Jump Drive è un titolo del 2017 di Thomas Lehmann, autore dell’acclamato Race for the Galaxy, pubblicato da Rio Grande Games e Pegasus Spiele.
Card game da 2 a 4 giocatori (facilmente giocabile in solitario grazie ad alcune piccole varianti, che trovate su boardgamegeek), il titolo ripropone la stessa ambientazione del fratello maggiore, semplificandone le dinamiche per renderlo più snello ed accessibile.
Meccaniche di Jump Drive
Scopo del gioco è avere più punti vittoria al termine della partita, sviluppando un motore che ci farà guadagnare tessere-punto nella fase “income” del nostro turno. In Jump Drive, infatti, le carte giocate non sono rilevanti per il punteggio: i loro effetti entrano in considerazione soltanto nel corso del gioco, incrementando la nostra capacità di esplorazione, la nostra forza militare o fornendo ad ogni round carte e punti vittoria.
Come avviene in Race for the Galaxy, ad ogni turno i giocatori andranno a selezionare contemporaneamente una fra le azioni disponibili: esplorazione (pesca di carte), sviluppo di una tecnologia o conquista di un pianeta. Anche in Jump Drive il costo di sviluppi e pianeti viene pagato scartando carte dalla nostra mano, le azioni di produzione e di mercato sono state invece eliminate in un’ottica di semplificazione delle fasi più complesse del titolo.
Le combo realizzabili sono il punto forte del gameplay: fra effetti che offrono bonus in combinazione con tipi di carte (es: punti aggiuntivi per ogni pianeta di un determinato colore) ed effetti vanno accoppiati ad una specifica carta (della quale troveremo comunque più copie all’interno del mazzo), le combo in Jump Drive sono variegate e rendono diversa ogni partita. Questa impostazione tende ovviamente a privilegiare il fattore fortuna (avvantaggiando chi pesca carte utili da mettere in combo con carte già giocate) ma anche chi meglio riesce ad adattarsi, modificando la strategia iniziale in funzione delle pescate successive.
L’interazione fra i giocatori ha subito purtroppo una drastica riduzione, limitandosi ora a poche carte che forniscono bonus in base ai tipi di pianeti posseduti dagli altri giocatori. Questo è un vero peccato per chi, come noi, adora il meccanismo di Race for the Galaxy che premia chi meglio riesce ad intuire le mosse degli avversari e sfruttarle a proprio vantaggio. Jump Drive va invece a collocarsi nella categoria dei “solitari di gruppo”, prevedendo qualche sporadica occhiata alla altre board per stabilire quanto convenga giocare una carta piuttosto che un’altra.
Materiali ed ergonomia
Anche qui non ci siamo proprio. I segnalini-PV sono totalmente inadeguati, troppo piccoli e di difficile interpretazione per chi si approccia al gioco per la prima volta. I giocatori sono inoltre costretti a continui “riconteggi” nel corso della partita, con frequenti interruzioni del flusso di gioco. Sarebbe stata preferibile una track per ogni giocatore in cui tenere traccia di punti esplorazione, forza militare, PV totali, carte e PV della fase “income”.
Le carte sono di buona qualità, la simbologia è chiara, i testi brevi e facilmente comprensibili (da notare che non esiste una versione italiana del titolo) ma va detto che le illustrazioni sono completamente riciclate da Race for the Galaxy (e relative espansioni) e che risentono sia dell’età che della poca cura con cui anche all’epoca furono realizzate.
Considerazioni
Sebbene apprezziamo il tentativo di rendere Race for the Galaxy più accessibile al grande pubblico, Jump Drive riesce soltanto in parte nello scopo. Per sfondare, il titolo avrebbe bisogno di un comparto grafico più accattivante ed un’ergonomia migliorata, rimanendo invece un gioco valido dal punto di vista del gameplay. Race for the Galaxy rimane ancora (a distanza di 12 anni) il nostro titolo preferito di Thomas Lehmann, senza nulla togliere alle alte aspettative che riponiamo su New Frontiers, il prossimo titolo della serie.