Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning – Recensione, il fato si (ri)decide su Switch

Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning approda finalmente anche su Nintendo Switch. Scopriamo come se l'è cavata il GDR di THQ Nordic nella nostra rece

Cristian Piantanida
Di Cristian Piantanida Recensioni Lettura da 9 minuti
7.8
Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning

Sono passati ormai quasi dieci anni da quando l’originale Kingdoms of Amalur è stato rilasciato su PlayStation 3, Xbox 360 e PC, e meno di un anno da quando la sua versione riveduta e corretta è arrivata sulle console old-gen. Oggi, per Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning è giunto il momento della prova in portatilità, approdando finalmente anche sull’ibrida Nintendo Switch. Il GDR dark fantasy del publisher THQ Nordic ha dovuto riscrivere ancora una volta il proprio destino, dopo aver riscontrato buoni consensi da parte della critica, nonostante le migliorie apportate da questa nuova “resa dei conti” non siano alla fine state così imponenti.

Questa riedizione dell’avventura ideata dallo scrittore R.A. Salvatore con il contributo di Todd McFarlane (Spawn) e Ken Rolston (TES 4: Oblivion) può beneficiare di una pulizia grafica, di una progressione ruolistica attualizzata e di un nuovo sistema di combattimento tarato, in questo caso, sui controlli della piattaforma Nintendo, contando tutti i DLC usciti fino ad oggi. Inoltre, l’espansione denominata Fatesworm, che aggiungerà altre 5 ore circa all’avventura, verrà rilasciata nel corso di quest’anno, andando ad arricchire ancora di più l’esperienza di gioco. Come se l’è cavata il titolo originariamente sviluppato da Big Huge Games e 38 Studios sulla console Nintendo? Scopriamolo insieme.

Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning

Un Mondo in guerra

Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning ci racconta la storia di un mondo fantastico funestato da una lunghissima guerra. I regni liberi di Amalur, infatti, hanno a che fare ormai da secoli con i Fae, creature magiche che hanno l’abilità di reincarnarsi alla morte, peculiarità che rende impossibile una loro eventuale sconfitta. In particolare, una frangia dei Fae, La corte del Gelo al servizio del Dio Tirnoch, non dà pace da decenni ai mortali, portandoli quasi all’estinzione. Quando ormai le sorti di Amalur sembrano segnate, però, accade l’impensabile. In un laboratorio magico situato nelle profondità della terra, il Pozzo delle Anime, l’alchimista Formorous Hugues riesce nell’impresa di replicare l’arma magica dei Fae. Il nostro protagonista, morto in battaglia, rinasce dalle proprie ceneri, divenendo il Fateless One, un uomo senza destino che ha il potere di riscriverlo per portare alla vittoria le forze del bene.

L’incipit iniziale del gioco, che dà avvio ad una trama tutta da scoprire, si ricollega perfettamente e fa da sfondo al gameplay e alle meccaniche di tutto il gioco. Una volta morti, infatti, potremo scegliere come rinascere (attraverso un editing tutto sommato buono del nostro protagonista) e quale sarà il nostro destino. Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning ci dà la possibilità di tessere il nostro fato, attraverso le nostre azioni: salendo di livello ed affrontando le quest secondarie, potremo infatti plasmare il destino del nostro personaggio (classe, abilità e orientamento) e quello del mondo di gioco.

Il titolo è un GDR classico che ci permette di spaziare, quindi, tra gli stili di gioco, seguendo gli stilemi del genere o creando degli ibridi personalizzati. Si va dal guerriero al mago, passando per il ladro, specializzandoci quindi in forza, magia o destrezza. Ma avremo anche la possibilità di incrociare queste abilità, andando nel corso del gioco ad assumere nuovi ruoli. Nel caso in cui la strada che il nostro PG starà prendendo non ci vada più a genio, qualche moneta d’oro al giusto “tessitore” di destini potrà liberaci del nostro passato per scriverne uno nuovo: potremo infatti ridistribuire i punti acquisiti salendo di livello, e resettare così la classe del nostro eroe.

