Karma: The Dark World, Recensione, un horror sci-fi dalle sfumature lynchiane

Ecco la recensione di Karma: The Dark World, un horror psicologico dalle tinte lynchiane, ambientato in una Germania dell'Est distopica e alternativa: un titolo che vi confonderà e angoscerà!

Gloria Annis
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Gloria Annis
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Amante di videogiochi, serie tv, film, fumetti e libri, in particolare del genere horror, sin dalla tenera età.
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Recensioni
Lettura da 9 minuti
karma the dark world
8.5 Ottimo
Karma: The Dark World

Karma: The Dark World è un titolo molto particolare, sviluppato da Pollard Studio LLC e pubblicato da Wired Production e Gamera Games. Qualche mese fa ve ne avevamo già parlato in una nostra anteprima, evidenziandone pregi e difetti, ma soprattutto sottolineando le nostre speranza per questa avvincente storia. Ora il titolo è finalmente in uscita a titolo definitivo per console Playstation 5Xbox S/X e su PC (Steam), e noi siamo pronti a parlarvene nella nostra recensione!

Lupi travestiti da pecore

Karma: The Dark World è un horror sci-fi psicologico in prima persona dalle forte tinte noir e thriller e uno stile quasi cinematografico, che attinge a piene mani dallo stile registico del recentemente scomparso David Lynch e da film del calibro di Blade Runner. Lo stile e la narrazione, nell’ambiente videoludico, ricordano invece profondamente Observer: System Redux, della casa di sviluppo polacca BlooberTeam (autori anche di Silent Hill 2 Remake, ndr), con protagonista il compianto Rutger Hauer nei panni della star cyberpunk Daniel Lazarski.

Protagonista indiscusso e controverso è il Mentalista David McGovern, un uomo che deve portare il pesante fardello di condurre un’indagine nelle viscere di quella che è la Leviathan Corp.: un’oscura corporazione che governa e sottomette con il pugno di ferro l’intera popolazione, sin dalla nascita di ogni individuo, definiti il “nuovo sangue“.

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In più i cittadini (rappresentati come umanoidi con uno schermo televisivo al posto della testa) vengono classificati con un sistema che stima il loro valore economico, e i papabili rendimento e guadagno per la Leviathan: questa suddivisione in classi però è pensata per non far mai realmente progredire e intraprendere la scalata sociale che la corporazione tanto pubblicizza, ingabbiando le persone in eterni debiti e turni di lavoro estenuanti.

Nell’abisso della mente

In questo mondo distopico e distorto, ambientato in una linea temporale alternativa nella Germania dell’Est del 1984, il ruolo del Mentalista non è ben visto: gli altri cittadini tendono ad isolarli e a definirli “sciacalli“, a causa del loro stretto legame con la Leviathan Corporation e con Mother, l’intelligenza artificiale a cui i Mentalisti riferiscono ogni violazione del rigidissimo regolamento imposto alla popolazione.

David si trova invischiato in un vortice di complotti ed enigmi più grande di lui, partendo dalla misteriosa morte di Shawn Mendez, operaio di livello D che lavorava all’Istituto di Ricerca Winston e declassato di recente, che si occupava precedentemente di una ricerca su uno strano composto chiamato Dasein.

Con dei macchinari altamente tecnologici, David ha la capacità di tuffarsi e vivere in prima persona i ricordi dei principali sospettati dei crimini su cui indaga, distorti dalle loro paure e insicurezze, e una volta scoperti i loro segreti più reconditi e  reati commessi, comunica direttamente con Mother i risultati ottenuti. Questo lo espone anche a sentimenti ostili e ricordi pericolosi, in loop intricati ed enigmi da risolvere, il tutto condito da collezionabili ottenibili risolvendo problemi di logica di media difficoltà (si ottengono cosi delle statuine rappresentanti personaggi di spicco dell’universo di gioco).

