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Generazione 56K – Recensione della serie dei The Jackal targata Netflix

L’amore è da sempre considerato il sentimento per eccellenza. Il più bello, il più travolgente, ma purtroppo anche il più difficile da interpretare. Chi, almeno una volta nella sua vita, non ha sentito le farfalle nello stomaco, le mani sudate e la bocca talmente bloccata da rendere impossibile anche solo scambiare qualche parola con le persone attorno? Per i The Jackal, gruppo noto su Youtube fin dal 2006, l’amore è sempre stato uno dei temi fondamentali affrontati nei propri video, sempre con quel tocco dolce amaro d’ironia. Oltre a questo, da qualche tempo ormai, c’è anche un altro argomento che viene spesso trattato dal gruppo comico, essendo una croce portata da tutti i ragazzi vicini alla trentina: gli anni ’90. I primi modem, i primi cellulari e i primi 883 sono solo tre delle componenti che hanno reso questi anni così magici, almeno per la generazione che è riuscita a viverli a pieno. Ecco perché Francesco Ebbasta, storico regista del gruppo partenopeo, ha deciso di creare Generazione 56k, protagonista di questa nostra recensione. Stiamo parlando di una serie che racconta, parallelamente, la vita del giovane Daniel nel 1998 – alla scoperta di Internet e del mondo dell’amore – e quella del Daniel al giorno d’oggi, alle prese con rapporti sbagliati e dimenticati.

Generazione 56k

Tutta colpa di un modem…

La nostra avventura, che come abbiamo detto sopra si svolge in due tempi diversi e viene raccontata parallelamente, è ambientata in Campania, più specificatamente tra l’isola di Procida e Napoli. Il nostro protagonista è Daniel – interpretato da Alfredo Cerrone e Angelo Spagnoletti -, il quale si troverà a fare i conti con i drammi adolescenziali che qualsiasi ragazzino di undici anni prima o poi deve affrontare. Che si tratti del bullo della scuola o del primo bacio mai dato, a sostenerlo ci saranno sempre i suoi amici Luca e Sandro (interpretati da Fru e Fabio Balsamo dei The Jackal). Nel corso delle otto puntate riusciremo non solo a seguire la storia del nostro protagonista, un trent’enne sviluppatore di app in costante ricerca dell’amore, ma anche quella di Matilda (Azzurra Iacone e Cristina Cappelli), acerrima nemica di Daniel da bambini ma misteriosa ragazza anche lei in crisi sentimentale.

A causa di una bravata riguardante una cassetta porno, il piccolo Daniel del 1998 si mette nei guai e viene messo in punizione dal padre Bruno. Questo lo porterà però a disubbidire nuovamente al genitore e ad addentrarsi nell’ignoto mondo di Internet, grazie a un Modem 56k appena installato a casa. Daniel ha un unico obiettivo, conquistare il cuore di Ines, la sua vicina di casa apparentemente irraggiungibile. Per farlo, e per un’altra serie di lunghi motivi, si ritroverà a stringere un forte legame con Matilda, migliore amica di Ines, anche lei alle prime esperienze d’amore. Questo rapporto – forse troppo difficile da comprendere per due bambini di undici anni – andrà purtroppo a scomparire, ma i due riusciranno a riavvicinarsi nella grande Napoli solamente a causa, o grazie, a un malinteso.

Generazione 56k

La giusta strada da percorrere

In questa recensione possiamo considerare Generazione 56K come un video dei The Jackal ma lungo quattro ore. Non che questa sia una nota di demerito, anzi, il gruppo è da sempre apprezzato per il clima di serenità, divertimento e pace che riesce a diffondere con i propri video. Se vogliamo trovare qualche difetto, probabilmente dobbiamo parlare della trama e di alcune scelte di regia. Nonostante sia un titolo assolutamente piacevole da guardare, scorrevole e divertente per passare qualche ora da soli o in compagnia, forse la trama pecca un po’ di originalità. Sicuramente dopo il precedente film Addio Fottuti Musi Verdi ci troviamo avanti anni luce, sia dal punto di vista della storia, che della realizzazione, ma la mano acerba del regista (e sceneggiatore) purtroppo si vede ancora. Non per questo il titolo è da giudicare negativamente, sia chiaro, ma non possiamo neanche pretendere troppo.

A voler essere puntigliosi, in più, se le prime (e anche le ultime) puntate scorrono in maniera perfetta e piacevole, con i giusti cambi di ambientazione e punti di vista, alcune puntate centrali si soffermano troppo su una storia – in questo caso parliamo della puntata “dedicata” quasi interamente a Matilda e a suo padre – risultando a tratti quasi pesante e molto lenta, non in armonia con le altre. Probabilmente questa sensazione è dovuta anche al cambio di direzione che, nelle prime quattro puntate era affidata allo stesso Francesco Ebbasta, mentre nelle ultime quattro la palla è stata passata ad Alessio Maria Federici (già dietro la macchina di film conosciuti come Lezioni di Cioccolato e Fratelli Unici).

Generazione 56k

Finalmente, e ci sentiamo di dire finalmente dopo titoli targati Netflix Italia come Curon (qui la nostra recensione), Luna Nera e l’ancora più recente Zero, ci troviamo davanti a una serie senza troppe pretese. E questo è un lato positivo della medaglia se, com’è stato per le altre produzioni, non si è in grado di reggere il confronto con titoli simili esteri. Generazione 56k riesce, senza perdersi in inutili stereotipi, a rappresentare una bellissima terra, una generazione nostalgica e una tenera storia d’amore. Speriamo che porti i giusti risultati e che la grande N italiana capisca che questa è la strada da seguire.

I The Jackal stanno crescendo sempre di più, nonostante da anni siano considerati tra i TOP di Youtube Italia, e dopo il loro libro, la collaborazione con Rai per gli Europei 2021 e i video che da qualche anno ormai rendono il festival di Sanremo ancora più divertente, con questa serie (creata in collaborazione con Cattleya) possiamo dire che hanno fatto veramente un bel lavoro. Al termine di questa nostra recensione ci sentiamo di consigliare Generazione 56K, e vi suggeriamo di guardarlo magari in compagnia, dopo una giornata stancante, per passare qualche ora piacevole e divertente.

Generazione 56K

7.3

Generazione 56K è una serie per i nostalgici degli anni 90, ma anche per quelle persone che purtroppo non sono riuscite a vivere a pieno quegli anni. Una trama che, nonostante la sua banalità, tiene lo spettatore davanti al televisore per trascorrere quattro ore piacevoli, da soli o in compagnia. Lo zampino dei The Jackal c'è e si vede, rendendo questa serie ancora più gustosa e scorrevole, seppur qualche episodio in particolare appare meno riuscito rispetto ad altri.

Benedetta Saccoccio
Famosa tra i suoi amici per essere informata su qualsiasi cosa ma eccessivamente scarsa in ogni gioco lei tocchi, fin dall'infanzia dedica il suo tempo libero a musica, spettacolo e tecnologia. Dedita all'arte del pettegolezzo, è sempre in cerca di nuovi "scoop" da condividere con tutti. Conosciuta dai più come VperVendemmia.

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