Il destino in tasca

Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning, che nella mente degli sviluppatori doveva trovarsi a metà strada tra God of War e Oblivion, è un GDR action che finisce con l’avvicinarsi più ai titoli classici del genere, ricordando piuttosto Fable. Un mondo semi aperto, che ci consentirà una grande esplorazione, con una trama avvincente che potremo in un certo modo influenzare tramite scelte di dialogo, e un gameplay che mischia elementi action ad una struttura classica da gioco di ruolo, per un risultato finale più che buono che ci garantirà ore e ore di quest prima di giungere ai titoli di coda. Un’esperienza arricchita poi dai DLC già rilasciati, più uno in arrivo. Sarete impegnati per un bel po’ di tempo, statene certi.

La versione Re-Reckoning andava a limare alcuni aspetti che non avevano convinto appieno alla release iniziale del gioco. Innanzitutto era stato rivisto il livello generale dell’esperienza. Dungeon ricalibrati, sia da un punto di vista della difficoltà, che del livello dei nemici e del loot degli oggetti, ma anche una progressione del nostro personaggio più lenta e ragionata, che non ci porterà a raggiungere il livello massimo in poche ore. Da un punto di vista tecnico, invece, non si era fatto poi molto, mantenendo un livello grafico che non aveva mai brillato per eccellenza, e dando qua e là una ritoccata dove serviva.

kingdoms of Amalur: Re-Reckoning

Cosa è stato fatto invece per questa nuova riedizione su Nintendo Switch? Purtroppo, quasi nulla. Tralasciando un aggiustamento dei controlli per i Joy-Con di Switch, il lato tecnico dell’esperienza è rimasto invariato, anzi, durante la nostra prova abbiamo riscontrato alcuni glitch durante le scene d’intermezzo, caricamenti ancora troppo lunghi, e svariati pop up degli elementi dello scenario, soprattutto quando si gioca in portatilità.

Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning dà il meglio in portatilità

Sebbene Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning sia la stessa esperienza uscita qualche anno fa, con alcuni limiti di Switch in più, ha dalla sua il pregio di concederci di portare i destini di Amalur sempre nelle nostre tasche. Il peso degli anni comincia a farsi sentire per Kingdoms of Amalur, soprattutto se paragonato ad altri titoli dello stesso genere usciti più recentemente. Tuttavia, questa nuova incarnazione su Nintendo Switch ci porta a chiudere un occhio su alcuni limiti tecnici, alla luce della possibilità di giocare un GDR mastodontico ovunque vogliamo.

Da un punto di vista grafico, infatti, la versione per Nintendo Switch in dock si dimostra inferiore rispetto a quella rilasciata su PlayStation 4 e Xbox One. Soprattutto in portatilità, al costo di un frame rate tutto sommato stabile a 30FPS, la risoluzione è costretta a scendere un poco. Nulla di trascendentale, ma è sicuramente un passo indietro rispetto a quanto abbiamo ammirato sulle altre console. Per quanto riguarda, invece, le feature peculiari di Switch, queste non vengono purtroppo sfruttate. L’utilizzo del touch screen è praticamente assente, mentre l’HD rumble è implementato al minimo: non noteremo alcuna differenza rispetto alla vibrazione di un normale controller, né ci sarà alternanza di vibrazione tra il Joy-Con destro e quello sinistro. Veramente un gran peccato, si poteva fare decisamente di più.

Re-Reckoning rimane tuttavia un’esperienza appagante e divertente, che si radica in un gioco di ruolo action lungo e stimolante, che conta dalla sua una delle storie più belle dell’intero panorama. Purtroppo, per viverla al meglio, bisogna scendere a compromesso con qualche difettuccio tecnico, e con un’esperienza che comincia mostrare il fianco ai dieci anni di distacco dai nuovi titoli, ma che non sarà un problema per tutti coloro che arrivano ad Amalur per la prima volta. Se, tuttavia, state cercando la versione migliore del titolo, forse quella per Switch non è la prima della lista.

Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning
7.8
Voto 7.8
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Nato con il Gameboy in mano, spendo tutto quel che ho in roba Nerd: videogames, anime, manga, figure, mi intriga tutto ciò che proviene dal misterioso mondo del Sol Levante. Storico per passione, Nerd di professione, non vedo l'ora di raccontarvi ciò che mi appassiona!