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Hell Architect – Recensione, costruiamo il nostro inferno personale

Cosa succede quando la categoria dei giochi di stampo gestionale incontrano il sadismo più puro? Nasce così Hell Architect, un nuovo titolo dove potrete unire le vostre manie di controllo con la voglia di torturare tutti coloro che non vi stanno particolarmente simpatici, e grazie al patimento di questi ultimi ampliare ancora di più tutto l’inferno. Il gioco di cui andremo a vedere la recensione oggi infatti non ci vedrà gestire i classici denaro e “soddisfazione degli abitanti” come metro di giudizio o valuta; saranno invece sofferenza e ingredienti maleodoranti i vostri compagni, che vi aiuteranno ad espandere quello che a tutti gli effetti diventerà il vostro personale antro infernale.

Un nuovo inizio di carriera

La trama di Hell Architect la si intuisce prima ancora di entrare nel menù principale: infatti già dal filmato introduttivo, in cui si notano tante anime in fila pronte per essere giudicate, ci viene fatto capire come il re degli inferi abbia visto qualcosa in noi, e ci propone di lavorare come architetto per la ricostruzione del suo regno e la creazione di nuovi luoghi. Ovviamente però, come ogni nuovo lavoro, partiremo dal gradino più basso, il cosiddetto stagista-schiavo, che ci permetterà piano piano di risalire la scala gerarchica dei demoni e avere pieno potere decisionale su tutto ciò che riguarda il comparto architettonico infernale.

Hell Architect

All’inizio dovrete superare i 3 tutorial: quello base, in cui vi verranno insegnati i comandi semplici ed i vari controlli a disposizione, quello intermedio, dove imparerete ad evolvere le varie strutture ed ampliare in maniera corretta la vostra zona, e quello avanzato che, come suggerito dal nome, vi insegnerà le ultime strategie per migliorare la vostra partita e riuscire a portare a termine i vari scenari. In tutto questo sarete seguiti passo passo da Ben, un demone impiegato al quale siete stati affidati per imparare il mestiere e che vi sfrutterà per farvi fare il lavoro al posto suo, un perfetto comportamento da creatura infernale.

Lo sfruttamento non è una cosa buona, nemmeno in Hell Architect

Una volta terminati i tutorial verranno sbloccati nel menù principale sia la modalità sandbox, che la modalità “campagna“, divisa in 7 scenari diversi da portare a termine. Nella prima modalità potrete dare libero sfogo alla vostra creatività, malleando un inferno fatto su misura per voi, avendo disponibili, previa ricerca in partita, tutte le strutture e le costruzioni. Una volta selezionata, dovrete scegliere quale sarà la difficoltà della vostra partita tra 3 differenti livelli: heaven, hell e inferno, i quali andranno a modificare la quantità di risorse che ricaverete da ogni scavo e la velocità con la quale i vostri minion si stancheranno. Al contrario però non avrete potere decisionale sulla mappa, che verrà generata automaticamente in maniera casuale quando entrerete in partita.

Parlando proprio di servitori, questi nonostante siate all’inferno avranno dei bisogni base da soddisfare, come per esempio la fame, sete o la stanchezza. Per ovviare a questo dovrete costruire delle strutture apposta per mantenere vivi i vostri lavoratori: sempre roba fatiscente, soprattutto nei primi anelli della produzione, dopo tutto si sa… uno schiavo stanco non dà molta soddisfazione quando viene torturato. Ma non è detto che debbano rimanere tutti in vita, infatti se uno di loro non sta svolgendo un buon lavoro, non vi è utile, o semplicemente vi sta particolarmente antipatico, potrete sempre decidere di finirlo per ottenere della essenza da utilizzare nei vostri progetti: se non in vita, si renderanno utili con la loro morte!

Questo sarà un punto importante da saper gestire, dal momento che l’essenza non potrà essere collezionata in nessun altro modo, e oltretutto il quantitativo guadagnato dipenderà dalle condizioni in cui riversa quel servitore prima di morire. E dal momento che per ottenere un nuovo minion dovrete attendere 10 minuti, dovrete stare attenti e cauti con le vostre “risorse umane”, almeno per quanto riguarda l’inizio del game. Andando avanti nella partita, però, avrete a disposizione anche il portale per il Limbo, con il quale, pagando il giusto prezzo di sofferenza, potrete riportare in vita uno dei vostri precedenti lavoratori, e far sì che le sue “ferie” finiscano in quel momento esatto.

Hell Architect

Pregi e difetti

Come vi abbiamo fatto notare nei precedenti paragrafi di questa recensione, Hell Architect ha un lato personale decisamente originale e intrigante, e questa qualità la possiamo riscontrare anche nella grafica utilizzata che è in stile Terraria, ovvero uno scorrimento orizzontale. Una scelta abbastanza unica per quanto riguarda il genere dei gestionali, ma che permette di risparmiare su modelli e animazioni, dando la possibilità però al giocatore di osservare tutto il suo operato contemporaneamente. Gli sviluppatori però non si sono fermati a questo, aggiungendo anche molti minuziosi dettagli alle varie strutture che permettono così di far vedere e sentire al giocatore una progressione man mano che la partita continua, ed immedesimarsi meglio nel gioco.

