[Gamescom 2017] Detroit: Become Human Hands On

Gianluigi Crescenzi
Di Gianluigi Crescenzi - Deputy Editor Impressioni Lettura da 4 minuti

Se siamo in dirittura di arrivo, ancora Quantic Dream e Sony non ce lo hanno fatto sapere, eppure qualche barlume di speranza ci è rimasta dopo questa gremita Gamescom 2017. A differenza dello scorso anno, dove di Detroit: Become Human era stato mostrato solamente un video nel quale David Cage ci raccontava delle difficoltà dello sviluppo (oltre a nuovi dettagli sul gameplay e sulla trama), quest’anno l’esclusiva Sony timbra il cartellino con una demo giocabile con mano. Certo, ci troviamo davanti ad una sequenza che ormai avremo visto decine di volte in video, ma provarlo e capirne le meccaniche in prima persona è tutta altra storia. Stiamo parlando della scena dove impersoneremo Connor, androide della polizia con delle capacità a dir poco sensazionali, negoziare con un’altro androide per la vita di una bambina.

Detroit become humanSenza entrare troppo nei dettagli della trama, la scena è esattamente quella che abbiamo sempre visto, nuda e cruda. La libertà di movimento all’interno dell’area di gioco risulta leggermente limitata, ma a parte questo non è stato possibile trovare alcun elemento negativo riguardo al gameplay. Mai come in questa situazione ci sentiremo artefici del nostro destino, dove ogni singola parola, azione o sguardo, può cambiare drasticamente l’esito della scena. Al contrario delle decine di avventure grafiche, neo o old che siano, che sono uscite in questi anni, il numero di possibilità che possono aprirsi in ogni singola parte di gioco sono incalcolabili, con una miriade di esiti diversi possibili di fronte a noi. Sarà quasi impossibile essere sempre sicuri delle nostre scelte. Proprio per questo durante la mia prova di Detroit ho tentato di non lasciare nulla al caso, e come da prassi a raccogliere tutte le informazioni possibili per mantenere alto l’esito del successo della missione di Connor… anche a costo della vita. Diciamo solo che il risultato poteva essere migliore, ma la missione è stata compiuta.

Detroit: Become HumanPad alla mano, cuffie alle orecchie, è impossibile non sentirsi rapiti dallo scorrere degli eventi, dal vivere gli eventi, quasi fossimo noi a voltarci verso il cadavere in piscina, o a ricostruire il corso degli eventi semplicemente analizzandone il finale. La nostra scelta dei dialoghi lascia molto spesso l’amaro in bocca, quasi a dispiacerci per una via di mezzo che a volte non esiste, e che per una serie di sfortunati eventi ci potrebbe veder ricorrere ad un QTE. Prima di provare la demo avevo paura, con il rischio di affogare tra i dubbi che solo un titolo così pesante può scaturire… ma con un background fantastico ed un gameplay di questo tipo, una colonna sonora splendida ed un coinvolgimento estremo, abbiamo finalmente la certezza che lo studio con Detroit abbia imboccato la strada giusta.

Le speranze più grandi sono di avere ulteriori informazioni, magari dal PlayStation Experience di dicembre… o anche prima!

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Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.