Per la gioia di tutti gli amanti dei picchiaduro e della serie Guilty Gear, l’11 giugno è ufficialmente in arrivo un nuovo capitolo firmato Bandai Namco (per il momento solo su PS4). L’azienda Arc System Works torna sotto i riflettori con un prodotto di altissima qualità, nello stile che più contraddistingue questa serie videoludica, tra combattimenti ben animati e uno stile grafico curato nei più piccoli dettagli, essendo stato realizzato a mano (in 2,5D). Strizzando l’occhio agli appassionati di anime, la tecnica d’animazione è caratterizzata da una grafica 3D che ci ha rapito in ogni match e dà il suo meglio anche nella breve ma intensa modalità storia. La nostra recensione di Guilty Gear: Strive si focalizzerà non solo su quest’ultimo a livello narrativo, ma anche sulla precisione tecnica del gameplay e su quanto si possano sfruttare le differenze tra i personaggi presenti.
Dopo l’ottimo lavoro svolto con Guilty Gear Xrd: Revelator, questo nuovo capitolo della saga non cerca di stravolgere la tipologia di gioco vista in passato ma tenta di migliorarla dove possibile, raffinandosi e “limando i propri bordi”, dando la possibilità a qualsiasi giocatore di approcciarsi al gameplay. Con design ripensati, nuovi personaggi, stili di combattimento interessanti e anche piuttosto complessi da padroneggiare in modo completo, Guilty Gear: Strive merita indubbiamente di essere discusso con attenzione.
Il parterre dei personaggi: combattere con stile
Uno dei punti forti del prodotto Bandai Namco è indubbiamente lo stile caratteristico di tutti i personaggi: l’intera saga è conosciuta per la complessità della storia narrata e la bellezza dei design di ogni combattente. In Guilty Gear: Strive non solo i personaggi storici sono stati rinnovati ma ne sono stati aggiunti altri altrettanto affascinanti. Era ovvio che per poter dare un giudizio approfondito fosse necessario esplorare le tecniche di combattimento il più possibile e cercare di notarne i punti forti e i punti deboli, soprattutto perché il sistema è stato leggermente modificato rispetto ai capitoli precedenti. Una recensione di Guilty Gear: Strive non potrebbe essere accettabile senza dare uno sguardo al succoso parterre di personaggi che ci sono stati messi a disposizione, sia per darvi un’idea di quanto siano diversificate le tecniche da apprendere, sia per farvi entrare maggiormente nel mood del videogioco.
Partiamo da coloro che sono pensati per essere più “abbordabili” anche per chi non è particolarmente abile e vuole cominciare ad apprendere tutte le dinamiche necessarie: May, Ky Kiske e Sol Badguy. In effetti sono proprio gli ultimi due che ci introducono al gioco e ci permettono di sperimentare all’interno di un breve tutorial (che potete saltare, se non lo ritenete necessario). Con entrambi (e con May) è facile cercare di trovare un equilibrio, prendendo dimestichezza dopo un paio di match sia in modalità 1 VS CPU sia all’interno della sezione dedicata proprio all’allenamento e alle missioni che ne conseguono. Come avevamo già specificato in precedenza, Guilty Gear: Strive è un gioco complesso che permette agli appassionati di spingersi ad altissimi livelli di competizione; allo stesso tempo, però, permette anche ai neofiti di avventurarsi e di imparare man mano.
Non a caso esiste proprio una modalità di allenamento molto ramificata e diversificata. Attraverso un numero vastissimo di missioni, anche il giocatore meno avvezzo riuscirà a salire di livello in maniera graduale, chiaramente impiegandoci un po’ di tempo in più rispetto al previsto. Se dovessimo consigliare ai meno esperti qualcuno con cui cominciare, consiglieremmo proprio Sol Badguy in tutto il suo splendore. Per quanto riguarda gli altri combattenti, non solo la loro caratterizzazione è sempre molto accattivante ma è impossibile confonderli tra di loro o con gli altri. Chip Zanuff è un ninja dalle mosse rapidissime e letali; Axl Low è un attaccante perfetto se si vuole giocare a distanza; Potemkin è un soldato dello Stato Aereo Indipendente che appare come una fortezza di metallo e mette in difficoltà con ogni singolo colpo; Zato=1 è un guerriero che combatte nell’ombra ed è molto complesso da giostrare con destrezza.
In buona sostanza, la varietà di tecniche c’è eccome, si fa sentire ogni volta che cambiamo personaggio e permette di giocare in modo differente quando si ha voglia di farlo. Non solo siamo rimasti colpiti dalla bellezza di ogni design ma abbiamo apprezzato che, pur non avendo tanti combattenti tra cui scegliere, non si avvertisse la mancanza di qualcosa: ognuno è stato pensato a tal punto da non creare mancanze nel gameplay. Unico punto negativo che abbiamo notato dalla prima partita fino all’ultima sono i cali di frame rate: purtroppo capitano con frequenza e si notano in maniera spiccata, soprattutto perché lo stile cinematografico del gioco non permette di camuffarli in alcun modo, un problema di non poco conto per una produzione dove la fluidità è essenziale.
Story Mode: tra narrazione leggera e picchiaduro
La presenza della modalità storia è rilevante e anche molto interessante. La durata della story mode non è particolarmente elevata, per quanto gli eventi raccontati siano piuttosto incisivi; merita di essere citata in particolare la cura con cui vengono trattati gli eventi dei capitoli precedenti. Il prodotto firmato Arc System Works permette infatti a tutti di scoprire l’evoluzione di ogni capitolo o magari di “ripassare” quel determinato momento della trama sfuggito tra i tanti da dover ricordare. Non solo c’è un glossario vastissimo da poter consultare in ogni momento per nomi, aziende o personaggi, ma anche una cronologia che ripercorre in modo semplice e conciso tutto ciò che è capitato dal primo titolo fino a oggi.
In più, volendo coccolare veramente tutti, gli sviluppatori hanno aggiunto un diagramma che permette di scoprire piuttosto velocemente le relazioni tra i protagonisti ma anche tra i personaggi secondari. Il tutto è stato realizzato in modo particolarmente minuzioso, strizzando l’occhio sia alla community del gioco sia a chi si è approcciato a esso senza avere tutte le informazioni necessarie per goderne pienamente. Un prodotto così curato merita indubbiamente di essere giocato per ore ed ore, speriamo solamente che la questione del frame rate sia sistemata con qualche patch e che su PS5 e PC abbia dei tempi di caricamento molto più rapidi (il che è più che probabile).