccolo gioiello di inventiva, oggi come ieri.

Metroid Prime Remastered

7.9

Dopo oltre 20 anni dall'uscita originale, Samus è tornata a esplorare il misterioso pianeta Tallon IV nella sua visuale in soggettiva, per una rimasterizzazione che porta con sé pregi ma anche difetti. Metroid Prime Remastered è infatti un gran bel gioco, funestato però da un backtracking asfissiante e da un respawn dei nemici davvero inaccettabile, in grado di minare un'esperienza ancora oggi intrigante e ben concepita. Da recuperare, quindi, solo se si è nostalgici incalliti o se si vuole riscoprire un piccolo pezzo di storia della generazione GameCube.;s

Marcello Paolillo
Da anni critico del settore, ha scritto e scrive attualmente su diverse testate online dedicate ai videogames e al cinema, passando anche per i fumetti. La carriera di Marcello inizia nel 2003 e da allora non si è più fermato: dopo essersi fatto notare sui primi siti di settore, è arrivato a firmare articoli per le più importanti testate web italiane, oltre che per la carta stampata. Pavo non è il suo nome anagrafico: è il suo nome vero.

    Rispondi

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

    Potrebbe interessarti anche