In un mondo in cui i media scoprono sempre di più il valore delle serie antologiche, per l’appunto produzioni che portano lo stesso nome ma che, di “stagione” in “stagione” propongono ambientazioni e mondi diversi, Final Fantasy può essere definitiva una serie antologica ante-litteram. La cosa che collega però le varie serie antologiche sono dei punti focali, che possono spaziare dall’essere tecnici a puramente narrativi, che creano coesione tra le varie produzioni. American Horror Story per le serie tv, ma anche The Dark Picture Anthology per i videogiochi, ne sono il fulgido esempio. Final Fantasy ha sempre avuto dei fili conduttori, e nonostante sia possibile cadere nel tranello e pensare al gameplay come a uno di questi, per fortuna non lo è. Questa è la recensione di Final Fantasy XVI, il gioco che ha dato inizio alla rinascita del marchio.

Un mondo dove vivere e morire come si vuole

Final Fantasy XVI racconta la storia di Clive Rosfield, primogenito dell’Arciduca di Rosaria, partendo da degli antefatti giocabili della sua gioventù fino alla vita adulta, raccontando quindi la sua storia, vero punto focale dell’intreccio proposto in questo nuovo capitolo della Fantasia Finale.

Confermando le dichiarazioni fatte dal team, il gioco di Square Enix propone un’ambientazione molto ispirata all’Europa medievale, con dei toni grigi molto prepronderanti e un mood che si affianca a produzioni televisive quali Il Trono di Spade. Nel corso del gioco infatti, per mandare avanti la narrazione, non sarà raro vivere momenti di stacco dalla storia di Clive, durante i quali scopriremo cosa succede nel frattempo nel mondo di Valisthea: distrutto da un lato dalla Piaga, che ha colpito gran parte delle terre emerse, e dall’altro dagli scontri terribili tra i regni.

La storia di Final Fantasy XVI, salvo dei momenti un po’ lenti dovuti dalla costruzione di alcuni missioni primarie, riesce a coinvolgere dall’inizio alla fine il videogiocatore, soprattutto grazie alla capacità di sfruttare la mitologia narrativa della serie proponendo però variazioni sul tema degne di nota. Nel corso del gioco (circa una quarantina di ore se giocato abbastanza linearmente, ma che possono raddoppiare con le secondarie e le varie attività) abbiamo avuto modo di rimanere a bocca aperta per il modo in cui l’intreccio narrativo avanzava, di fatto venendo sorpresi abbastanza spesso.

Parlando delle tematiche, Final Fantasy XVI è uno dei giochi più fedeli alla saga: la trama infatti ruota attorno a temi molto vicini ai classici pilastri della serie, a partire dal significato di vita e morte, procedendo per l’importanza di Gaia e arrivando ovviamente al coraggio e ai rapporti umani, sempre messi in contrapposizione con l’egoismo e il potere assoluto. D’altro canto però, molti cliché tipici della serie sono stati stravolti per modernizzare il racconto, rendendo infine gli Eikon (invocazioni che alcuni conoscono in altri giochi come Eoni) centro nevralgico del gioco e proponendo degli archetipi leggermente rivisti proprio per creare quella sensazione di colpo di scena che funziona molto bene.

Altro punto importante della parte raccontata di Final Fantasy XVI sono i dialoghi: grazie al fatto che la differenza tra cutscene e scene di gioco è pressoché inesistente, è interessante seguire dei dialoghi tra personaggi, che trovano massimo splendore anche grazie alla motion capture, la quale riesce a far esprimere ai loro volti ogni singolo sentimento o stato d’animo.

Se quindi la preoccupazione iniziale poteva risiedere nel raccontare una storia troppo focalizzata sull’high fantasy classico, in realtà le due cose si sposano alla perfezione; questo non si può dire per alcuni passaggi narrativi, che alla lunga potrebbero risultare ripetitivi, ma il livello qualitativo generale è decisamente eccellente.

Puro Action

Final Fantasy XVI è un action GDR totalmente in tempo reale, che abbandona il vecchio vestito dei turni (che in titoli come Final Fantasy VII Remake è rimasto in minima parte) in favore di un sistema di combattimento totalmente action. Questo si sposa alla perfezione con il gioco e l’approccio narrativo del titolo, di fatto creando un combat system appagante, con un ottimo grado di sfida e con una serie di accortezze interessanti.

Prima di analizzarlo per bene però, c’è da spiegare il livello di difficoltà: in Final Fantasy XVI avrete modo di giocare il titolo in modalità Storia – con una sfida minima – o in modalità Azione, con una sfida più ostica. Ad aiutare, nel caso aveste problemi di qualche tipo, ci saranno degli oggetti che vi agevoleranno nel corso dell’avventura, dandovi modo di adattare la difficoltà in base a ciò che cercate. Per gli amanti della sfida, non preoccupatevi: a fine gioco avrete modo di rigiocarlo a New Game +, con addirittura un sistema di replica dei combattimenti e il livello di difficoltà Final Fantasy che aggiungerà nuove opzioni di personalizzazione degli oggetti e delle abilità, oltre che diverse posizioni dei nemici e un livello di sfida più alto. Peccato che questa modalità però sia disponibile solo a fine gioco, in quanto sarebbe stata interessante da provare alla prima esperienza.

