Horizon: An American Saga, Capitolo 1 – Recensione, va ad ovest giovane America

Kevin Costner torna alla regia con un progetto epico in quattro parti che racconti la conquista del West all'epoca della Guerra Civile americana.

Alessandro Giovannini
Di Alessandro Giovannini - Staff Writer Recensioni Lettura da 9 minuti
6.5
Horizon: An American Saga - Capitolo 1

Ricordo distintamente l’uscita al cinema in Italia de La compagnia dell’anello, primo capitolo della trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli diretta da Peter Jackson. Una delle critiche più ricorrenti era il fatto che il film non avesse un finale, bensì si interrompesse, per così dire, in attesa che i film successivi completassero la storia. L’idea di un “film a puntate” era sconosciuta a molti spettatori dell’epoca, cui sembrava una cosa assurda.

Ventidue anni dopo un format del genere non stupisce più nessuno, anzi: è quasi diventata la norma delle produzioni blockbuster, a partire dall’infinita saga cinematografica dei supereroi Marvel (e degli sfortunati emuli del DC Universe). Perciò quando Kevin Costner ha annunciato il proprio ritorno alla regia con un’epopea western spalmata su quattro film, credo che nessuno abbia alzato il sopracciglio.

L’idea alla base di Horizon: An American Saga è di raccontare 12 anni di storia Americana a cavallo della Guerra Civile (1861-65), concentrandosi in particolare sulla colonizzazione/conquista dei territori occidentali del continente, un’epopea cui il popolo americano ha storicamente fatto riferimento con il concetto di Destino Manifesto, ovvero la presunzione che la Divina Provvidenza stessa avesse inscritto questo cammino nella Storia della nazione statunitense. Per mettere in scena un affresco storico così ambizioso, la sceneggiatura di Jon Baird e dello stesso Kevin Costner opta per un racconto corale che segua le vicissitudini di una pletora di personaggi, atomizzando il grande racconto della nascita di una nazione in tante piccole epiche individuali. Quasi a dire che parlare di “Storia americana” significhi necessariamente parlare di “Storie di americani”.

La Storia, le Storie

Dunque sono molteplici le linee narrative di Horizon: An American Saga – Capitolo 1. Si comincia con la sfortunata sorte di una colonia fondata in un’ansa del fiume San Pedro da parte di bianchi in cerca di fortuna (che troveranno invece ad accoglierli le frecce degli Apache), si continua con le vicende di Camp Gallant, ultimo avamposto dell’esercito degli Stati Uniti prima del grande ignoto, impegnato nel controllo della frontiera, l’accoglienza dei coloni superstiti e l’immancabile invio di reclute fresche a morire tra le trincee della guerra civile.

Ma c’è anche spazio per le vicende di un gruppo di cacciatori di taglie impegnati in una spedizione punitiva contro gli indigeni, di cui viene rapidamente offerto il punto di vista tramite la discussione tra il giovane guerriero Pionsenay e il capotribù Tuayeseh circa l’opportunità o meno di uno scontro aperto con gli “occhi chiari”.

Horizon An America Saga Capitolo 1

Altrove, tra Montana e Wyoming, si seguono le vicende di Lucy, donna in fuga dal potente clan degli Skyes, di cui ha ucciso il capofamiglia che l’aveva ridotta a schiava sessuale. Lucy vive sotto falso nome e l’apparenza di una famiglia per bene, sposata con il faccendiere Walter che accoglie lei e il suo neonato Sam, ma è costantemente braccata. E proprio nel momento di massimo pericolo, compare Hayes Ellison (Kevin Costner, che abbandonato la serie Yellowstone per imbarcarsi in questa gigantesca produzione), mercante di cavalli che si ritrova suo malgrado invischiato in questa faccenda, e costretto a darsi alla macchia portando in salvo il piccolo Sam e la prostituta Marigold, che stava accudendo il piccolo per conto della madre.

L’ultima delle sei linee narrative offerte dal film riguarda il viaggio di una carovana di coloni lungo la Santa Fe Trail, pista di collegamento tra il Messico e il Missouri, e degli sforzi fatti dal comandante in capo Matthew Van Weyden per tenere unita la comunità e sedarne i conflitti, comprese le assurde pretese di una coppia di giovani borghesi britannici che pensa ingenuamente di poter trapiantare il bon ton dell’aristocrazia inglese nelle terre di frontiera.

