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It Takes Two: per il director creare film è “una passeggiata” rispetto i giochi

Era il lontano 2017 quando Josef Fares, il noto director di It Takes Two esordì con delle “frasi shock” in occasione dei The Game Awards, con l’artista che aveva “insultato”, probabilmente in tono non troppo serio, gli Oscar e la loro importanza, se visti in tono di egemonia rispetto a quello dei videogiochi.

Lo sviluppatore svedese si era spinto a certe parole, con un tono di chi la sa lunga in materia, forse anche perché è stato regista di 5 film discretamente noti nonché di 4 giochi, e di conseguenza conosce in modo approfondito entrambi i media. A suo modo di vedere quindi, quello dei videogiochi ha un grado di difficoltà nella realizzazione estremamente superiore a quello dei film.

Proprio per spiegare le ragioni del suo sfogo, l’artista si è lasciato andare di recente a un’intervista con i giornalisti del Washington Post, parlando un poco delle ragioni che lo avevano portato a tale attacco. Infatti, secondo Fares, tornare a sviluppare film sarebbe come prendersi una lunga vacanza rispetto all’impegno richiesto in tempo e fatica per ottenere gli stessi risultati nei giochi.

Dopotutto non possiamo dire che il director parli senza un qualche tono di autorità per il mondo dei games, visto che il suo It Takes Two è stato un successo ai The Game Awards 2021, con la vincita di numerosi premi, fra i quali anche l’ambitissimo gioco dell’anno 2021.

josef fares

Di seguito vi lasciamo alcuni estratti dell’intervista, nei quali lo stesso Fares cerca anche di tornare sui suoi passi e chiarire che non odia in alcun modo l’Accademy e gli Oscar, ma di avere comunque delle sue idee da artista eclettico:

Quando sono arrivato ai Game Awards 2017, tutti dicevano che (quello era l’Oscar dei videogiochi), quindi sul palco, (ho pensato e detto), ‘Fa***** gli Oscar, ci stiamo divertendo molto.’ Era da lì che veniva. Non era un’affermazione secondo cui penso che gli Oscar siano brutti

Insomma, sembra che a parere del director, la frase fosse dettata più dal momento che un chiaro messaggio d’insulto a una classe specifica. Nell’intervista sono poi venute fuori anche ragioni più specifiche sul perché tale contesto sia una realtà a suo modo oggettiva delle due industrie.

Per Fares infatti, i videogiochi richiedono un quantitativo di impegno e sforzi immensamente superiori rispetto alle pellicole cinematografiche, facendo l’esempio della creazione di una grande battaglia con un nemico particolarmente forte nel cinema e nel gaming. Per creare una boss-fight, sempre secondo il director, servirebbero anche sei mesi di durissimo lavoro, per poco meno di una decina di minuti di gioco per l’utente.

Al contrario, una scena simile in un film, sarebbe molto più facile da realizzare, visto che si agisce con attori che possono aiutare in modo attivo la realizzazione di una scena. Oltre a questo si aggiunge anche l’importantissima componente data dall’interattiva data dalle decisioni del player, che anche nelle scene più guidate possono sempre portare a cambiare leggermente il corso degli eventi, invece che essere una linea univoca come nei film.

Samuel Raciti
Videogiocatore incallito, lavora anche come Amministratore condominiale in real life. Questa professione gli ha insegnato, fra le altre cose, l’arte della pazienza e della mediazione, così scarsamente presenti nel mondo di Internet come in quello delle riunioni condominiali. Mal sopporta gli hater seriali, ma apprezza chi in buona fede si impegna per far valere il proprio pensiero e la propria visione del mondo dei videogiochi.

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