Life is Strange: Double Exposure, dipende sempre dal punto di vista

Abbiamo giocato i primi due capitoli di Life is Strange: Double Exposure, gioco che segna il ritorno di Max Caufield sulla scena.

Simone Lelli
Di Simone Lelli - Editor in Chief Impressioni Lettura da 10 minuti

Quando parliamo di punto di forza, spesso finiamo a cadere nel tranello di trovarci ad analizzare un qualcosa soltanto come se fosse un progetto matematico, un’equazione. Nel corso del tempo molti giochi sono stati giudicati così, e tutt’ora nel mondo frenetico e veloce dei social, spesso cadiamo tutti, chi più chi meno, nel tranello del non capire cosa significa davvero punto di forza. Per fortuna Life is Strange torna a ricordarcelo, e per farlo non vuole raccontare qualcosa di nuovo, lontano da tutti i rischi di sbagliare un progetto correlato ad un gioco che è stato meno di 10 anni fa un grande successo, ma anzi riprende proprio lei, la ragazza che tutti abbiamo imparato ad amare nel primo Life is Strange, ma anni dopo. Con il ritorno di Max Caufield, salutiamo il nuovo Life is Strange: Double Exposure, che abbiamo provato nei suoi primi due capitoli.

Questione di prospettiva

Un punto di forza, quando si parla di un videogioco, può essere ciò che distrugge o santifica l’esperienza: d’altronde come un libro deve saper coinvolgere e un film emozionare, un videogioco come questo deve saper fare una sola cosa: raccontare. Life is Strange nel corso del tempo ha raccontato molto, e non è questione di “bello” o “brutto” se alcuni hanno fatto più breccia di altri. D’altronde quando un gioco riesce a farti mettere in secondo piano il potere della protagonista di saper riavvolgere il tempo, facendoti focalizzare soltanto sugli avvenimenti, qualcosa di buono lo sta certamente facendo.

Life is Strange: Double Exposure parte proprio da quello, una storia fatta per raccontare qualcosa, non un riempitivo per gonfiare le tasche, ma un racconto che ci fa vedere come se la passa la nostra Max dopo anni, in un momento della vita che non è quello della scuola, non direttamente. D’altronde Max lavora comunque a scuola, e oltre ad aver trovato il suo spazio lontano dagli avvenimenti di Arcadia Bay, ha trovato anche nuovi amici, come  Safi e Moses, una nuova cotta, e tanti colleghi, con i loro lati oscuri.

Life is Strange: Double Exposure
Max sulla scena del crimine.

Tutto cambia però quando la sua amica Safi muore: ecco che qualcosa cambia, forse per questo o forse no, e Max ora ha di nuovo i suoi poteri. O meglio, altri poteri: perché può cambiare punto di vista tra due realtà, viaggiandoci da una all’altra. Si tratta del Mondo della Vita e il Mondo della Morte, e hanno una sola differenza: in uno Safi è morta, nell’altro no. Il principio è lo stesso dell’Esposizione Multipla (Double Exposure, appunto), che crea una sovraimpressione di due immagini diverse, che spesso hanno questo stile “spettrale”.

D’altronde quale dei due mondi è quello reale, quale no: cosa è davvero successo e cosa invece esiste solo per via di un potere che la nostra Max deve imparare a gestire?

Fiato sospeso

Se c’è una cosa che questo nuovo Life is Strange fa, almeno nei primi due capitoli, è tenere con il fiato sospeso: dal punto di vista pratico il racconto non è mai banale, i colpi di scena sono ben posizionati e le scelte da fare non sono così scontate, con la capacità di poter davvero cambiare la storia mentre avanzerete. Solo che ve ne accorgerete quando sarà troppo tardi.

Vi ricordiamo però che abbiamo provato 2 capitoli su 5: questi arriveranno domani, giocabili da chiunque acquisterà il gioco, mentre a fine mese potremo mettere mano sui restanti. Per questo ciò che diremo in questo articolo è prettamente legato a questi due capitoli: non sappiamo come il gioco evolverà, se cambieranno delle dinamiche, o se quello che abbiamo visionato in questi due episodi sarà totalmente diverso.