Sbrogliando la matassa

Durante il gioco sarà molto complesso scindere realtà da allucinazioni, ma anche solo comprendere realmente chi siamo e quali siano i nostri ricordi: l’inizio del gioco confonde, sorgono tante domande che sino alla fine non ottengono risposte, trascinandoci a ritmo serrato e con angoscia crescente sino ai titoli di coda. La trama è originale, ben scritta, incalzante, e mantiene l’attenzione del giocatore sempre alta, soprattutto in situazioni di tensione massima come gli inseguimenti: ci sarà, tra i vari stalker del gioco, anche una misteriosa creatura al nostro seguito, degna dei grandi classici di Carpenter, che renderà la nostra missione tutt’altro che semplice.

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Le musiche sono ben realizzate e immersive, perfetto contorno delle circostanze che David vive sia dentro che fuori dal macchinario per la lettura mentale, il comparto audio di suoni, dialoghi e effetti sonori è ben bilanciato e completa un quadro perfettamente dipinto e coinvolgente.

Gli enigmi sono abbastanza scorrevoli e non eccessivamente complicati, il giusto grado di difficoltà che accompagna il giocatore alla scoperta del mistero che avviluppa David e chi inevitabilmente lo circondatanto da non renderlo un semplice walking simulator nella mente del potenziale assassino. I comandi sono semplici e facilmente accessibili sia che si utilizzino mouse e tastiera, sia utilizzando un Pad, donando un’esperienza piacevole e scorrevole.

Guarda con i miei occhi

Karma: The Dark World si sviluppa tutto in una realtà distorta e confusa, dentro e fuori i ricordi altrui, confondendo il giocatore (e David stesso) sulla sua identità e su ciò che realmente sta accadendo attorno a lui. Una menzione speciale alla parte preliminare del gioco, in cui dovremo calibrare audio e HDR: impostato come un test di laboratorio, in cui dovremo scegliere delle immagini e degli abbinamenti come un esame psicologico, questa sezione va quasi a rompere la quarta parete, facendoci sentire come delle cavie di un progetto scientifico ben più ampio (sensazione trascinata per tutto il gioco anche grazie agli enigmi di logica per raccogliere tutte le statuette collezionabili).

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Il comparto grafico è una gioia per gli occhi grazie all’Unreal Engine 5 magistralmente sfruttato dalla casa di sviluppo cinese: effetti di luce e ombra ben realizzati, le ambientazioni sono labirintiche e intricate, con un’anima a momenti quasi onirica, soprattutto nelle sequenze di ricordi più profondi, realizzati quasi come dei dipinti.

Le Hub mentali, ossia la zona da cui parte David nell’esplorazione interiore dei soggetti indagati durante la sua complessa indagine, vengono rappresentate come un’isoletta di pietra all’apparenza aliena, circondata dall’acqua calma e immersa in un buio innaturale: da li, toccando dei pilastri litici, David può osservare degli oggetti che gli danno accesso ad aree di ricordi specifici.

In quest’area, seppur semplice rispetto ad altre, la rappresentazione astratta di quella che è la mente umana è splendida, da farci rimanere a bocca aperta: uno spazio immenso che toglie il fiato, in completa solitudine, accompagnati solo dal rumore placido dell’acqua nera attorno a noi.

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Da che parte stai?

Karma: The Dark World è un gioiellino nel suo genere, sia per quanto riguarda l’esperienza visiva e sonora che offre, ma soprattutto per la narrazione intrigante e originale: il giocatore non si annoierà facilmente, ma sarà anzi sempre più incuriosito dalla matassa di misteri e dubbi creati ad hoc durante il viaggio di David. Il giocatore si sentirà lui stesso protagonista della storia e desideroso di scoprire cosa realmente è accaduto a se stesso, alla sua famiglia ormai distrutta e ai personaggi attorno a lui, che inevitabilmente son stati danneggiati, seppur in via del tutto collaterale.

Sino alla fine saremo confusi, disperati, angosciati, sconvolti e anche amareggiati, e man mano che scenderemo sempre più in profondità di questo intricatissimo ma bellissimo thriller noir – con un pizzico di horror – dovremo fare a noi stessi la domanda più importante: “ma tu, da che parte stai?“.

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Karma: The Dark World
Ottimo 8.5
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