Degno di nota poi è l’inserimento della modalità Arcade, che vi permetterà di completare i combattimenti con tanto di punteggio condiviso in classifica, e la modalità Arcade Ultimaniac, il top della sfida degli amanti del combattimento action. Se il concetto non fosse chairo, Final Fantasy XVI è action nell’anima, e questo è ciò che rende il gioco un qualcosa di nuovo, moderno e allo stesso tempo adatto alla perfezione alla saga. Parliamo di un marchio che negli anni si è rinnovato più volte, ma il grande passo arriva proprio adesso, dopo le timide avvisaglie viste nei titoli scorsi.

Parlando proprio del sistema di combattimento action del gioco, nel titolo avrete modo di inserire tre tipologie di poteri, tra le quali ci saranno abilità selezionabili e potenziabili (non oltre i due livelli, quello base e quello successivo): questa combinazione sarà il fulcro del gioco di ruolo di Final Fantasy XVI, lasciandovi testare varie combo che si tramuteranno dal tattico all’azione in tempo reale (in modo a dir poco appagante). Se il titolo proporrà lo stesso sistema avanzando nel gioco, alcune fasi – tra cui quelle con gli Eikon – andranno a variare il combat system dando quella sferzata di unicità che renderà memorabili tali porzioni di gioco.

Il fatto di voler dare però accesso al gioco a gran parte dei giocatori, rende il titolo molto concessivo nella parte action, con una schivata molto semplice da effettuare e poco punitivo quando si sbaglia. Nonostante questo, come dicevamo tutto cambia nella difficoltà Final Fantasy, che inoltre porta il nome del gioco come ad evidenziare la sua importanza nel titolo.

Gioco di Ruolo

Se “GDR” di suo ha un significato ben specifico, riassumendo il concetto si parla di titoli caratterizzati da una grande personalizzazione della build del personaggio, e dalla trama fortemente articolata. Purtroppo Final Fantasy XVI cede nel primo caso: Clive potrà sì far uso di varie abilità, con una sferografia molto elaborata, ma le opzioni non saranno così tante da darvi effettive differenze di build tra le 3/4 che potreste adottare. Peggio gli equipaggiamenti, visto che Clive potrà mettersì addosso solo l’arma, un bracciale e una cintura, e spesso vi troverete ad effettuare upgrade meccanici dalla peggiore alla migliore, avendo solo due valori d’abilità per oggetto e un solo effetto per equipaggiamento. Ad aggiungere qualcosa ci sono i ciondoli, che daranno dei bonus aggiuntivi, ma non potrete equipaggiarne più di tre, e saranno tutti perlopiù simili (con differenti bonus e effetti su determinati elementi delle abilità).

Pressoché inesistente invece lo sviluppo delle missioni secondarie, fetch quest che vanno a diventare solo un espediente per aumentare i guil (valuta di gioco) e la reputazione, che vi sbloccherà qualche oggetto extra. Diverso il discorso sulla caccia ai mostri, più interessante e costruita, ma comunque breve per essere affiancata alle dozzine di side quest tediose.

Un’altra mancanza che si sente molto è quella legata al party: nonostante la storia sia incentrata su Clive, effettivamente il non avere la gestione di un team di personaggi rende il gioco sì più snello, ma anche più distante dai Final Fantasy che abbiamo imparato a conoscere negli anni.

Guerra di parti

Final Fantasy XVI, tra le tante cose, ha un mondo di gioco eccezionale: non sono solo la costruzione dell’ambiente, la contestualizzazione delle varie zone, la caratterizzazione dei biomi e la presenza di PNG che rimangono coerenti con il posto, ma anche il modo in cui il titolo fa avanzare la storia del gioco tanto quanto i movimenti geopolitici, protagonisti speciali di questo capitolo.

Ecco inoltre che potrete allora andare dal PNG addetto per vedere l’avanzamento dei vari spostamenti, con mosse diplomatiche o belligeranti fatte con cognizione di causa, con tattiche sensate e interessanti da scoprire.

Ogni guerra ha i suoi protagonisti, e sebbene Clive sia per noi il nostro principale punto di vista, i personaggi che affiancano le varie fazioni sono altrettanto ben caratterizzati: tra i tanti spiccano sicuramente Dion e Hugo, due combattenti tanto diversi quanto eccezionali da scoprire, ma anche gli altri comprimari, che arriveranno nel corso del gioco, riusciranno a ritagliarsi una parte nel vostro cuore (per un motivo o per l’altro).

