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Martha is Dead – Recensione, lì dove la realtà finisce

Dopo l’ottimo lavoro svolto da altri studi tricolore negli ultimi anni, ancora una volta torniamo a parlare in recensione di un titolo italiano davvero meritevole: si tratta di Martha is Dead, un thriller psicologico in prima persona dalle tinte decisamente cupe, horror. Lo sviluppo è a cura di LKA, lo stesso studio che tanto ci ha fatto pensare e stringere il cuore con quel The Town of Light che ben ricordiamo, chiaramente ancora con Luca Dalcò a capo. La storia affonda le sue radici nel folklore del bel paese, ma che non fa sconti in termini di crudezza, con contenuti che potrebbero essere altamente disturbanti per alcune persone (per questo gli stessi sviluppatori consigliano fortemente di giocare il titolo solo ad un pubblico maturo).

Non aspettatevi però un’opera con feature da survival horror, quanto più da vero e proprio dramma narrativo, di quelli che raccontano una storia per recapitare un messaggio, e prendendosi il giusto tempo per farlo. Certo, non mancano le feature interattive che rendono l’esperienza immersiva, empatica, ma nemmeno gli elementi sovrannaturali che spingono l’asticella verso l’horror e l’esoterico (sangue, smembramenti, deformazioni di parti del corpo, tarocchi, ed altri che non vi anticiperemo). Non nego che prima di stendere questa recensione di Martha is Dead, ho avuto bisogno di un giorno di pausa per metabolizzare il tutto.

Martha is Dead

Uno spaccato del passato

Come anche il titolo precedente, Martha Is Dead è ambientato in Italia, in una storia che vede come sfondo narrativo gli orrori del conflitto della seconda grande guerra tra la Germania e le forze Alleate, negli anni che stavano portando alla fase finale della liberazione. Vivremo nel gioco la storia di Giulia, la figlia di un comandante tedesco, che a tutti i costi vuole scoprire la verità sull’assassinio della sua sorella gemella Martha, il cui corpo è stato da lei stessa ritrovato senza vita durante la notte. Una giovane ragazza, priva dell’udito, affogata nel lago dietro casa. In Martha Is Dead si fondono realtà e immaginario, un po’ come già accadeva in The Town of Light (qui la nostra recensione) ma con modalità del tutto diverse.

Il gioco prende vita nei terreni toscani di San Casciano, in una villa di campagna che dà le spalle a un piccolo bosco e a un lago, il quale nasconde dietro di sé una storia molto particolare: quella della Dama Bianca, uccisa dal suo amore a causa della gelosia. Essendo la narrazione il fulcro centrale dell’opera, non ci spingeremo troppo oltre nel parlarvi a riguardo.

Martha is Dead

Sappiate però che quest’opera di LKA ripropone in modo particolareggiato uno spaccato delle condizioni dell’Italia del 44, non solo facendoci guardare intorno come si deve, esplorando le varie stanze e l’esterno e cogliendo ogni singolo riferimento, ma anche con cenni storici e documenti che, giorno dopo giorno, potremo consultare grazie ai giornali dell’epoca, alle foto, e alla radio. Tramite questi due semplici oggetti, rimarremo quindi ancorati alla realtà, nonostante tutto ciò che sta accadendo alla giovane ragazza sembra volerla trascinare via inesorabilmente. Com’è possibile concentrarsi sulla radio che ci parla dei fatti di Poggibonsi, quando si ha di fronte la bara aperta con il corpo di una persona cara senza vita? Questo, in confronto a tutto ciò che vedrete e vivrete, non è davvero nulla.

I confini della realtà

Rimarremo sospesi in questo limbo, attaccati a dei fili marionettistici che ci faranno oscillare tra ciò che è reale e ciò che potrebbe non esserlo, rendendoci allo stesso tempo sicuri e confusi, in un continuo passaparola tra convinzioni e incertezze. Qualità che difficilmente riusciamo a trovare in titoli di questa generazione. Ecco quindi che l’ancora per la realtà ci mantiene inchiodati al terreno con la fedeltà storica e la ricostruzione delle location da esplorare, per poi portarci a quell’horror subdolo, che non vuole terrorizzarci con i più banali dei jumpscare, ma facendoci tenere il controller sempre più stretto, e facendoci strizzare gli occhi mentre assistiamo a scene decisamente disturbanti. La paura non sta nell’inaspettato, ma nel quadro peggiore che ti aspetti, e che ti si materializza davanti.

