Lo scandalo di G2A: cosa sta succedendo?

Valerio "pensojn" Kohler
Di Valerio "pensojn" Kohler GL Originals Lettura da 6 minuti

È difficile riuscire a parlare di tiny Build GAMES senza menzionare le icone che hanno aiutato a diffondere la casa di sviluppo indipendente. Potremmo citare PewDiePie e i suoi video su Party Hard e SpeedRunners, con filmati che hanno superato addirittura le 4 milioni di visualizzazioni, e non sarebbe comunque l’unica figura ad aver diffuso i titoli del team statunitense. Detto questo, bisogna pensare che tiny Build GAMES non rappresenta, ormai, una nicchia di giocatori e, quindi, raggirarli porterebbe ad una perdita di ricavi estesi. Ne è una prova il recente scandalo che è scaturito quando sono state vendute migliaia di chiavi di gioco a G2A, un noto mercato digitale di videogiochi, portando la casa di sviluppo a perdere circa 400.000 dollari in fatturato. Eppure, come tante altre storie in questo strambo medium, bisogna partire dal principio per non accumulare opinioni fin troppo soggettive.

Gli scandali nel mondo dei videogiochi non sono mai riusciti a concludere in maniera efficace certi dibattiti, e la poca chiarezza che vengono espresse dalle parti opposte non aiuta assolutamente a capire il quadro generale. tiny Build GAMES si è trovata semplicemente dinnanzi ad una frode, compiuta dai suoi stessi partner. La colpa non è di G2A, quindi? Andiamo avanti, perché è da questo punto che cominciano ad uscire i dettagli più oscuri della vicenda. Le chiavi sono state vendute al negozio digitale, ma nessuna royalty è arrivata agli sviluppatori stessi. Il calcolo delle perdite è stata fatta direttamente da loro, e nonostante si parlino di 200.000 dollari di vendite, a conti fatti, si arriva a 450.000 dollari di ricavi fisici che non entreranno mai nelle casse della casa di sviluppo. Se la cosa può dare già fastidio senza aggiungere altri particolari, è con la risposta scioccante di G2A che la controversia si è diffusa a macchia d’olio.

La risposta di G2A è giunta da tiny Build GAMES, che l’ha copiata ed incollata per dare un’idea più chiara delle vicende:

Allora, il problema che ci avete segnalato è legato a delle chiavi che avete già venduto. SONO STATI I TUOI PARTNER AD AVERLE VENDUTE SU G2A, le quali sono state comprate direttamente da te. Se non altro, questo dovrebbe darti un’idea della portata che può avere G2A, visto che i tuoi partner avrebbero potuto venderli direttamente, invece di portarli qui. Ti posso assicurare che NON CI SARANNO COMPENSAZIONI DA PARTE NOSTRA. Se sospetti seriamente che quei codici sono stati tutti delle frode, ALLORA SARO’ FELICE DI LAVORARCI SOPRA, MA CIO’ RICHIEDERA’ LA PARTECIPAZIONE DI TINYBUILD CON G2A. Dovrai revocare le chiavi e reclamarle come rubate dai giocatori, che adesso le possiedono, e fornirmi i codici che credi facciano parte del problema. Andremo a vedere se è questo il caso, ma non credo che così tanti codici rientrano tutti nel quesito. Onestamente credo che rimarrai sorpreso nel sapere che non si tratterrà di frode, MA I TUOI PARTNER STANNO FACENDO QUELLO CHE FANNO MEGLIO, OVVERO VENDERE LE CHIAVI. Sono soltanto capitati di venderle su G2A. E’ anche necessario puntualizzare che non prendiamo una percentuale delle vendite.

Al di fuori delle opinioni personali, le inchieste e le rivolte nei confronti di G2A non sono unicamente legate a tiny Build GAMES. In primis, sono molte le persone che sono rimaste danneggiate da promozioni del negozio digitale, come il G2A Shield, che nascondeva un sistema di disattivazione incredibilmente complesso ed un raggiro nei confronti dei consumatori stessi. Addirittura ci sono state aziende intere che si sono ribellate a G2A per gli stessi motivi di tiny Build GAMES, tra cui Ubisoft e Riot Games. Se non dovessero bastare questi nomi per mettere in cattiva luce il negozio di chiavi di gioco, si potrebbe anche citare il fatto che G2A si è trovata a vendere anche gli account PSN rubati di qualche povero utente. Non stiamo parlando, quindi, di una ribellione singola di tiny Build GAMES, ma di un’esasperazione generale che ha raggiunto il suo apice con questo scandalo.

G2A_02Di chi è la colpa, quindi? Abbiamo compreso, dalle parole di persone provenienti da G2A stessa, che la responsabilità non può essere attribuita completamente al negozio digitale, eppure gli scandali precedenti, legati ad aziende ben più note e agli stessi consumatori, ci fanno pensare che gli esponenti maggiori di G2A non stiano facendo propriamente il loro lavoro. La colpa la possiamo, quindi, attribuire sia a tiny Build GAMES che a G2A. Il primo non è stato attento a controllare in anticipo questi dettagli, mentre il negozio non è riuscito a trovare delle soluzioni legali e, anzi, ha considerato delle vie che potremmo quasi definire illegali. Voi che ne pensate? L’ingenuità della casa di sviluppo indipendente andrebbe condannato a priori, oppure G2A dovrebbe semplicemente ridare il compenso da 400.000 dollari senza battere ciglio? Let us know!

 

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