Horizon an America Saga Capitolo 1_carovana

Una quantità di storie e luoghi soverchiante cui inizialmente si fatica a star dietro, complici gli sfasamenti temporali e il montaggio fin troppo ellittico di Miklos Wright, che passa con disinvoltura da un setting all’altro senza troppi nessi logici e instilla il sospetto di tagli non indifferenti, con il risultato che a più riprese il film sembri mancare di scene di raccordo e abbondi di cambi repentini tanto nel pacing della narrazione quanto nella caratterizzazione dei personaggi e nell’evoluzione delle reciproche interazioni.

Tanto per fare un esempio, nel corso del film assistiamo all’innamoramento di due personaggi tramite due scene – ma proprio due di numero! – che lasciano a malapena intendere l’insorgere di un interesse reciproco. Tutto il film è così: in generale la sceneggiatura vieta ai personaggi qualsiasi psicologia o approfondimento, facendone funzioni narrative e complemento d’azione alla magia dei paesaggi incontaminati che si susseguono uno dopo l’altro nella miglior operazione di promozione del territorio dell’America Selvaggia che si sia vista da molti anni sul grande schermo.

Volontà e Destino

In fondo, questa riduzione dei personaggi a parte del paesaggio concorre al portato tematico del film, ovvero l’interrogazione di Costner e Baird circa il senso dello sforzo individuale nel grande disegno della Storia.

Horizon An America Saga Capitolo 1 Kevin Costner

Molto significativo a tal proposito un esplicito scambio di battute tra due ufficiali di Camp Gallant, che si interrogano sull’esito della colonizzazione del West: l’America avrà successo e unificherà il continente? O gli sforzi fatti e il sangue versato sarà stato invano? Uno dei due ufficiali si dice certo che i coloni riusciranno nel loro intento, ma nel momento stesso in cui ciò avverrà non ci sarà più niente da vedere: lo spazio sterminato della frontiera, con il suo carico d sogni e promesse, sarà lottizzato e trasformato in banale oggetto di compravendita per latifondisti e speculatori, e il  sogno di un eden collettivo si infrangerà contro le umane logiche del diritto, della legge e dell’economia.

Questo breve passaggio è probabilmente l’apice emozionale del film ed è quasi un peccato che scivoli via come mero interstizio tra una macro-sequenza e un’altra. Tuttavia proprio questa sua evanescenza è sintomatica dell’idea dei suoi autori, che guardano con un misto di ammirazione e nostalgia a quel passato mitico in cui le tante storie individuali che il film celebra sono inevitabilmente desinate a essere spazzate via dal grande corso della Storia, un succedersi di eventi guidato da un Destino che non si fa scrupoli a vanificare sogni, ambizioni e vite di molti a vantaggio di altri, in base a una volontà imperscrutabile che tutto governa.

Se l’irrisolvibile conflitto tra Volontà e Destino è posto come base tematica di Horizon, questo Capitolo 1 ha il torto di introdurla senza poterla esaurire, conferendo alla pellicola un’inevitabile impressione di incompiutezza, poetica ancor prima che narrativa. Se non altro il format cine-seriale concepito da Costner, che prevede l’uscita in sala di ciascuno dei quattro capitoli a circa  sei mesi di distanza l’uno dall’altro, non lascerà passare troppo tempo per esplicitare totalmente la sua teoria. L’appuntamento con il Capitolo 2 è già fissato al 15 agosto per le sale italiane.

Horizon: An American Saga - Capitolo 1
6.5
Voto 6.5
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Cinema e videogiochi: le mie due più grandi passioni. Da bambino mi alzavo presto per giocare con il Sega Mega Drive II prima di andare a scuola; al pomeriggio guardavo Terminator 2 fino a consumare il nastro della VHS; di sera mi cimentavo nelle avventure grafiche di Lucas Arts sul glorioso PC con Windows 95. Poi sono venuti gli studi e la laurea in cinema oltre al lavoro come videomaker freelance. In tutto ciò non ho mai abbandonato il gaming, che ho combinato con la mia passione per la scrittura e il mio approccio analitico.