Tuttavia arriviamo al primo tasto dolente del titolo, le animazioni sono veramente povere. Intendiamoci, va bene averle minimali, e alcune sono venute anche carine, come per esempio quella in cui i vostri servitori devono usare una pala più lunga per scavare punti difficili, ma molte altre sembrano invece tirate via. Come per esempio quella di salita e discesa delle scale, dove il personaggio ondeggia, oppure quella di movimento su pareti o scale diagonali. Non è un problema enorme o insormontabile, anzi sarebbe anche facilmente risolvibile, ma unito ad altri piccoli dettagli negativi, come per esempio la traduzione, inizia a far storcere un po’ il naso.

Hell Architect propone, con grande stupore, molte lingue diverse tra cui scegliere, e non solo occidentali, nonostante di solito per giochi di questo genere ci si fermi all’inglese. La cosa ci aveva piacevolmente colpito fino a quando non abbiamo selezionato l’italiano per vedere come fosse stato implementato: molto male. Alcune traduzioni mancano, lasciando la lingua originale, altre sono state tradotte male, non permettendo al giocatore di capire che cosa deve andare a fare per compiere una missione, e altre volte addirittura si possono leggere i registri di allocazione al posto dei soggetti, impedendo di comprendere quale sia il problema per risolverlo.

Hell Architect

Se comunque questi sono, volendo, dei difetti minori, lo stesso non possiamo dire per quanto riguarda l’intelligenza artificiale dei nostri minion che, sebbene spesso funzioni a dovere e senza troppi intoppi, ci è capitato più volte invece che alcuni si fermassero sul posto, nonostante avessero dei compiti da svolgere o dei bisogni da soddisfare, senza riuscire ad andare avanti e arrivando a morire in quel punto. Se riuscite ad accorgervi in tempo del problema sarete anche in grado di salvarli provando a cancellare e riassegnare loro gli obiettivi, ma nel caso in cui siate a partita avanzata e il vostro inferno si sia ampliato non sarà facile tenerli tutti d’occhio contemporaneamente, e anzi risulterà molto frustrante come situazione.

Siamo giunti alla fine di questa recensione di Hell Architect, gioco nato dalla collaborazione tra la casa di sviluppo polacca Woodlands Games, e l’editor italiano Leonardo Interactive. Il titolo è sicuramente originale, e sa farsi apprezzare nei suoi pregi, come per esempio la vasta scelta di strumenti di tortura, oppure la varietà di modi in cui poter uccidere i propri servitori. Purtroppo però sembra che gli sviluppatori abbiano messo molta cura in questi dettagli e molto meno nella struttura base del gioco in quanto, oltre ai difetti sopra citati, manca anche un’adeguata varietà di strutture che permetterebbero di differenziare maggiormente le partite, le quali invece, dopo un po’, tendono a ripetersi.

Anche il livello di difficoltà è abbastanza blando. Fatta eccezione per la versione “inferno”, infatti, sia le altre due difficoltà, che la maggior parte degli scenari, sono facilmente risolvibili senza la necessità di ripetere la partita. Forse si potrebbe alzare un pochino l’asticella, per dare al giocatore anche più soddisfazione nel riuscire a gestire tutto in maniera corretta. In generale comunque il gioco risulta gradevole, soprattutto se siete degli amanti dei gestionali e cercate un titolo simpatico e non troppo impegnativo. Se invece foste interessati a qualcosa di più complesso di Hell Architect, vi consigliamo di leggere la nostra recensione di Humankind, un gioco decisamente più profondo.

Hell Architect

6.5

Hell Architect è un gestionale molto carino e visivamente interessante a primo impatto. La grafica stile Terraria lo rende originale per questo genere, ma purtroppo non è privo di difetti, sia lievi, come una traduzione errata o mancante in alcuni punti, sia più gravi, come minion che si bloccano sul posto nonostante abbiano dei bisogni o compiti ben precisi da svolgere. Pecca anche un po' di ripetitività derivante sia da una poca quantità di costruzioni diverse, sia anche da una difficoltà non molto elevata se non per il terzo livello. Nel complesso comunque un gioco carino, da provare se siete molto amanti dei gestionali o dei sandbox.

Leonardo Mesce
Nasce nel 1997 e fin da piccolo ha una grande passione per l'informatica trasmessagli da suo padre. Ottiene la sua prima console a 4 anni e si innamorerà molto velocemente di quel mondo, ampliando poi i suoi interessi anche verso fumetti, film e serie tv. Grande appassionato del mondo Pokémon e The Legend of Zelda.

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