Senza spoilerarvi nulla, Life is Strange: Double Exposure riesce nel suo intento di raccontare un intreccio sensato: qualche scelta l’abbiamo trovata effettivamente un po’ fuori fuoco in confronto a ciò che ci veniva proposto, ma nulla di irrimediabile. Per quanto riguarda invece il modo in cui l’avanzamento procede, c’è da dire che ciò che si può fare di non detto, è molto (e ringraziamo i voti a percentuale che ci dicono quanti hanno fatto una o l’altra cosa per questo), e ciò che invece dovrete scoprire per forza di cose, invece, non è così scontato come sembra.

Life is Strange: Double Exposure
Max e Safi.

Magari indagare inizialmente vi sembrerà molto lineare, ma andando avanti le informazioni che scoprirete non saranno così scontate, e più di una volta vi troverete ad essere spinti dalla voglia di scoperta. Life is Strange: Double Exposure poi può contare su una libertà maggiore in termini di esplorazione: meno guidato e capace di darvi più margine per trovare segreti da poter portare avanti, sarà proprio questo a rendere differente l’esperienza da persona a persona, una cosa che già questi giochi fanno molto bene, ma che con tale libertà fanno meglio.

Purtroppo per quanto riguarda invece i poteri di Max, Life is Strange: Double Exposure non è così elastico: alla fine dovrete usarli in un modo, almeno in questi due capitoli, e non avrete un vero e proprio spettro di possibilità. Poco male comunque, visto che il gioco non pone l’accento sulle scelte pratiche che farete, ma più su quelle teoriche, che dovrete attuare in momenti ben precisi della storia.

Life is Strange: Double Exposure
Una scelta che dovrete fare nel gioco.

Tutto questo sarebbe nulla senza i personaggi di questa nuova avventura, tutti ben centrati e ben raccontati, con un ottimo doppiaggio in inglese alle spalle e un’interpretazione che trova il suo massimo anche grazie alle espressioni facciali, ben congegnate sui volti di ognuno di loro.

Un notevole passo avanti

Il comparto tecnico del gioco è ben strutturato: abbiamo provato il titolo su PC, e c’è da dire che, nonostante delle impostazioni che abbiamo dovuto ritoccare per avere la massima resa, una volta messo tutto per bene, HDR acceso e qualità a livello cinematografica, ci è sembrato di vivere un film in 3D grafica dove però le scelte erano nelle nostre mani. Molto particolare anche la scelta di inserire delle customizzazioni estetiche per Max: non sono molte, ma danno delle tinte diverse alla protagonista, alcune richiamando persino stili visti su Chloe (e altri invece brand come Final Fantasy).

Stilisticamente, abbandoniamo sicuramente la “qualità estetica” del primo Life is Strange, ma nonostante lo stile si avvicini molto a True Colors, in termini di dettagli siamo nettamente in avanti. Senza abbandonare uno stile che ormai è diventato iconico per la serie, Double Exposure riesce a offrire quel salto in avanti che tutti speravamo avere con True Colors, solo meglio.

A tutto questo si affianca una colonna sonora fantastica, ben posizionata sia in termini di canzoni che di stile, con Tessa Rose Jackson che conquista gran parte delle tracce, lasciando spazio a artisti come dodie su alcune.

Parlando invece delle scelte fotografiche usate per raccontare la storia di Life is Strange: Double Exposure, la qualità è nettamente superiore alla precedente avventura di Max. Certo, questo livello, se preso di paragone con i più recenti Life is Strange, non si discosta di molto, ma è sempre bello vedere quando fotografia e montaggio riescono ad essere un plus all’intreccio; unica pecca purtroppo, alcuni caricamenti che interrompono bruscamente musica e suoni, cosa che speriamo venga risolta più avanti, e un menu che purtroppo sembra molto “sempliciotto” per quanto riguarda font e effetti, una cosa che sicuramente non darà fastidio ai molti, ma che poteva sicuramente essere fatto meglio

Life is Strange: Double Exposure ci è sembrato, almeno in questi due capitoli, un gioco che sicuramente merita di essere vissuto. Tutto è al proprio posto, ed è palpabile la voglia di scoprire cosa succede dopo. Tecnicamente ben strutturato, con una colonna sonora stupenda e un’interpretazione dei personaggi al top, fa quasi dispiacere che rimanga soltanto nel mondo dei videogiochi: se storie come The Last of Us, gioielli di narrativa puri, hanno fatto breccia nel mondo delle serie tv, sarebbe allora stupendo pensare un racconto di questo calibro (magari addirittura con scelte da fare, non sprechiamo l’esperimento di Black Mirror Bandersnatch) aperto al pubblico di massa.

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Editor in Chief
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Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.