Martha is Dead

Questo dualismo si ritrova anche nel gameplay, che alterna fattori mistici come le divinazioni giornaliere dei tarocchi, alla minuziosità dei dettagli impressa nell’oggetto più importante del gioco: la macchina fotografica. Per essere un videogioco, il modo in cui dovremo usarla – sia liberamente, sia per motivi di storia – è molto realistico, e allo stesso tempo mette a disposizione delle facilitazioni per comprendere al meglio i tecnicismi del caso. Scatteremo quindi delle foto scegliendo il nostro soggetto, mettendo a fuoco, utilizzando degli oggetti per personalizzarle (come rullini diversi o, per esempio, adattamenti per scattare di notte), e poi le svilupperemo nella camera oscura.

Nelle circa 8 ore di gioco per completare una run completa, potremo anche perderci per molto, molto altro tempo a “vivere”: in alcune determinate fasi di gioco, infatti potremo dedicarci liberamente ad altre attività, che siano dei piccoli obiettivi secondari (ma sempre con uno scopo) o che si tratti della ricerca di soggetti da fotografare, arricchendo l’album personale di Giulia con delle immagini scattate semplicemente per il gusto di farlo (alcuni achievement sono legati anche a tutto questo). Sentitevi liberi di proseguire nella storia quando siete pronti, godetevi quei momenti di pace, quei paesaggi bucolici, e create.

Nonostante queste ancore, metterete in dubbio tutto, tanto che quando starete per raggiungere i titoli di coda, potreste rendervi conto che avete capito tutto, o forse nulla. L’unica cosa certa, è che il messaggio di Martha is Dead (e che speriamo di farvi arrivare anche con questa recensione) dove analisi del lutto e violenza sono solo la punta dell’iceberg, viene recapitato forte e chiaro, come uno sparo a pochi metri di distanza.

Martha is Dead

Sussurri

Dal punto di vista tecnico la realizzazione grafica è ottima, un contributo non da poco, visto che l’immersione punta ad essere uno dei punti focali dell’esperienza. Certo, se non si dispone – nel caso del PC – di una macchina discretamente performante, si deve necessariamente scendere a qualche compromesso, magari sacrificando qualche piccolo dettaglio o il framerate, ma possiamo assicurarvi che con i dettagli impostati al massimo, il livello è altissimo. Le uniche grane si presentano solo nella guida della bicicletta – non proprio comodissima e con qualche problemino nella fisica – e nella riproduzione di parti del corpo… beh, più interne, di quelle che forse non vedrete perché vi sarete già girati dall’altra parte.

Quello che ci ha lasciati davvero senza fiato è stata la cura del sonoro, praticamente impeccabile. Partendo con ordine, la colonna sonora, che propone alcune rivisitazioni di brani classici, ma anche delle tracce originali, riesce nell’arduo compito di immergerci negli anni 40. Non parliamo di qualità solo nelle canzoni alla radio (comunque riprodotte con quei piccoli disturbi tipici degli apparecchi dell’epoca), ma anche di alcune tracce che capiteranno ad hoc in determinate parti del gioco, che non vi anticiperemo.

Possiamo dirvi però che il sonoro si rivela ottimo e imprescindibile anche per gli effetti sonori (è consigliato caldamente giocare con le cuffie alle orecchie). Addirittura alcune tracce ricostruite sfregando le corde di strumenti ad arco per creare angoscia e “disturbo”, con alcuni suoni e temi che ricordano titoli di livello come Deadly Premonitions e Little Nightmares.

Ultima menzione, più che doverosa, va fatta al doppiaggio italiano, un doppiaggio originale e fortemente voluto. La qualità generale è molto alta, nonostante – non per demeriti altrui – si senta lo stacco abissale tra i personaggi secondari e la protagonista: Joy Saltarelli, che ha donato la sua voce a Giulia, ha dato prova della sua bravura in modo assurdo. Sappiamo già quali sono le capacità della doppiatrice, ma in Martha is Dead si è addirittura superata, cosa che ha accresciuto a dismisura l’empatia nei confronti della protagonista, e soprattutto della credibilità. Un sincero applauso.

Martha is Dead

9

L'affascinante terrore di Martha is Dead lo rende uno dei titoli narrativi più suggestionanti di questa generazione, e di sicuro uno dei più, crudi, disturbanti e coraggiosi mai visti in Italia. Le emozioni sono lo sfondo di tutto, così come i dubbi, la curiosità, la rabbia. Tutto gira nel modo giusto, con una realizzazione artistica e di contesto a dir poco invidiabili. Nonostante alcune leggerezze a livello tecnico, sul piano dell'empatia, del racconto, ma anche quello dei suoni e del doppiaggio, si tratta di una produzione encomiabile. La speranza più grande è che i vari messaggi che Dalcò e il suo team hanno voluto dare ai giocatori, saranno recepiti appieno. Una volta completato il gioco, una volta che avrete le risposte alle vostre domande, metabolizzate.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

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