Prima di affrontare Fresh nella nostra recensione è bene fare una premessa che parte dagli albori del suo mezzo di comunicazione. Da sempre il cinema detiene un rapporto molto particolare con i corpi dei suoi protagonisti, specialmente quando sono di sesso femminile. A questo particolare rapporto vanno aggiunti tutti gli stereotipi di genere più classici riscontrabili all’interno dei generi noir e horror, in particolar modo quello della “vittima indifesa”. Facendoci caso, nella stragrande maggioranza di queste storie le figure femminili vengono rappresentate in bagni di sangue e anche peggio, supportando ragionamenti creativi che travalicano la semplice dimensione della finzione, fondendosi anche con le problematiche sociali della nostra stessa società. Questo film apre le sue possibilità iniziando proprio da tutto questo, partendo da un disegno familiarissimo che diventa anche originale a poco a poco, senza però osare mai troppo. Inoltre si fregia di una scelta narrativa non troppo distante da tantissime altre sullo stesso filo, troviamo però uno stile formale abbastanza dinamico e altalenante, con guizzi estetici e snodi figurativi pronti a rimescolare continuamente le varie tematiche trattate e i moralismi del caso. Questo resta senza ombra di dubbio uno dei maggiori pregi della pellicola.
Distorsione
Fresh, il film di cui oggi vi proponiamo la nostra recensione, venne presentato in anteprima il 20 gennaio 2022 al Sundance Film Festival, per poi essere pubblicato negli Stati Uniti il 4 marzo dello stesso anno sulla piattaforma Hulu. In terra nostrana arriverà ufficialmente il 15 aprile 2022 su Disney+, come Star Original. Rappresentando il debutto alla regia di Mimi Cave, la pellicola ha riscontrato un discreto successo di pubblico e critica, raggiungendo, per adesso, un apprezzamento generale, e destando quindi curiosità anche verso gli appassionati che ancora non hanno avuto modo di vederlo.
La trama ruota fondamentalmente intorno al personaggio di Noa (Daisy Edgar-Jones), una ragazza alla ricerca di un partner in un mondo in cui tutto sembra piuttosto freddo e schematicamente gestito dalle classiche app per incontri. Facciamo la sua conoscenza proprio durante uno di questi, entrando immediatamente nella sua ottica personale in merito. Non si tratta del classico essere umano alla ricerca dell’amore, piuttosto di una persona che cerca semplicemente qualcuno con cui condividere qualcosa, o anche semplicemente una scintilla che le dimostri che c’è qualcosa di diverso. Il suo personaggio resta forte della propria solitudine in apparenza, rimanendo comunque aperta alle possibilità della vita. In un contesto in cui tutti escono seguendo gli stessi identici e ripetuti stilemi, però, le accade qualcosa di totalmente inaspettato, Steve (Sebastian Stan) piomba nella sua vita.
Lui è l’altra faccia della medaglia, e fin dalla primissima inquadratura in cui lo vediamo protagonista risulta diverso da tutti gli altri, delineando da un “non so che” apparentemente indecifrabile. Non ha i social, è un chirurgo di successo, e sembra particolarmente “old school” nel modo stesso in cui si vive i rapporti con le partner. Da questo incontro si accende la miccia che darà il via agli eventi di una storia apparentemente romantica e scanzonata, celando un’anima nera pronta ad avvolgere in qualsiasi momento. Noa s’invaghisce, forse non lo faceva da tanto tempo, e costruisce un legame di fiducia con lui. Da questo momento ogni cosa cambia, evolvendosi verso sviluppi sempre più legati alla dimensione del thriller/horror. Fresh, infatti, offre agli spettatori due cose molto singolari, una storia che naufraga sempre di più nel noir più cupo, e come vedremo più avanti nella recensione, uno stile formale che ne alleggerisce tantissimo le dinamiche e le tematiche di base.
E’ proprio qui che ritorna in gioco al cento percento il titolo del film, anche perché la “freschezza” di cui parla si lega ovviamente alle dinamiche più distorte cui si troverà coinvolta la protagonista, ma al tempo stesso sottolinea il modo in cui la regista ha trattato il materiale narrativo di partenza. Se da una parte ci ritroviamo improvvisamente coinvolti in una climax di orrore discendente e progressiva, dall’altra tutto viene curiosamente alleggerito da una regia che rimescola continuamente le carte in tavola, rielaborando la percezione stessa della situazione e delle azioni dei protagonisti. Potremmo quasi dire che si tratta di un “horror con accenni comici”, un ibrido in cui tutto si muove nella stessa direzione che gli amanti del genere conoscono a memoria, ma lo fa con un suo passo del tutto personale e sicuramente memorabile. Complice anche una particolare attenzione ai dettagli più inquietanti in atto, traslati in immagini “squisite” che ricordano registi come Tarantino. Le citazioni al cinema restano infatti molteplici, primi fra tutti ritroviamo alcuni vezzi stilistici di riscontrabili anche nello Shining di Kubrick, o ad American Psycho.
Un’altalena formale
E’ proprio questo particolare stile a distinguere Fresh da tanti altri film dello stesso genere, ed è bene sottolinearlo in una recensione. Anche perché la storia di per sé non è troppo originale, pur sganciando alcune critiche pesanti al nostro caro e vecchio consumismo. La regista quindi cattura alcuni tratti a disegnare la nostra stessa fame e bisogno di consumare, e li estremizza attraverso un racconto pulp che non ha paura di osare quando serve, finanche sdrammatizzando alcune sue sfumature. Questo particolare approccio narrativo non può che ricordarci autori della nostra stessa letteratura degli anni ’90, come Aldo Nove o Niccolò Ammaniti, pur se contestualizzati in un medium e in un periodo ben differente. Ne fuoriesce una pellicola che alterna continuamente i propri registri formali, muovendosi da un genere all’altro senza mai risultare troppo scontato in questo, ma anzi valorizzando una storia dal tratteggio anche verosimile, ma comunque mai del tutto inedita. Buonissime le interpretazioni dei due protagonisti, in particolare modo quella di Sebastian Stan, qui in un personaggio molto complesso e dalle molteplici sfumature.