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Hellbound – Recensione, il fanatismo religioso che trascina all’inferno

Cosa accadrebbe se un giorno gli angeli cominciassero ad apparire agli esseri umani, comunicando loro la data e l’ora esatta in cui saranno trascinati all’inferno? Hellbound, la serie televisiva di Netflix protagonista di questa nostra recensione si apre proprio con questo quesito, trasportandoci in un ambiente urbano dove ogni certezza è pronta a crollare da un momento all’altro. Alla regia Yeon Sang-ho, celebre soprattutto per aver creato la meravigliosa e suggestiva trilogia di zombie che ha avvicinato il cinema sudcoreano al resto del mondo. Infatti, dopo Train to Busan, Seoul Station e Peninsula, il regista ha deciso di puntare alla famosissima piattaforma streaming per la sua nuova produzione considerando che recentemente l’azienda ha dimostrato un discreto interesse per le produzioni di origine orientale.

Dopo il successo di Squid Game, lo show di Hwang Dong-hyuk (The Fortress, Miss Granny, Silenced) che ha rapidamente conquistato il pubblico e ha raggiunto dei risultati incredibili, anche Hellbound punta a raggiungere lo stesso livello. La serie, composta da sei episodi dalla durata di circa un’ora ciascuna, è stata presentata in anteprima in tre festival cinematografici di particolare importanza, dal 26° Busan International Film Festival al 46° Toronto International Film Festival per poi arrivare al 65° BFI London Film Festival dove ha celebrato numerose critiche entusiaste. Hellbound arriverà sulla piattaforma streaming Netflix a partire dal 19 novembre 2021, noi abbiamo avuto la possibilità di vederlo in anteprima ed ecco la nostra recensione.

Hellbound: è questa la giustizia divina?

Come vi abbiamo già anticipato in testa a questa recensione, Hellbound – il nuovo k-drama sovrannaturale di Netflix – ci trasporta in un incubo urbano dove tutte le certezze sembrano essere pronte a crollare in ogni momento. L’intera vicenda prende vita proprio quanto, in un giorno come un altro, tre terrificanti creature compaiono improvvisamente infrangendo le vetrate di una caffetteria. Queste, dopo aver inseguito un povero malcapitato in una strada trafficata, iniziano ad aggredirlo brutalmente fino ad ucciderlo, trascinandolo così all’inferno e lasciando al suo posto solo uno scheletro abbrustolito.

Sconvolti dall’accaduto ed inermi di fronte ad una forza così disumana e incontrollabile, gli spettatori circostanti hanno comunque imbracciato i telefoni per filmare la brutale uccisione e condividerla sui social dove, grazie al suo contenuto, ha rapidamente raggiunto tutto il mondo. Ed è proprio da questo momento che Hellbound comincia lentamente a gettare le sue basi per una storia che ha lo scopo principale di mostrare a fondo alcuni degli aspetti più profondi degli esseri umani. Il terribile filmato scatena inevitabilmente una violenta reazione nelle persone che, messe di fronte all’esistenza di creature sovrannaturali così potenti, hanno iniziato a cercare disperatamente delle risposte.

Hellbound Recensione

Sotto questo punto di vista, il regista non perde tempo e ci lancia fin da subito nel fulcro principale della storia. Molto presto e inevitabilmente, infatti, la stampa e i media hanno preso in mano la situazione per trascinare ancora più nel panico una popolazione già ampiamente inerme e spaventata. L’ondata di terrore generata dall’avvenimento viene immediatamente cavalcata da un gruppo di fanatici religiosi conosciuti come la Nuova Verità e guidati dal giovane leader Jeong Jin-soo (Yoo Ah-in), secondo cui gli “angeli” hanno iniziato a manifestarsi per mandare i peccatori all’inferno, predicendo loro l’esatto momento in cui moriranno. L’inspiegabile evento è quindi interpretato come una presunta volontà divina di riportare gli esseri umani sulla retta via. L’inferno non è mai stato così vicino.

Presentandosi come nuovo Messia, Jeong Jin-soo conquista rapidamente il popolo, ormai alla disperata ricerca di una speranza alla quale aggrapparsi. Da questo momento in poi, tuttavia, Hellbound percorre una strada inaspettata, soprattutto se si parte con la convinzione di trovarsi davanti uno show dai toni horror e sovrannaturali come tanti altri. Oltre ad esplorare in maniera approfondita il rapido diffondersi della Nuova Verità, la serie si sofferma con cura sugli aspetti più umani attraverso gli occhi e le esperienze del detective Jin Kyeong-hoon (Yang Ik-june), incaricato di investigare sull’evento e sulle sue dirette conseguenze.

Hellbound Recensione

Come vi abbiamo già anticipato in precedenza all’interno di questa recensione, Hellbound scava a fondo nei lati più nascosti degli esseri umani e ne enfatizza le debolezze, le paure e le perplessità. Mentre il culto continua a farsi strada nel timore di molti, ognuno dei personaggi principali ha la possibilità di interfacciarsi con questi ipotetici emissari di Dio. Questi sei episodi, infatti, si prendono il tempo necessario per trasportarci in questo clima cupo e tetro, infondendo negli spettatori lo stesso senso di oppressione che permea quel popolo smarrito.

Nonostante la serie abbia un approccio visivo estremamente suggestivo e ben studiato, sono proprio le misteriose apparizioni a generare alcuni problemi. Le mostruose creature e gli angeli, infatti, sono realizzati in una CGI fumosa e abbastanza scadente che, purtroppo, fanno perdere un po’ di credibilità all’intera produzione. Questo, purtroppo, viene rafforzato da alcune scelte narrative troppo affrettate che, molto probabilmente, verranno affrontate maggiormente nelle prossime stagioni. 

Hellbound: il fanatismo religioso che trascina all’inferno

D’altra parte uno dei punti di forza principali della serie è proprio il modo in cui quest’ultima affronta alcune tematiche particolarmente interessanti come il fanatismo religioso, la manipolazione delle masse e il modo in cui internet e i social media rendono questi processi ancora più rapidi e incontrollabili. Nonostante una narrazione altalenante e non sempre convincente, Hellbound si presenta comunque come un prodotto estremamente curato e suggestivo, con un ritmo coinvolgente e ricco di spunti e idee particolarmente interessanti, impreziositi dal caratteristico e inconfondibile approccio artistico e narrativo di Yeon Sang-ho.

Hellbound

7.8

Hellbound, il primo approccio seriale del regista di Train to Busan Yeon Sang-ho, si prende il tempo necessario per trasportare gli spettatori in un clima cupo e tetro dove ogni certezza sembra poter crollare da un momento all’altro. Con una narrativa altalenante ma ricca di idee e spunti particolarmente interessanti, Hellbound riesce comunque a portare sullo schermo una storia ricca di suspense e di interrogativi da affrontare tutti d’un fiato. ;s

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