Avete presente un film horror sulla possessione in cui avete paura che siano presenti tutti i cliché dei film horror sulla possessione, ma che abbiano un briciolo di originalità per cui forse non hanno davvero quei cliché e invece ce l’hanno davvero? Ecco, questo è Gli occhi del Diavolo, disponibile al Cinema. Film Horror Lions Gate del 2022 di Daniel Stamm (nessuno sa chi sia) con Jackie Bayers (idem), Christian Navarro (il Tony di 13 Reasons Why) e Colin Salmone (il “The One” del primo Resident Evil).
Spieghiamo meglio. Gli occhi del Diavolo parla del lavoro che il Vaticano svolge quotidianamente per scongiurare le possessioni demoniache degli esseri umani, e da subito il film mette in chiaro qualcosa di molto interessante e diverso dal solito: non tutte le possessioni sono vere possessioni. Spesso le persone soffrono di problemi psichici che si manifestano come le stesse possessioni. È quindi un lavoro di concerto quello di psicologi e psichiatri, capire di cosa si tratti e solo in casi estremi, quelli probabilmente veri, si ricorre agli esorcisti. Gli esorcisti però vanno formati dal Vaticano, dopo il grande aumento di casi di presunte possessioni degli ultimi anni, anche fuori dal Vaticano stesso. E qui entrano in gioco i nostri personaggi.
Gli occhi del Diavolo, già visti
Sorella Ann è una giovane Suora dal passato tormentato (a causa della madre) che lavora in un centro dove preti più o meno giovani imparano l’arte dell’Esorcismo. Essa è riservata solamente ai Sacerdoti, ma Ann si dimostra molto interessata alla materia, volenterosa di studiarla. La sua esperienza con una bambina ricoverata presso l’Istituto, convince Padre Quinn, l’insegnante, ad accoglierla nella sua classe e a proteggerla. Ann ha troppa fretta di imparare e insieme a Padre Dante (Christian Navarro) fa i passi più lunghi delle gambe e si mette in guai dove deve essere aiutata da qualcuno di molto più esperto di lei. Insomma, la parte interessante della storia è passata da un po’, perché la seconda metà del film sarà un susseguirsi di scene già viste in mille altri casi, contornate da dialoghi pensati male e non pompati dal doppiaggio, più un comparto tecnico che non eccelle da nessuna parte. Il pathos di alcune scene, aiutato dalla musica non sempre scontata, in effetti c’è, ma non basta. Non basta affatto, poiché non troviamo niente di tecnico che colpisca e niente di interessante in una trama che si rende scontata e prevedibile, fino al finale che avrebbe potuto scrivere chiunque. Insomma, un film che non ricorderemo, se non per la buona base non sfruttata su cui avrebbe potuto reggersi.