Kao The Kangaroo – Recensione, un ritorno inatteso

Kao the Kangaroo ritorna dopo ben 17 anni con un nuovo capitolo, che ci ha convinti anche se non appieno: ecco la nostra recensione!

Alessio Fuscà
Di Alessio Fuscà - Contributor Recensioni Lettura da 9 minuti
6.7
Kao The Kangaroo

Kao The Kangaroo, protagonista della recensione di oggi, è la rinascita di un brand che sembrava oramai caduto nel dimenticatoio. Dopo 17 anni dall’uscita dell’ultimo capitolo, ecco però fare la sua ricomparsa il canguro pugile con un nuovo capitolo. Sarà riuscito a mettere la noia K.O.? Scopriamolo insieme!

Kao The Kangaroo: il figlio illegittimo di Spyro e Crash

Quando si parla di mostri sacri del platforming 3D è impossibile non citare le due ex esclusive di casa PlayStation, ovviamente parlo di Spyro e Crash Bandicoot. Giocando Kao The Kangaroo per questa recensione, le sensazioni che abbiamo avuto sono state quelle di giocare un ibrido, che prendesse lati positivi sia dal draghetto viola che da Crash. Un gameplay frizzante, fasi di platforming alternate a piccole fasi di combattimento sparse e un’ottima componente esplorativa, dato che è importante passare al setaccio ogni zolla dei livelli per non perdersi segreti e collezionabili. In questo senso il level design è sia amico che nemico a seconda dei casi, perché se in alcune situazioni le viuzze nascoste e i percorsi secondari sono facili da trovare, in altri sono invece sezioni nascoste davvero molto bene e si è spinti a ripetere alcuni dei livelli più volte nel corso dell’avventura, per recuperare collezionabili non trovati subito.

kao the kangaroo livello

Parlando di puro gameplay, Kao The Kangaroo fa sicuramente molto bene il suo lavoro. Come detto si tratta di un gioco ludicamente molto vivace, si ha sempre qualche input d’azione da premere (che sia per saltare o per combattere). In tal senso fa la differenza la gimmick di Kao, ossia essere un canguro pugile! Sarà infatti possibile colpire e rompere la gran parte degli elementi dello scenario, cosa che tiene sempre alta la sensazione di giocosità, per così dire, durante i livelli e l’esplorazione degli hub di gioco. Un po’ quello che accadeva con Spyro, dove si tiravano costantemente fiammate a destra e sinistra per rompere quel vaso o attaccare quell’altro nemico. I guantoni di Kao però non servono solo per combattere o per rompere gli oggetti, sono infatti anche in grado di farci usare rampini di energia o di impregnarsi di poteri elementali, utili per interagire con oggetti o ostacoli specifici e proseguire/raggiungere luoghi nascosti. Nella storia scopriamo che sono in realtà i guanti del padre di Kao, e che il nostro eroe li vuole usare per ritrovare sua sorella. L’altra faccia della medaglia è che un potere misterioso ha corrotto quei guanti, dando loro anche la possibilità di parlare con chi li indossa, ma questo fa parte della storia di Kao The Kangaroo e come in molti platform gioca un ruolo secondario, motivo per il quale non la tratteremo in una sezione apposita in questa recensione senza rovinarvi le poche sorprese a disposizione.

A farci avanzare nel gioco sarà la raccolta delle Rune sparse nei vari livelli, che una volta accumulate in un certo numero ci permetteranno di accedere ai livelli successivi. Ovviamente non sarà scontato trovarle tutte, ma non sono nemmeno realmente nascoste. Basta semplicemente sapersi guardare attorno e sarà facile raccoglierle tutte. Un concept nato con Mario 64, agli albori del platforming 3D nei videogiochi, e che funziona ancora molto bene, quindi potremmo dire squadra che vince non si cambia! I livelli contengono anche delle mini sfide, alle quali avremo accesso attraverso i pozzi eterni, nelle quali affronteremo delle fasi di gioco specifiche per raccogliere collezionabili e monete extra. Ad ospitare l’ingresso nei vari livelli, sia classici che boss fight, sono come detto degli hub di gioco principali (uno per ogni mondo di gioco). Al loro interno sarà possibile trovare collezionabili, raccogliere monete, trovare occasionalmente qualche Runa e acquistare elementi di gioco con le monete, come skin per il nostro Kao, quarti di cuore (una volta ottenuti 4, si ottiene un cuore in più permanente), e vite extra. Gli hub contengono anche dei pozzi eterni, dai quali accedere alle mini sfide dei pozzi trovati nei livelli per rigiocarle.

