Fase 4 MCU: perché (quasi) nessuno l’ha davvero capita

La Fase 4 (e in parte la Fase 5) ha una chiave di lettura che se utilizzata a dovere cambia completamente tutto, e dà luce anche agli angoli bui.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Impressioni Lettura da 11 minuti

Correva l’anno 2008 e al cinema usciva il primo capitolo di quella che sarebbe diventata un’epopea leggendaria ricca di personaggi iconici: Iron Man rappresentava il primo vero prodotto dei Marvel Studios, una scommessa cinematografica e mediatica. Inizia così la Fase 1 di un progetto decennale, indubbiamente cambiato in corso d’opera, corretto e rivisto perché è improbabile che chiunque potesse prevedere il successo che ne scaturì. Quello stesso successo, rischia oggi di rappresentare un Everest troppo alto da scalare. 

End Phase

La Fase 3 termina con Avengers Endgame, definibile un risultato finale clamoroso dato da un cambio di rotta netto da parte di tutti i protagonisti, in particolare della “trinità” Iron Man, Captain America e Thor: quest’ultimo parte tra le stelle alla ricerca di sé stesso, Cap dismette l’altruismo e passa ad una fase più egoistica vivendo la sua vita nel passato con l’amore che aveva lasciato in sospeso per 70 anni, e l’ultimo – non certo per importanza – Iron Man, si ritrova a salvare il destino di tutti. Proprio l’anti-eroe che primeggiava nei tribunali dicendo frasi come “bisogna ascoltare me, per appagare me stesso” pone la sua vita al servizio di tutti.

Tutto questo cambia la rotta dei futuri film, o meglio, avrebbe dovuto farvi comprendere che da quel momento in poi, le cose sarebbero state ben diverse, e di fatto così è stato. Ammetto che il discorso che sto per affrontare, all’inizio non era chiaro neanche a me, ma poi andando a vedere e rivedere svariate volte le pellicole della Fase 4, ho capito il significato intrinseco che mi si parava davanti, un significato nascosto sotto sapienti battute e geniali gag poste veramente davanti ai nostri occhi quasi “per distrarci”.

La chiave di lettura per tutta la Fase 4 e, obiettivamente anche per la fase 5, è l’introspezione: si è passati da personaggi simili a dei, inarrivabili, potenti oltre ogni dire, ad una umanizzazione degli dei, quasi a voler scavare a fondo, spogli di lustrini e computer grafica. C’era qualcosa di più attoriale, di più teatrale anche nelle movenze.

Black Widow

Esce in estremo ritardo, fosse arrivato prima di End Game avremmo vissuto la morte di Natasha Romanov in maniera completamente diversa, ma si evince anche qui che l’integerrima assassina russa cambia rotta e si trasforma nella sorella, figlia e donna che non vorrebbe altro se non avere la sua famiglia. Riguardandola in End Game dopo aver visto Black Widow, ci si rende conto del perché Natasha fosse così nervosa: perché aveva perso la sua famiglia due volte, sia quella “naturale” che quella che si era scelta, composta da Thor, Iron Man, Cap, Hulk e indubbiamente Occhio di Falco.

Black Widow

Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli

Anche qui, sebbene sia forse il film più frivolo della Fase 4, concetti come famiglia e unione sono espressi in maniera chiara, ed è logico pensare che a Shang quasi non importi di essere un eroe, perché a lui interessavano solo suo padre e la sua famiglia.

Eternals

Sebbene il film sia stato complesso e poco apprezzato, qui i rapporti come affetto, fiducia e introspezione generale sono lampanti, ed è il primo vero capitolo della saga dove si dà più spazio a problematiche di gruppo o dove si mostrano malattie mentali evidenti, come la schizofrenia di Thena.

eternals

Spider-man: No Way Home

È ora di lasciare andare il ragazzo e diventare uomo, l’Uomo Ragno per l’esattezza. E cosa c’è di più doloroso, di più introspettivo della morte di tua zia (che faceva le veci di tua madre) e dell’abbandono intrinseco di tutti i tuoi amici e dell’amore di gioventù? Peter si ritrova d’improvviso solo a New York, in un mondo diverso, freddo e abbastanza ostile, ma adesso non è più un ragazzino.

