The Breach, Recensione: un boardgame tra Hackers, Virus e Firewall

Ecco la nostra recensione di The Breach di Ludus Magnus Studio, un cyber‑punk adrenalinico dove ogni click può fare la differenza

Alessio Cialli
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Alessio Cialli
Senior Editor
Eclettico personaggio, ha iniziato la sua carriera videoludica con un Commodore 64. Si consacra nei titoli Platform, Stealth e GDR. Titolo preferito: Alex Kidd in Miracle...
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Recensioni
Lettura da 7 minuti
8.4 Ottimo
The Breach

The Breach, il boardgame propostoci da Ludus Magnus si definisce il primo Net Crawler: un competitivo per 1‑4 giocatori (25 minuti a testa, circa 60‑90 totali) che combina punti azione, deck‑building leggero e un originale Cube Engine per gestire le tre statistiche dell’Avatar (Movimento, Attacco, Protezione). Il titolo ha una complessità media che richiede molta pianificazione ma non scoraggia i meno esperti. Ogni turno alterna l’assalto dei Breacher alla contro‑offensiva del Firewall controllato dal gioco, mantenendo alta la tensione senza tempi morti. Ma procediamo con ordine nella nostra recensione di The Breach.

Il contesto

Come presentato dalla sinossi ufficiale del gioco, The Breach ci metterà di fronte a un contesto assai sfizioso, soprattutto per gli amanti della tecnologia:

Pianeta Terra, inizio del 22° secolo. La Achab Corporation domina il globo grazie a tecnologie eccezionali ottenute tramite l’accesso a Gene.sys, un database di origine sconosciuta che contiene una vasta quantità di informazioni e conoscenze. Ma non è l’unica entità interessata ai suoi segreti. I Breacher sono hacker esperti che si connettono e invadono Gene.sys, tentando di rubare le informazioni contenute al suo interno per aumentare il loro potere e prestigio. Solo i più abili tra loro hanno la capacità e il coraggio di penetrare nel sistema di sicurezza del database. Sarai uno di loro?

Meccaniche di Gioco

La scatola base di The Breach è un concentrato di plastica e cartoncino: 4 miniature Avatar bi‑componente, 26 I.C.E., plance Firewall e Interfaccia, oltre 250 carte e più di 200 segnalini di vario tipo, insomma, avremo a disposizione tutto il necessario per ricreare il database Gene.sys sul tavolo di casa. La qualità delle miniature, scolpite da Antonio De Luca e team, è in linea con lo standard premium dello studio romano, con dettagli netti e pose dinamiche.

Il cuore del design è il Cube-Programming: tre tracce (Movimento, Attacco, Difesa) ospitano cubi che, spostati in ordine libero, innescano poteri, combo e sovraccarichi. Il regolamento – quaranta pagine ricche di esempi – introduce in modo graduale avatar, virus, routine e protocolli. Il flusso di turno segue uno schema chiaro: Deploy → Azioni → Infezione → Firewall. Chi viene dall’Eurogaming troverà soddisfacente la pianificazione richiesta, e chi teme la paralisi d’analisi deve però sapere che con il tavolo da quattro la fase di ottimizzazione può allungarsi, soprattutto nelle prime partite.

La partita sembra un MOBA fisico: sprint improvvisi verso pacchetti dati, colpi bassi serviti con virus devastanti, contromisure del Firewall che ribaltano l’inerzia e costringono a re-routing creativo. In due o tre giocatori il turno medio dura poco più di un minuto, perché le minacce sono immediatamente leggibili; a quattro l’interazione sale alle stelle ma il downtime si fa sentire se qualcuno soffre di paralisi d’analisi. Qui emerge la “diplomazia silenziosa” di chi offre agli altri la possibilità di cooperare temporaneamente pur di ostacolare il leader: un twist che gli autori hanno seminato con obiettivi incrociati e token glitch capaci di colpire più bersagli. L’impatto dei dadi Infezione resta percepibile, ma il controllo offerto dai cubi e dalle carte equipaggiamento riduce i colpi di fortuna puri; chi ignora la gestione del rischio, però, può vedere piani chirurgici mandati in fumo da un singolo overclock del Firewall.

Modalità solo

Il solo mode che ci viene proposto, molto apprezzato dalle testate statunitensi, trasforma ogni scenario in un puzzle di efficienza. Il Firewall diventa un boss titanico con script temporizzati e la corsa non è più contro altri hacker, ma contro un registro di log che, se non fermato in tempo, formatta l’intera rete. La difficoltà sale rapidamente, obbligando a sfruttare sinergie fra equipaggiamenti, sovraccarichi di cubi ed eventi randomizzati di rete; la soddisfazione di chiudere un run perfetto supera l’aggravio di regole addizionali.

Ergonomia e accessibilità

La scatola contiene un inserto sagomato che ordina componenti e velocizza la mise en place, tuttavia serve un tavolo importante: quattro plance Avatar, una mappa modulare 4×4, l’area I.C.E. e i tracciati Identificazione occupano parecchi centimetri quadrati. Molte recensioni estere suggeriscono di imbustare soltanto le carte virus per velocizzare il mescolamento e di usare vassoi esterni per separare token di energia e glitch. Sul fronte linguistico la localizzazione italiana preserva il gergo tecnico senza appesantire la lettura. Il flavour text – glitch, backdoor, datacore – arricchisce l’atmosfera senza ostacolare la consultazione, e le icone garantiscono accessibilità ai daltonici.

Il pledge Kickstarter offriva nove Avatar, decine di I.C.E. e numerosi pacchetti stanza: combinati con gli script variabili del Firewall, superano comodamente le trenta partite senza cali d’interesse.

  • Kabuki Nights porta il tavolo a sei e introduce ninja che sfruttano meccaniche stealth.

  • Prometheus risponde alla richiesta internazionale di una cooperativa pura, trasformando il Firewall in un colosso da abbattere insieme.

  • Erebus spinge sul team-versus-team, ideale per serate competitive.

  • I.C.E. Breakers innesta upgrade modulabili che avvicinano l’esperienza a un deck-builder, spingendo la personalizzazione a livelli quasi da GDR.

L’espansione modulare permette di miscelare esperienza frenetica e gestione profonda a seconda del pubblico seduto al tavolo.

Quando ne vale la pena

The Breach riesce a combinare la precisione di un puzzle gestionale con la spettacolarità di un’arena PvP. Il Cube-Programming garantisce scelte dense e tensione costante, il Firewall reattivo mantiene vivo il pathos anche quando il divario in punti sembra incolmabile, e l’estetica cyber-punk non è una semplice skin: virus, glitch e sovraccarichi si fondono organicamente alle meccaniche, restituendo una narrativa coerente dal primo all’ultimo turno. Servono spazio, organizzazione e un gruppo disposto al confronto diretto, ma la ricompensa è un’esperienza che spicca nel panorama dei crawler competitivi.

In Europa il prezzo retail di circa 110 € colloca The Breach nella fascia premium, ma la quantità e la qualità dei materiali lo allineano a competitor come Tainted Grail o Oathsworn. Considerando componenti, miniature bicolore e varietà di gioco, il rapporto qualità-prezzo risulta comunque vantaggioso per chi cerca un titolo miniature-heavy ad alta interazione.

The Breach
Ottimo 8.4
Voto 8.4
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Senior Editor
Eclettico personaggio, ha iniziato la sua carriera videoludica con un Commodore 64. Si consacra nei titoli Platform, Stealth e GDR. Titolo preferito: Alex Kidd in Miracle World "Sega Master System", gioco più vecchio di lui!