kao the kangaroo recensione hub di gioco

Progressione solida, gameplay convincente e molto fluido, una buonissima quantità di contenuti e un level design ben realizzato. Kao The Kangaroo ha nel gameplay il suo punto di forza maggiore, ma ha anche il difetto di non fare nulla di realmente “innovativo”. Non parliamo di un Kirby E La Terra Perduta (qui la nostra recensione) dove c’è sempre un guizzo originale e tanta varietà nelle fasi di gioco, se vogliamo anzi le fasi di Kao The Kangaroo sono perlopiù divise in compartimenti stagni (spesso si combatte in spazi appositi, non sono sequenze ben amalgamate tra loro), e in generale non si ha mai l’effetto wow. Rimane un platform onestissimo, molto carino e consigliabile, ma nulla di eccezionale.

Il comparto tecnico fa acqua da tutte le parti

Se il gameplay di  Kao The Kangaroo è valido, e ne abbiamo parlato molto bene finora in questa recensione, dal lato tecnico se non parliamo di un’ecatombe poco ci manca. Non ci riferiamo alla grafica in sé, che anzi è molto gradevole pur se a tratti forse un po’ troppo minimal (soprattutto con illuminazione e riflessi ai minimi sindacali).

Il vero guaio sta nella tenuta tecnica del gioco: effetti sonori che a volte non partono, vasi o altri oggetti tecnicamente distrutti ma dai quali non parte l’animazione della distruzione (con solo il sonoro) per poi sparire di botto, musiche che a volte partono, a volte no e altre ancora partono con molti secondi di ritardo. L’audio delle cutscenes a volte è equalizzato molto male, e in generale il livello della recitazione è talmente basso che solo nell’era PS1/inizio PS2 si vedeva (e sentiva) di peggio.

Se poi ci aggiungiamo qualche collisione occasionale che va a farsi benedire, oggetti nello scenario con i quali si può interagire colpendoli, sulla carta, ma all’atto pratico solo a loro discrezione, animazioni a volte agghiaccianti e oggetti dei livelli (o le loro ombre) che appaiono solo quando ci si avvicina a pochi passi, il risultato finale è quello di un gioco bello da giocare ma dannatamente lacunoso a livello tecnico.

Kao The Kangaroo Bug
Qualche bug qua e là non è mancato

Ovviamente non parliamo di un gioco che ha avuto a disposizione fiumi di denaro come budget, e speriamo anzi che le future patch possano fare il possibile per correggere il correggibile. Non potevamo però ignorare questo “stato da beta”, a tratti da alpha, del titolo. Per le attenuanti di cui sopra, non abbiamo abbassato di molto il voto ma non potevamo nemmeno ignorare lo stato del gioco così come lo abbiamo giocato. Detto questo, magari già da un’eventuale patch day 1 vedremo risolti alcuni di questi problemi, quindi la non severità nell’abbassamento del voto è sulla fiducia, ma anche per un altro motivo.

Per quanto ci siano difetti tecnici innegabili, e a tratti pesanti, non ce la sentiamo di farceli bastare per sconsigliarvi Kao The Kangaroo. Parliamo poi di una serie abbastanza vecchia che ritorna dopo molti anni (se ne vuoi sapere di più, puoi dare un’occhiata alla pagina Wikipedia cliccando qui), quindi speriamo che già dai prossimi si riesca a puntellare là dove serve. Promosso quindi, ma con riserva.

Kao The Kangaroo
6.7
Voto 6.7
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Contributor
Sono un game designer di professione ma videogiocatore incallito nel cuore. Tra le mie altre attività, oltre quella da redattore, c'è anche quella di player competitivo nel circuito torneistico ufficiale di Pokémon, la cui serie è stata una dei motivi per i quali ho iniziato a videogiocare quasi 20 anni fa.