Finalmente un’idea nuova e che ha attirato effettivamente la nostra attenzione nel mondo dei videogiochi a tema musicale e, in questo caso, anche all’interno dei picchiaduro. God of Rock è un tentativo videoludico che, nel concept, ci è parso fin da subito molto interessante e in grado di proporre una “variante” particolare del classico combattimento 1 contro 1 a suon di pugni, calci e combo micidiali. Il titolo realizzato da Modus Studios Brazil, infatti, parte da una validissima idea: il dio del rock ha riunito i più grandi musicisti dell’universo in una sfida per la supremazia musicale. Il nostro ruolo sarà impersonare uno di questi particolari e super potenti artisti, nella modalità storia oppure in singoli match all’ultimo sangue. Combattere, consisterà nel suonare al meglio le note a tempo di musica, in modo tale da scatenare degli attacchi potentissimi contro gli avversari, sfruttare delle mosse speciali. e schivare i colpi dei nemici sfruttando le giuste tempistiche.
Dunque, a tutti gli effetti, la musica incontra il picchiaduro in un mix indubbiamente inaspettato e dall’alto potenziale. Ma, nella nostra recensione di God of Rock, vi spiegheremo bene perché si tratta di un tentativo riuscito a metà e di questo potenziale che non è stato espresso al meglio, partendo dal gameplay fino al design dei personaggi. Dunque, senza indugiare ulteriormente, cominciamo la nostra osservazione critica di God of Rock, che abbiamo avuto la possibilità di provare su PS5.
Scontri all’ultimo sangue… lenti e noiosi
Come vi abbiamo anticipato poco sopra, il fulcro del gameplay consiste letteralmente nello sfidarsi sulle note dei numerosi dei brani di God of Rock eseguendo con le tempistiche giuste quante più note possibili. Ogni errore porterà a un colpo sferrato dall’agguerrito avversario e, a quel punto, sbagliare di seguito diventerà ancora più facile di quanto potrete immaginare! Ma… il gioco diverte veramente? La realtà dietro questo titolo è che abbiamo riscontrato un senso di noia non indifferente. Tutto questo ovviamente dopo aver provato ampiamente tutti i personaggi, eseguito i vari brani, e anche dopo aver testato la modalità online contro altri giocatori. “L’intrattenimento effettivo” non c’è, manca il vero brivido dello scontro.
Nonostante questi siano visibili sullo sfondo e siano anche piuttosto invitanti, spostare lo sguardo anche di un solo secondo dalla barra dei tasti sarà un compito non poco arduo, nonché deleterio per la performance. Il nostro scopo, infatti, sarà proprio non sbagliare nemmeno una nota, e questo risulterà difficile se vi distrarrete anche pochi attimi per guardare il combattimento. In particolar modo perché, dobbiamo dirlo, la difficoltà è un elemento davvero preponderante in God of Rock.
Senza dubbio è vero che chi sta scrivendo questa recensione non spicca per riflessi e non ha troppa familiarità con i rhythm game – elemento che potrebbe essere un vantaggio se avete intenzione di giocare a God of Rock – ma è pur vero che la modalità normale è già piuttosto challenging. Un livello di sfida, dunque, che vi impedisce di distrarvi e distogliere gli occhi dall’effettivo fulcro del gameplay, che si trova in basso a sinistra e non è nemmeno così grande su schermo.
Le stelle del Rock
Avrete la possibilità di scegliere tra 12 personaggi con cui giocare, ognuno caratterizzato da attacchi armonici differenti. Una sorta di “Fatality” musicale che sarà difficile sfruttare prima di aver raggiunto un minimo di comfort con i match e la velocità degli scontri in corso. Per aggiungere ancora un po’ di pepe alla cosa, l’avanzare della sfida comporterà una difficoltà sempre maggiore del brano che, mano a mano, diventerà sempre più complesso da eseguire. Diciamolo, una vera e propria tortura per chi sta muovendo i primi passi, a meno che non si sia già abbastanza bravi con i titoli musicali.
Come accennato, dopo aver provato qualche match singolarmente, potrete decidere tra altre modalità a vostra disposizione. La classica, ovvero la modalità storia, in cui potrete seguire il vostro personaggio preferito affrontando gli altri musicisti per poi arrivare alla vittoria, oppure la modalità allenamento per cercare di padroneggiare al meglio God of Rock. In più, il team di sviluppo ha deciso di proporre anche una particolare aggiunta: la funzione editor di brani. Quest’ultima vi permette di dare “un tocco personale” alle canzoni che preferite, aggiungendo oppure togliendo note, in base al vostro gusto personale.
God of Rock ci aveva dato davvero l’impressione di poter portare qualcosa di nuovo e interessante nel mondo videoludico, seppur con le dovute limitazioni tecniche. Peccato per il risultato finale. che non solo cade in un gameplay abbastanza difficile, che poco va incontro ai meno esperti, ma che è anche poco soddisfacente e non in grado di trascinare il giocatore per ore, che siano in compagnia o contro la CPU. Alla fine dell’esperienza, ci siamo ritrovati a guardare con maggiore affetto e appagamento i classici come Tekken o Street Fighter che, seppur nelle ultime iterazioni si sono dimostrati un tantino ripetitivi (cosa che sembra cambierà un po’ con Street Fighter 6), hanno mantenuto comunque un appeal più che valido. Citazione d’onore, però, va fatta alle illustrazioni realizzate e mostrate nel corso di tutto God of Rock, nei video presentazioni dei personaggi e anche a fine match. Lo stile cartoon dai colori estremamente pop, ci ha riportato indietro e ci ha fatto pensare a un mix tra lo stile eccentrico di Borderlands e un vero classico musicale come Guitar Hero!