Cinema e TVRecensione

Hawkeye – Recensione della sesta puntata, arrivederci Occhio di Falco!

Hawkeye è l’ultima delle serie TV del 2021 distribuite sulla piattaforma Disney+ facenti parte del Marvel Cinematic Universe, arrivata ormai alle battute finali con la sua sesta ed ultima puntata, che analizzeremo in questa nostra recensione. Dopo essere stato bloccato a New York e lontano dalla sua famiglia, Clint Barton (Jeremy Renner), il grande Occhio di Falco e uno degli ultimi Avengers della formazione originale ancora in circolazione, sarà faccia a faccia con alcune delle minacce più grandi che lui abbia mai fronteggiato, tra uno dei boss della criminalità organizzata più temibili di sempre e una Vedova Nera assetata di sangue e vendetta.

ATTENZIONE! In questa recensione sono presenti alcuni spoiler riguardanti le prime cinque puntate di Hawkeye, si invita a proseguire nella lettura solo se le avete già viste.

Il finale di serie di Hawkeye

Già dal “season finale” di WandaVision, abbiamo capito quanto gli ultimi episodi delle serie Marvel – nonostante alcuni spunti e ottimi build-up delle puntate precedenti – non sempre riescano ad essere all’altezza delle aspettative. Per quanto riguarda Hawkeye, la carne al fuoco era davvero molta e sarebbe stato un lavoro molto complicato riuscire a chiudere degnamente ogni arco narrativo aperto con le precedenti cinque puntatecosa che purtroppo non è accaduta.

Hawkeye

Nonostante la durata decisamente più lunga rispetto agli altri episodi, questo finale di serie risulta confusionario e poco chiaro, dando poche risposte allo spettatore che vuole vedere qualcosa di più oltre alla solita azione d’altissimo livello alla quale ormai gli studios di Kevin Feige ci hanno abituato. Quelli che sembravano i cattivi più temibili e pericolosi di tutta New York vengono trattati con poco rispetto dalla sceneggiatura, che non solo fa fare a tutti la figura del pivellino alle prime armi (o addirittura il siparietto comico come per quanto riguarda i Mafiosi in Tuta), ma decide di far fuori off-screen uno dei villain più iconici e importanti della criminalità organizzata a fumetti.

L’intero episodio dunque risulta assolutamente bidimensionale, utile solo a completare la creazione dell’erede di Occhio di Falco, che finalmente mostrerà il suo valore aiutando il povero Clint a tornare a casa in tempo per le feste di Natale. Ed è questo il vero problema della serie: non c’è una vera minaccia o un mistero da risolvere che possano portare interesse allo spettatore, che si ritrova a dover finire la serie quasi per inerzia e giusto per aggiungere un altro tassello all’enorme puzzle del MCU.

Escludendo il rapporto costruito davvero bene tra Clint e Kate, ormai diventata in tutto e per tutto compagna d’azione dell’arciere Vendicatore, ogni altro personaggio viene chiuso troppo velocemente. Da Maya, che cerca vendetta dopo aver scoperto di essere stata ingannata dal suo capo, alla madre di Kate, che viene messa da parte senza nemmeno aver dato una vera e propria spiegazione alle sue azioni dall’inizio della serie. Gli unici momenti davvero di nota sono la costruzione e preparazione delle frecce per lo scontro finale dei due Falchi e il dialogo tra Yelena e Clint. Qui vediamo un Jeremy Renner e una Florence Pugh davvero in forma, capaci di trasmettere tutto il dolore e la tristezza trattenuti in quel momento, mostrando il loro grande attaccamento alla Vedova Nera che ha deciso di sacrificarsi per salvare l’universo.

Merry Christmas, Universe!

Dal punto di vista tecnico, Hawkeye si presenta nel suo complesso come un buon prodotto, che sicuramente si lascia guardare, ma senza quel pizzico di carisma in più di altre serie Marvel come WandaVision e il suo misterioso viaggio tra le sit-com; oppure la stravagante Time Variance Agency introdotta nella serie dedicata a Loki.

La regia fa il suo dovere, molto basilare e scolastica, senza particolari spunti o guizzi interessanti. La colonna sonora cerca in tutti i modi di infonderci a forza lo spirito natalizio che – anche grazie alla scena finale – risulta una componente ben più presente e rilevante rispetto alle puntate precedenti, dove era quasi inserita a forza.

La sceneggiatura, come già ribadito in precedenza, non riesce a dare la giusta dignità ai personaggi che non siano i due protagonisti, che finiscono con il risultare assolutamente bidimensionali e utili solo a fare quella determinata azione che mandi avanti la trama. Un grosso plauso va fato però alla scena post credits, che mette in scena la battaglia finale del primo film degli Avengers come se fosse un musical di Broadway. Una bella chicca ben coreografata, esibita e cantata.

Questa serie inoltre, più di ogni altra finora, ha davvero fatto sorgere un grave problema del Marvel Cinematic Universe che tutt’ora non ha ottenuto risposte ufficiali. La creazione di un gigantesco universo dove decine di supereroi coesistono e interagiscono tra loro è il più grande pregio che si possa dare a Feige, ma d’altro canto come è possibile che quando ci sia una minaccia di rilevanza nazionale nessuno di questi si presenti a dare una mano?

Tutte le vicende di Hawkeye, come abbiamo già spiegato nella recensione di ogni episodio, sono ambientate a New York, dove al momento risiedono almeno due dei supereroi più importanti – e potenti – introdotti dalla Marvel: Doctor Strange e Spider-Man. Magari il primo ha tanti altri problemi a cui badare, ma come è possibile che l’Uomo Ragno non si presenti in difesa della città che ha giurato di proteggere?

Hawkeye - Puntata 6

7

L’ultimo episodio di Hawkeye non riesce a dare una degna conclusione a tutti gli archi narrativi aperti con le altre ottime cinque puntate, lasciando in sospeso alcune sotto trame e chiudendone altre con troppa velocità e superficialità. Alcuni personaggi non vengono trattati con il rispetto che si meriterebbero, venendo usati per siparietti comici o addirittura facendoli fuori come se nulla fosse. Ciononostante anche questo finale risulta piacevole da guardare, con ottime sequenze d’azione e un paio di sequenze messe in scena egregiamente, risultando ottimo anche per una serata più movimentata i queste vacanze natalizie.

Mauro Landriscina
Nato nel 1997 e al momento studente di Cinema, fin da piccolo si appassiona di videogiochi grazie al Game Boy Color del fratello maggiore. Pensa troppo al futuro e poco al presente, spesso perdendosi nei suoi pensieri e andando quindi a sbattere su qualche palo per strada. Il suo sogno nel cassetto è quello di dirigere un film d'animazione.

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Potrebbe interessarti anche