Interrogation: You Will Be Deceived – Recensione, a caccia di criminali e terroristi

Interrogation: You Will Be Deceived è un buon indie, con un'idea di fondo molto interessante e ben ottimizzata. Ecco la nostra recensione.

Gabriele Barducci
Di Gabriele Barducci Recensioni Lettura da 6 minuti
7
Interrogation

Progetto particolare quello di Interrogation: You Will Be Deceived. Nello stesso titolo è racchiusa l’essenza ludica del gioco sviluppato da Critique Gaming, che ci metterà nei panni di un detective invischiato in una brutta storia di indagine per scovare un pericoloso gruppo terroristico. L’aspetto più difficile non sarà gestire e ottimizzare il team a nostra disposizione, bensì portare a termine una sequela di interrogatori nel minor tempo possibile ed evitando di utilizzare le maniere forti. Insomma, fulcro del titolo sarà capire il sospettato davanti a noi, utilizzare le domande e le parole giuste per farlo crollare. Solo in quel momento, tireremo il nostro destro migliore per colpire duramente nel momento di debolezza del sospettato per decretare la colpevolezza assoluta del soggetto.

I trucchi del mestiere

Con uno stile grafico minimale, più vicino alle visual novel che a una vera e propria avventura grafica, Interrogation già dal semplice e intuitivo tutorial ci mostra le poche, semplici, ma non banali meccaniche con cui affrontare le successive ore di gioco. Va detto già da subito che si tratta di un titolo prevalentemente breve che fa del diverso approccio con cui inizieremo gli interrogatori la sua forma di longevità; decisivi in questo caso saranno i molteplici finali che saranno realizzazione diretta delle nostre scelte.

Con il sospetto davanti i nostri occhi, avremo inizialmente delle domande base da porre. Toccando diversi tasti – quelli giusti – oppure nel ripetere una domanda già posta precedentemente, il sospettato potrebbe riferire un dettaglio, un elemento inedito con cui sbloccheremo nuove domande, alcune futili, altre necessarie per supportare le dirette accuse che muoveremo contro l’uomo o la donna davanti a noi.

interrogation recensione

Avremo essenzialmente tre tipi di domande da fare, identificate da un colore distinto: le domande bianche saranno neutrali e in gran quantità, alcune totalmente inutili, altre più dirette, a seconda del tipo di persona che avremo davanti, queste acquisiranno un relativo peso. Le domande rosse, anzi, l’unica domanda rossa che avremo a disposizione sin da subito è l’accusa diretta, ma come già sottolineato sopra, dovrà essere il gancio da far partire quando avremo stremato – e intuito l’effettiva colpevolezza – il sospettato così da farlo crollare a seduta stante. Nel mezzo ci saranno le domande gialle, che si genereranno in particolari momenti, appariranno sempre quando il nostro sospettato mostrerà i primi segni di cedimento oppure quando si lascerà scappare un elemento o una dichiarazione a noi ancora sconosciuta.

Poliziotto buono e poliziotto cattivo

Al netto di questa linearità, che si arricchisce in brevissime sessioni di gestione della nostra squadra, poco avvincenti, durante gli interrogatori non dovremo solo snocciolare domande e ascoltare risposte, bensì studiare il nostro uomo in tutti i suoi aspetti, o almeno quelli che ci torneranno utili per capire il suo stato d’animo. Indicatori su schermo ci mostreranno il battito cardiaco come la stessa apertura e stato emotivo del soggetto. Segnali di accelerazione cardiaca o chiusura nei nostri confronti saranno dati importanti per capire se la strada su cui stiamo battendo è quella giusta, motivo per cui è giusto continuare.

In alcune situazioni gli interrogatori saranno incrociati, motivo per cui dovremo gestire più persone in stanze diverse: questo aumenterà la difficoltà proposta, dato che diverse informazioni in mano al primo sospettato, saranno poi da veicolare sul secondo e viceversa. La situazione comincerà a farsi ostica quando dovremo trovare un colpevole in un tempo ben definito e ogni domanda che porgeremo ci farà perdere un quantitativo ben definito di minuti.

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Se le buone maniere non saranno sufficienti, esattamente come nei migliori thriller su grande schermo, potremo sempre adoperare l’opzione estrema, ci alzeremo, spegneremo il registratore e con sguardo freddo guarderemo fissi negli occhi il nostro sospettato: nessuno dovrà sapere cosa sta per succedere.

Le opzioni saranno poche, ma effettive per far uscire il sospettato con qualche livido: potremo usare un taser contro il nostro uomo, oppure sbattergli la testa contro il muro, o semplicemente prenderlo per il colletto della maglia e percuoterlo. I battiti cardiaci aumenteranno, la tensione salirà e solo quando rimetteremo in funzione il registratore, ripeteremo nuovamente la domanda di accusa, e questa volta il sospettato, dolorante, potrebbe anche confessare… ma confessare un crimine che non ha commesso solo per la paura e le percosse di poco prima. Attenzione ad attingere a questa tecnica: abusarne ci farà mettere in discussione dai nostri superiori quanto dal nostro team.

Il resto del titolo procede dunque su binari prestabiliti e senza particolari guizzi. Al netto di una realizzazione estetica con disegni impreziositi di uno stile unico, Interrogation non riesce a restituire molto di più oltre l’accurata esperienza da simulazione. Finché si tratta di stare tra quattro mura e interrogare, ci sono grandi margini dove potersi divertire e sperimentare nuovi o diversi approcci, ma dopo una manciata di ore ci accorgiamo che tutto Interrogation è lì, senza nulla più.

Interrogation
7
Voto 7
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