Doctor Strange nel Multiverso della Follia

Uno dei film più complicati e intrinsecamente legati ai sentimenti, e al tempo inteso come “scorrere”. Nella pellicola la domanda ricorrente che fanno a Stephen Strange è «sei felice?» e lui glissa sempre la risposta, fa finta di nulla quasi imperturbabile, ma si capisce che prende pugni nello stomaco fortissimi ogniqualvolta gli si pone la domanda. Tutto cambia solo quando l’eroe dismette i panni dell’imperscrutabile, si spoglia di ogni corazza e ammette che ama Christine con tutto sé stesso, ma che non può stare con lei perché non tutto ciò che si ama può stare con te. L’uomo ripara l’orologio che lei gli aveva regalato (altra allegoria sul tempo), simbolo di rinascita, di cambio di “ora”, e di ripresa del proprio ruolo nel mondo. Piccola nota a margine, perfino Wanda capisce l’errore che stava facendo e compie un atto di altruismo puro, lasciando andare la sua “follia materna” nei confronti dei figli dell’altra sé stessa.

marvel multiverse experience

Thor: Love and Thunder

Per la primissima volta conosciamo un Thor stanco della guerra, delle avventure e della monotonia della vittoria. Il Dio del Tuono capisce che può viaggiare in lungo e in largo, ma a nulla vale se non hai l’amore accanto a te. Di fatto contro Gorr il nostro eroe perde, sotto tutti i punti di vista, e lo ammette anche con la frase «è finita Gorr, hai vinto: cosa importa passare questi ultimi minuti con te se posso passarli con la donna che amo?». Di fatto l’eroe cambia completamente sé stesso, il Thor di qualche anno fa avrebbe visto solo la vittoria come obbiettivo. Invece in questo caso no, cambia al punto che è disposto a prendersi cura della bambina Love, nata dal desiderio di Gorr di fronte a Eternità. Un cambiamento introspettivo profondissimo per un personaggio come questo.

Thor Love and Thunder Jane Foster frase sussurrata

Guardiani della Galassia Vol. 3

In questo caso passiamo alla Fase 5, ma rimaniamo perfettamente in linea. Anche in questo caso, sono sicuro che in molti si aspettavano il solito film scanzonato sui Guardiani (che va sempre bene eh ndr.), eppure avete ricevuto diversi pugni nello stomaco con la storia strappa viscere di Rocket, e sono certo che alcuni avranno notato la profondità di Drax che fino ad ora era la macchietta del gruppo, ma si rivela un personaggio molto più introspettivo di quello che ci hanno fatto vivere. In generale ogni membro dei Guardiani, a modo suo, capisce che talvolta farsi da parte non significa “mollare”, ma semplicemente lasciare spazio al nuovo, e il nuovo non è per forza male o bene, quanto piuttosto diverso.

La frammentazione della comunicazione

L’idea alla base della fase 4 e 5 era quella di dare anche ampio spazio alle Serie TV, un po’ perché… beh, le hanno girate, e un po’ perché serviva una spinta all’acquisto dell’abbonamento Disney+. Alcune serie hanno fatto davvero male come Moon Knight, forse una delle peggiori mai realizzate, altre invece hanno fatto davvero bene come Loki (di cui è ora in corso la seconda stagione). Proprio in questa abbiamo visto un Loki diverso, capace di porsi domande, chiedersi se quello che ha sempre fatto nella vita fosse giusto, e in grado di empatizzare con Sylvie: quando mai Loki ha empatizzato con qualcuno? Quando mai si è sentito in dovere di “salvare” qualcuno che non fosse sé stesso? 

Tutto questo è figlio di una nuova concezione dei film Marvel Studios, una concezione che forse all’epoca non eravamo pronti a vivere, ma che adesso, con le “acque che si sono calmate”, potemmo riapprezzare tutti, se esaminata con la giusta chiave di lettura e spogli delle grandi avventure vissute prima di End Game, e soprattutto con un pizzico di cuore in più. È complesso, non lo metto in dubbio: ma chi si sarebbe mai aspettato di sentire mia madre dirmi “mi sono commossa guardando Rocket e la sua storia!”, chi avrebbe mai pensato di sentire una donna di ’60 anni dire una roba simile su un film Marvel Studios?

È segno del tempo che passa, del cambiamento, e di come talvolta siamo ottenebrati da luci, suoni e immagini spettacolarizzanti che ci fanno dimenticare quanto sia bello (ogni tanto) fermarsi a ragionare, a riflettere sui sentimenti nostri e altrui, su se veramente quello che stiamo vedendo ci sta comunicando solo ciò che vediamo, oppure se c’è anche altro dietro. Quanta sofferenza c’era dietro i sorrisi “scemi” di Thor? Quanti dubbi sul volto di Loki quando Sylvie fa a lui quello che lui stesso aveva fatto a tutti per anni? Quanto amore c’era in Wanda mentre decide di lasciare andare i suoi figli e di smetterla con il suo egoismo? Sono certo che adesso rivedrete questi film e queste serie con occhi diversi, con un rinnovato spirito: io l’ho fatto e alcuni di loro si sono rivelate delle vere perle.

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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.