Horizon Forbidden West: Burning Shores, DLC dedicato al secondo capitolo dell’avventura di Aloy, è stato rilasciato solo pochi giorni fa, e abbiamo avuto modo di testarlo a dovere. Al netto dei problemi del gioco base, che non saranno evidenziati in questa sede (potete recuperare il tutto nella nostra recensione), ci siamo trovati davanti ad un prodotto ben confezionato, anzi, a dirla tutta, ad un prodotto che ci ha colpito enormemente. La Los Angeles di Guerrilla Games (fatevi un giro anche in quella di Dead Island 2 dato che ci siete) è un autentico gioiellino, ricca di sfaccettature e di scorci memorabili, cosa a cui la saga a dire il vero ci ha abituati fin dal pricipio.
Dove ci eravamo lasciati
Prima di entrare nel vivo, sappiate che non possiamo e non vogliamo spoilerare nulla della trama, anche perché la missione principale dura circa 4/5 ore sulle 15 complessive del DLC, dunque qualunque informazione rischia di essere “di troppo”. È bene sapere però che per accedere al contenuto aggiuntivo Burning Shores dovrete necessariamente aver completato la storia principale del gioco base. Se siete tra questi, il contenuto aggiuntivo si aprirà a voi immediatamente con un audio di Sylens che vi chiederà una chiacchierata.
Il DLC dunque parte immediatamente dopo la conclusione degli eventi di Horizon Forbidden West, ma in questo caso l’incipit narrativo è ben diverso da quello che vi possiate aspettare, o che è solo possibile immaginare all’interno di una qualunque produzione videoludica. Aloy dunque si conferma un’eroina implacabile, e la sua personalità continua a spiccare e a essere centrica all’interno del racconto. Ovviamente non sarà sola, visto che ad accompagnarla in questa nuova storia ci sarà anche una nuova comprimaria che vi lasceremo il gusto di scoprire.
La certezza è che il focus della sceneggiatura, oltre a quello della missione in generale e della profondità di alcuni personaggi, è quello di porre l’accento sulle abitudini e la cultura dei Quen, il popolo che si è insediato tra le sponde di Rive Ardenti, ovvero la zona dove il DLC è ambientato. Perché si, come successo con il primo DLC dedicato a Zero Dawn, anche questo sblocca una nuova area accessibile però solo attraverso il viaggio rapido.
Detto questo, per quanto concerne esclusivamente la sceneggiatura e la narrazione, non siamo oltre agli standard di Forbidden West, ma c’è da dire che si è fatto un passo in più verso l’approfondimento dei personaggi e meno sul sul resto, scelta che ci sentiamo di sposare pienamente data la natura del contenuto aggiuntivo.
Un netto passo avanti
Fa sorridere vedere Burning Shores e pensare a come sarebbe potuto essere Forbidden West, se solo fosse uscito esclusivamente per PS5. Infatti, il contenuto aggiuntivo è un vero e proprio parco di divertimenti per gli amanti della caccia alle macchine, proponendo delle situazioni in cui solo degli abili avventurieri possono sopravvivere. In virtù di quanto appena detto vi confermiamo che la sensazione è che il livello di difficoltà generale sia stato tarato leggermente più verso l’alto rispetto al titolo base, ma state tranquilli perché oltre ad arrivarci già preparati, il DLC mette a nostra disposizione nuovi mezzi per far male ai nemici.
Burning Shores fa lo stesso lavoro del gioco base, ma più in grande, con un paio di momenti davvero intensi, tanto che non riusciamo a spiegarci come mai non ne abbiamo visti – o quasi – sviluppati in maniera simile nell’avventura base. Come accennavamo, purtroppo il DLC fa emergere in modo netto che tipo di produzione avremmo potuto avere se Forbidden West fosse uscito in esclusiva PS5, e non cross-gen come poi è avvenuto. Che sia a causa della pandemia o della scarsità delle scorte di PS5, la strada imboccata ha portato a questo per il gioco base, e purtroppo quando si fanno determinate scelte si fanno anche i conti con le conseguenze. Una di queste è quella di aver fornito un prodotto molto più more of the same (non che sia un male) di quanto all’effettivo sarebbe potuto essere, lesinando sulle novità vere e proprie. Sebbene Burning Shores segua i percorsi imposti da Forbidden West, in quei momenti in cui viaggia solitario per la strada tracciata apposta per lui, riesce a restituire un senso di grandezza e stupore fuori dall’ordinario.
La mappa già accennata in precedenza è pure gioia per gli occhi, ma in generale tutto Burning Shores è bello almeno quanto, se non di più, il gioco base. Qui entriamo nel mero gusto personale, ma il DLC sfrutta alcune meccaniche che in Forbidden West si sbloccano verso la fine, questo regala un ulteriore modo di esplorare la mappa e inevitabilmente restituisce qualcosa in più ai giocatori, sia in termini puramente estetici che di gameplay.
Un DLC è sempre un DLC, ma…
A conti fatti Burning Shores lascia una sensazione ben precisa: questo è solo l’antipasto di quello che potremo vedere nel terzo capitolo di Horizon. C’è da dire che quanto appena detto è quasi un peccato, perché sembra quasi voler svilire quanto offerto da Forbidden West, ma vi assicuriamo che l’intenzione non è assolutamente questa.
Se siete fan della saga, o se anche solamente vi è piaciuta e vi siete divertiti con il secondo capitolo, questo per voi è un DLC davvero imperdibile. Come detto in precedenza i difetti sono quelli dell’opera prima, ma se li avete già metabolizzati e superati, Burning Shores vi lascerà davvero a bocca aperta.
Horizon Forbidden West: Burning Shores è un autentico gioiellino, imperdibile per i fan e anche solo per chiunque, per un motivo o nell’altro, abbia apprezzato il secondo capitolo della saga di Aloy. Di base il contenuto aggiuntivo fa lo stesso lavoro del gioco base, ma lo fa più in grande e con il giusto ritmo.