Senza ombra di dubbio, complice anche la capacità di sapersi ispirare da opere di cultura pop come il già citato Trono di Spade, abbiamo davanti uno dei Final Fantasy XVI più elaborato in termini di costruzione storica e narrativa; è un peccato aver davanti anche il Final Fantasy meno GDR di sempre, un malus che pone questo capitolo come boa. Il brand è infatti pronto a fare il giro, ma non è Final Fantasy XVI il capitolo che inizia il nuovo percorso, quanto più l’anello di collegamento tra il vecchio e il nuovo (si spera).

Si parla di guerra anche perché Final Fantasy XVI non le lascia raccontare: il gioco è molto violento e pieno di sangue, ci sono scene di nudo (prontamente mascherate) e momenti che potrebbero turbare anche i videogiocatori più rodati. Questa presenza di un materiale più adulto è qualcosa di stupendo, dato che ha la capacità di adottare un linguaggio che spesso è stato accantonato nel corso dei vari Final Fantasy, ma che ora potrebbe aprire a storyline più ampie, con più sfaccettature e con tonalità di grigio sempre più differenti.

Final Fantasy Quality

Non è Final Fantasy se non è qualitativamente di alto livello, e questo sedicesimo capitolo non è da meno: parlando per prima cosa del comparto tecnico, il gioco è fantastico da vedere su PlayStation 5. A discapito di qualche calo di framerate che porta il tutto attorno ai 40, per il resto il gioco scorre tranquillo in modalità Framerate, mentre mostra i denti nella sua modalità Quality (con tanto di 4K).

Se le cutscene sono stupende però, è grazie ad una regia stupenda, che propone dei tagli davvero di qualità e riesce a dare risalto ad ogni singola scena in modo intelligente, coraggioso e adrenalinico.

I personaggi sono ben caratterizzati e mossi con la motion capture, anche se si vede il “due pesi, due misure” dato dai PNG poco importanti, che non brillano quanto gli altri sotto molti aspetti. Se il più scontato è quello estetico, con meno dettagli facciali, volti e capigliature molto simili (o magari poco concordanti tra le varie parti), anche il doppiaggio denota tale problema. I personaggi principali sono doppiati magistralmente, portando finalmente un Final Fantasy in lingua italiana, ma alcuni secondari mostrano inflessioni poco credibili e qualitativamente mediocri.

Il suono pecca anche per quanto concerne la soundtrack: sebbene sia, come sempre, un sogno ad occhi aperti sentire le tracce di Final Fantasy, questo Final Fantasy XVI non ha una soundtrack così memorabile, e la traccia dei combattimenti principali, per poter avere la giusta costruzione in crescendo, porterà ad essere dissonante in alcune parti del combattimento. Nonostante tutto, siamo sicuri che anche questa OST entrerà negli annali di quelle del brand, con la principale già nelle nostre orecchie anche dopo aver spento la PlayStation.

Final First Fantasy

Final Fantasy XVI riesce ad innovare senza perdersi, e questo è un grande passo, gigante. Purtroppo nel farlo dimentica fortemente che il suo cuore dovrebbe essere formato da una storia memorabile e da un sistema GDR valido, e il secondo punto non è così presente. Fantastica però la deriva action, un qualcosa di stupendo da vedere a schermo e da giocare (sebbene avere più profondità su questo lato in futuro non sarebbe male).

Parliamo proprio di questo: Final Fantasy XVI è il primo passo, e questo è evidente. Le difficoltà di produzione nel gioco ci sono, da una poca originalità delle missioni – persino qualcuna delle primarie – fino al combat system che lascia abbastanza spazio alle combo, ma non troppo (niente paura, potrete comunque divertirvi a concatenare i colpi e fare spettacolari combinazioni).

Non siamo davanti ad un Final Fantasy perfetto, ma attenzione: se il dubbio verte attorno al fatto che sia un gioco d’azione, allora state tranquilli, siamo davanti alla giusta strada. Certamente ci saranno dei cambiamenti da fare, imparare un linguaggio adatto a questo nuovo ibrido che sembra più naturale di tanti altri generi, ma di certo ora Final Fantasy apre le porte ad un pubblico maggiore: se siete tra questi, lanciatevi, non avrete l’action GDR del decennio ma un eccellente titolo da vivere, con emozioni, significato, divertimento e un button smashing interessante. Se però siete vecchi fan, allora respirate profondamente e fatevi avanti: potreste rimanere più stupiti di quanto pensate.

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Final Fantasy XVI

9

Final Fantasy XVI fa il grande passo, e tutto va alla grande per questa scelta: la parte action è divertente, poco approfondita ma ce lo aspettavamo. Non ci aspettavamo invece un sistema GDR poco profondo e un loop di gioco molto ridondante, ma per il resto abbiamo davanti uno dei migliori Final Fantasy degli ultimi anni. Ad aiutare, una storia intrigante, con temi vicini persino alle origini della saga e un approccio adulto al racconto che da respiro al gioco.

PRO
  • La parte action diverte e funziona
  • Storia eccezionale e regia fenomenale
  • Alcune fasi di combattimento da bocca aperta
CONTRO
  • Poco GDR
  • Missioni secondarie davvero monotone
Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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