La brigata capitanata dal protagonista, produttore e primo grande fan della saga, quel Vin Diesel che nel film interpreta Dominic Toretto, torna ancora una volta sul grande schermo con Fast X: un cast stellare, un budget colossale (degno di una pellicola sugli Avengers) e tanta voglia di stupire, anche in questa nostra recensione “fuori dagli schemi”. Già, perché parleremo fuori dai denti. Allacciate le cinture, si parte!
Un nemico dal passato
Dominic Toretto vive la sua vita tranquilla, scevro da ogni azione al di fuori del prendersi cura della sua famiglia composta da Letty (Michelle Rodriguez) e il piccolo Bryan, figlio avuto dalla sua precedente relazione con Elena (Elsa Pataky). Tutto precipita nel baratro quando Dante Reyes (Jason Momoa) spunta dalle ombre come un fantasma del passato, intento a vendicarsi della Famiglia Toretto, composta non solo dai tre membri di cui sopra ma anche da Han Lue (Sung Kang), Roman Pearce (Tyrese Gibson), Mia Toretto (Jordana Brewster), Jackob Toretto (John Cena), Megan (Nathalie Emmanuel) e Tej Parker (Ludacris).
Oltre a tutti loro ci sono anche i personaggi “grigi”, quelli che si muovono tra il bene e il male, ma che di fatto gravitano attorno alla Famiglia Toretto. Questi sono Magdalene Shaw (Helen Mirren), Deckard Shaw (Jason Statham), Isabel Neves (Daniela Melchior) e Aimes (Alan Ritchson), che non sono minimamente al sicuro dalla furia di Dante Reyes. Senza andare oltre quanto raccontato con questo incipit di trama, possiamo confermare che le scene d’azione al limite del realismo la faranno da padrone per tutte le due ore e dieci minuti di proiezione.
Un cast epico
Pur togliendo dalla lista di questo cast tutti i nomi maschili del caso, restano uno stuolo di donne toste, bellissime e ricche di fascino: Fast X stupisce anche in questo mettendo l’una contro l’altra una Michelle Rodriguez che fa a pugni con Charlize Theron (le due se le danno di santa ragione). Brie Larson nei panni della nuova spia Tess invece è spettacolare: nonostante qui non abbia i poteri di Captain Marvel è comunque in grado di “farci volare” assieme a lei.
Jordana Brewster non sembra invecchiata di un giorno dal primo capitolo della saga (men che meno per noi che abbiamo avuto l’occasione di incontrarla dal vivo a Roma nel corso della premier mondiale del film), e riesce a dare corpo ad una Mia Toretto capace non solo di prendersi cura della famiglia, ma anche di menare le mani quando serve. I nuovi arrivati come Alan Ritchson e Daniela Melchior fanno la loro parte, anche se ci saremmo aspettati qualcosina in più, avremo indubbiamente modo di vederli in azione nel corso dei prossimi capitoli della saga (del resto dare spazio a tutti questi protagonisti non è affatto facile).
Jason Momoa merita un discorso a parte ed è per questo che abbiamo preparato un articolo di approfondimento proprio su di lui, potete trovarlo qui. Nel film ha funzionato indubbiamente la chimica che c’è tra tutti i protagonisti, perfino il fatto di separare la Famiglia Toretto in modo da trattare le scene separatamente ha un peso specifico interessante nel corso della trama. Le auto che compaiono sono diverse, ma meno incisive rispetto al passato. Spiccano tra tutte una Lamborghini Gallardo V10 placcata oro e la classica Dodge Charger R/T del 1970 di Dominic Toretto: lo stesso personaggio sfreccia per le strade di Roma con una Dodge Charger Hellcat moderna, per inciso.
Non il migliore della serie
Come sapete dalle informazioni che si sono susseguite prima della messa in onda mondiale, questo Fast X è il primo capitolo della trilogia finale della saga, e come tale, di fatto non finisce. Ma i problemi non sono né la durata del film, né tanto meno le interazioni tra i membri del cast: il problema principale che spunta su tutti è senza dubbio la mancanza quasi totale del realismo del film. Spiegandoci meglio: la Fast Saga è sempre stata famosa per scene impossibili, al limite del credibile e questa era la sua vera forza, ovvero la capacità di farti credere che quello che stai vedendo “forse” si potrebbe fare, che probabilmente “è possibile” che riesca in quel modo.
Di fatto uscendo dalla sala in passato, poteva venire il guizzo di montare in auto e provare a fare un drift o guidare in maniera “spericolata” ebbro di adrenalina da film, fino addirittura a pensare di montare del NO2 nel motore e fare delle gare clandestine con gli amici. Avrete poi scoperto che tutto questo, di fatto non era facile come visto sullo schermo o possibile con quattro bombole blu, per dire.
Ebbene, in Fast X non succede, anzi ti rendi proprio conto che gettarsi con una Charger R/T del 1970 da una diga equivale a morte certa, mentre ripararsi dai proiettili di un fucile con uno sportello di un’auto è una cosa improbabile, specialmente se chi ti spara si trova a quattro metri da te.
Insomma in Fast X viene a mancare quel confine tra la scena spettacolare e l’azione fine a sé stessa: non c’è nulla che si vede che possa sembrare minimamente riproducibile, fermo restando che il nemico in questione, Dante Reyes, ha sempre un piano B, e tu sei in balia delle sue follie. La voglia di strafare di Vin Diesel ci piace, per carità ma tanto valeva chiamarlo Fast X: Avenger Revenge più che lasciare sottintesa una parvenza di realismo che di fatto non c’è. Non è decisamente il miglior capitolo della saga, ma probabilmente nemmeno il peggiore.