Se il nome Caged Element non vi dice nulla, non avete molto da recriminarvi, ma se la parola chiamata in causa è niente meno che Rollcage allora la questione è diversa. Partendo dal concetto ludico di questo gioco storico, il team ha creato niente meno che il suo erede spirituale, ovvero GRIP: Combat Racing. Con più di un membro in squadra che partecipò alla creazione del primo titolo citato, il team supportato da Wired Productions ha portato alla luce un titolo particolare, che non brilla certo per una realizzazione tecnica impeccabile, ma che concettualmente e praticamente riesce a regalarci sane sfide, senza lasciarsi ingannare dall’apparente facilità che si può incontrare nelle battute iniziali. Allacciate le cinture e preparate lo stomaco, il mondo sta per capovolgersi.
A testa in giù
Se l’idea di base è quella di seguire un mostro sacro come Rollcage, potete immaginare che sul piano del gioco non ci discostiamo molto. GRIP: Combat Racing ci vedrà affrontare innumerevoli gare nelle più disparate location futuristiche, sfruttando non solo la velocità dei nostri veicoli, ma anche armi (che non saranno moltissime, ma di cui ne potremo tenerne due alla volta e sfruttarle tatticamente) e leggi della fisica, con i nostri bolidi che potranno camminare anche verticalmente sui muri… e sul soffitto.
Le piste diventano in GRIP delle bolge senza regole, se non quella del più forte: sfruttare a dovere tutte le parti della pista diventerà fondamentale sia per sopravvivere, sia per compiere mirabolanti imprese, senza dimenticarci di avere un arsenale a disposizione. Chiaramente a venirci in aiuto c’è la particolarità fondamentale delle auto, che anche capovolgendosi di 180 gradi in orizzontale, continueranno la loro sfrenata rincorsa alla vittoria. La tridimensionalità delle piste è chiaramente un’arma aggiunta, anche se a doppio taglio: Non sarà raro confondersi, farsi prendere dalla foga agonistica, e sbagliare quell’ultima curva prendendo in pieno un’ostacolo. D’altro canto sfruttare i turbo posti a terra, gli scatti ricaricabili, e alcuni tipi di arma, potrebbero garantirvi delle rimonte all’ultimo respiro quando tutto sembrava perduto. Se questo vi sembra molto, siamo solo all’antipasto.
La legge della morte
Anche se potrebbe sembrarlo, riuscire a padroneggiare GRIP: Combat racing non sarà per tutti un gioco da ragazzi. Anche se le meccaniche di base sono fondamentalmente semplici, riuscire nell’intento sarà molto ostico, dovendo gestire a dovere pista, velocità, armi, ma anche le frenate, e il tutto guardandosi le spalle dai nostri agguerriti nemici (che presentano un’IA aggressiva, ma non particolarmente furba). Come già anticipato, potremo tenere con noi fino a due armi alla volta, anche se non brilleranno per varietà: saranno presenti dei razzi, dei missili a ricerca, un mitragliatore, uno scudo per pararci posteriormente dai colpi e dei turboscatti che ci doneranno una velocità disumana a discapito dell’aderenza in curva. Gestirle man mano che le otterremo sarà fondamentale: giudicheremo noi in base alla gara che stiamo gestendo, se sarò meglio continuare a sparare senza sconti tutto ciò che ci capita, o se ad esempio tenersi buono lo scudo finché non sarà necessario, ma occupando uno slot.
Se la velocità non basta, ecco venirci in supporto delle piastre verdi che ci doneranno piccole accelerazioni, indispensabili per mantenere un ritmo elevato in alcune specifiche piste, e uno scatto standard disponibile per tutti i veicoli, che donerà quel pizzico di accelerazione in più, ma che necessiterà del tempo per ricaricarsi una volta utilizzato.
A Perfect Circle
Le macrosezioni che possiamo trovare in gioco sono 4: la principale è la modalità Campagna, dove ci cimenteremo in vari livelli che a loro volta saranno formati da diversi tornei (minimo 3!), e nei quali le regole delle gare e le condizioni di vittoria saranno diverse. Le altre sono il giocatore singolo con gare di tutti i tipi, il multigiocatore, e l’apprezzatissimo ritorno dello Split-Screen. Nella campagna è buono lo spirito competitivo che si crea, e a ogni gara effettuata si vorrà sempre avere subito la caramella successiva. Badate bene che anche se GRIP ci offre un’esperienza duratura, pecca però di una spiccata monotonia, non tanto nelle gare in sé, che a seconda di regole, mappa e veicolo utilizzato saranno differenti, ma per una standardizzazione eccessiva del sistema di gioco, e una similitudine abbastanza marcata negli obiettivi: che sia una corsa classica, una corsa a eliminazione o una “re della velocità”, la differenza percepita dal giocatore pad alla mano risulta minima. A venirci in aiuto però ci sono le Arene, grandi mappe dove la bolgia consisterà nel farci a pezzi con i nostri avversari in deatmatch, ruba il bottino e bomba a tempo. Per gli amanti del brivido della collezione a tempo, Caged Element ha infine inserito la modalità Carkour, che prevede ostacoli di ogni genere e precisione millimetrica!
Il futuro, oggi
Ciò che di certo rende godibile il gioco, al netto di non proprio trascurabili problematiche sul piano tecnico, è il level design. Anche se le location disponibili sono in generale pochine, ogni pista dispone delle sue varianti, mostrandoci più facce dello stesso pianeta, e soprattutto sottoponendoci a sfide diverse. La costruzione dei tracciati è stata fondamentale per creare un gioco tutto sommato buono, e che riuscisse a coinvolgere il giocatore anche in caso di ripetuta disfatta. Non stiamo parlando di un gioco estremamente hardcore, dato che ad esempio nella modalità campagna ci sarà anche data la possibilità di ricominciare la gara da capo, anche una volta che sarà terminata (azzerando ipoteticamente la possibilità di ottenere risultati scarsi). La differenza dei veicoli inoltre, salvo un paio di eccezioni, rimane comunque minima, e difficilmente pad alla mano si avvertirà un qualsivoglia cambiamento. Il contorno è sufficiente, con una realizzazione grafica apprezzabile nonostante la natura puramente indie del prodotto, ma con una colonna sonora anonima e tutt’altro che segnante. Apprezzabilissima, la localizzazione in italiano, che in quel poco di testo che c’è, ci propone la lingua del Bel Paese.
La cosa che però fa calare drasticamente verso il basso l’appeal per il gioco in chiave futura, è un’estrema difficoltà per trovare delle partite online: anche se la campagna principale ci terrà occupati per molto tempo grazie a una serie di sfide da spararci “a cannone” una dopo l’altra, una volta finite è praticamente impossibile continuare la propria esperienza contro altri giocatori, un vero peccato date le potenzialità che certe sfide potrebbero proporre.