Hell Let Loose, FPS simulativo sviluppato dai ragazzi australiani del team Black Matter, tenta di inserirsi all’interno dell’ormai vasto panorama videoludico degli sparatutto in prima persona. A differenza degli altri titoli che ormai abbiamo imparato a conoscere, tuttavia, questo cerca una via diversa, portando il giocatore all’interno di una battaglia reale, elogiando il lato più strategico, vivo e realistico della guerra. Ambientato, ancora una volta, all’interno dell’ormai quasi abusato contesto della seconda guerra mondiale, Hell Let Loose è un’esperienza multiplayer che tenta di fare del realismo simulativo il suo punto di forza: scopriamo come si comporta su console di nuova generazione, e se riuscirà a ritagliarsi una sua fetta di pubblico all’interno della nostra recensione.
Pensa, prima di sparare
Hell Let Loose sceglie un approccio che potrebbe inizialmente spaventare il giocatore, soprattutto quello meno avvezzo alle esperienze simulative più complesse, ma anche quello più ignaro che potrebbe aspettarsi un’azione frenetica alla Call of Duty o alla Battlefield. Al contrario, come avremo modo di spiegarvi nella recensione, Hell Let Loose sceglie una via decisamente più ragionata. Fin dalle prime partite, potremo infatti ritrovarci a vivere una simulazione che non ci lancerà immediatamente nel vivo della battaglia, ma al contrario ci porterà a seguire lunghi percorsi in solitudine, magari nel mezzo delle vuote campagne francesi. Man mano che si avanza però, si inizieranno a sentire alcuni spari in lontananza. Superate le prime fattorie abbandonate, inizieremo a scorgere i primi lampi e i fumi delle esplosioni. Poi, all’improvviso, la battaglia scoppierà di fronte ai nostri occhi, ci ricongiungeremo con la nostra squadra, e allora inizierà lo scontro vero e proprio.
Ma se pensate che il realismo messo in piedi dal titolo prodotto da Team 17 si limiti alle sole atmosfere belliche, vi sbagliate di grosso. La simulazione di Hell Let Loose raggiunge il cuore del gameplay, mettendovi, come da titolo, all’interno di un’esperienza tosta, difficile, e hardcore nel senso più crudo del termine. Che decidiate di schierarvi tra le forze dell’Asse o degli Alleati, sarete voi a dover scendere a compromessi con il gameplay, quasi costretti a reimparare a giocare. Il titolo dei ragazzi australiani propone infatti un gunplay lento, quasi ingessato, che rigetta gli ormai frenetici scontri online tutti contro tutti, ma propone sessioni che si protraggono anche per più di mezz’ora, e dove la vostra sola sopravvivenza potrebbe considerarsi una vittoria.
Il titolo vi regalerà una forte componente ruolistica, ma indipendentemente dalla classe e dall’esiguo equipaggiamento che sceglieremo ad inizio match, che siate il fuciliere, cecchino, ricognitore, medico o artigliere, in Hell Let Loose si sparerà poco e si camminerà molto in cerca di risorse, e soprattutto dei nostri compagni… E una volta arrivati finalmente nel cuore dell’azione, vigerà la regola one shot one kill. Una volta morti rientreremo in campo molto lontano dallo scontro, a meno che un ingegnere non abbia creato degli avamposti vicino ai nostri obiettivi di missione. Pensare prima di sparare sarà la nostra salvezza, e spesso il supporto ad un team ben guidato farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
Oh capitano, mio capitano
Hell let Loose da un punto di vista tecnico ricerca il realismo anche nella cura per le ambientazioni, varie ed interessanti, e per il comparto audio, che aiuta molto a calarsi nell’esperienza. Non siamo certamente di fronte ad un lato visivo che faccia gridare al miracolo, vista anche l’assenza di ogni tipo di distruttibilità ambientale, ma le vaste mappe ricreate con l’Unreal Engine 4 e il supporto di fotografie satellitari, che andranno dalle coste della Normandia alle montagne del Belgio, passando per le foreste tedesche, spingeranno il giocatore a studiare il terreno di scontro per scegliere il percorso migliore per evitare piogge di piombo, sebbene alcune volte i cali di frame rate e alcuni fastidiosi pop-up possono distogliere l’attenzione dalla battaglia.
Su PlayStation 5, console sulla quale abbiamo provato il titolo, Hell Let Loose fa il suo dovere, aiutato anche dal DualSense, che viene incontro al realismo grazie ai trigger adattivi che variano l’approccio di arma in arma.
Il nostro consiglio, se potete, è di provarlo poi con delle cuffie con audio posizionale: sapere da dove vi stanno attaccando sarà fondamentale per la vostra sopravvivenza, credeteci. Seguire gli ordini del capitano sarà infatti fondamentale: è lui a poter coordinare le casse dei rifornimenti, dare ordini e sfruttare il carburante dei veicoli. Infine, manca ancora la localizzazione in italiano, ma speriamo possa arrivare con una prossima patch.
Hell Let Loose, come crediamo di avervi fatto scoprire in questa recensione, è un esperienza diversa e a tratti unica – almeno al momento – su console di nuova generazione. Pad alla mano, lo amerete o lo odierete, in base al tipo di videogiocatori che siete, ma anche e soprattutto in base alla vostra pazienza. Camminare per più di un quarto d’ora per poi morire con un unico colpo ben assestato, non capendo nemmeno da dove sia arrivato, potrebbe essere davvero frustrante. Tuttavia, se riuscirete ad entrare nel mood del titolo, potrete scoprire un gioco davvero stratificato e appagante. A patto, tuttavia, di avere con voi un team ben affiatato: le mappe, come abbiamo detto, sono molto ampie, e senza unità d’intenti si corre il rischio di vagare a lungo senza mai raggiungere l’obiettivo.
La guerra non cambia mai
Longevo, strategico e immersivo. Ma anche complesso e a tratti dispersivo. Hell Let Loose è un gioco stratificato, che mette in scena un sistema di progressione del personaggio, quattordici classi, mezzi pesanti di terra e d’aria (letali per i bombardamenti a tappeto) e un vasto arsenale d’artiglieria, il tutto racchiuso in scontri che possono contare fino a 50 giocatori per fazione. Un’esperienza simulativa incentrata sul gioco di squadra e sulla componente ruolistica, dove i problemi tecnici non limitano fortunatamente l’immersività generale.
Tuttavia, è un gioco che può spaventare. Diverso dai titoli di punta del genere, terrà lontano chiunque non ricerchi un’esperienza lenta e ragionata, oltre che molto difficile se giocata con team casuali o poco organizzati, al di là delle abilità individuali. Tuttavia superati gli scogli iniziali vi ritroverete in una delle esperienza più vicine alla vera (videoludicamente parlando) seconda guerra mondiale.